lunedì 2 dicembre 2013

Nel secolo che viene


Intervento alla convention di Pippo Civati all'Estragon di Bologna del 1 Dicembre 2013.

Ringrazio Pippo Civati per aver stupito il Pd nella serata di Sky. Ma la sua e la nostra ambizione è che il Pd sappia stupire il Paese. L'Italia potrebbe vivere meglio. Ci impoveriamo perché non vediamo più le nostre ricchezze. Le classi dirigenti italiane ed europee sono noiose, ripetono sempre le stesse cose e parlano solo di debito. Ma ormai non è più solo un dato contabile, il debito è mentale, è nella testa di chi comanda. È la miseria dell'establishment che riduce in miseria il Paese. 

Eppure il secolo che è appena cominciato può essere anche italiano. Tutte le novità del mondo fanno vibrare antichi caratteri nazionali che noi stessi abbiamo dimenticato. Il grande Codice della cultura occidentale entra nel mondo digitale e diventa accessibile per miliardi di persone. Qualcosa di simile accadde con l'invenzione della stampa e ne fummo protagonisti con il Rinascimento italiano. E oggi, quali compiti ci diamo? Faremo solo le fotocopie dei nostri archivi per conto di Google, oppure sapremo creare nuove imprese della transizione digitale, nuovi lavori per archivisti e paleografi, informatici umanisti, economisti della cultura, giuristi dell'open access, organizzatori della conoscenza?



Nel secolo che viene le multinazionali non venderanno più petrolio e automobili, ma offriranno formazione. Harvard e Stanford sono già uscite dai loro campus per mettere in rete le università multinazionali. Noi non teniamo quel passo, ma potremmo ricavarci la nicchia del saper-fare che coniuga la mente le mani: il sapere implicito dei nostri contadini che coltivano la biodiversità; il gusto dei nostri artigiani divenuti operai del design industriale; il sapere narrativo che abbiamo espresso nelle arti e nel cinema; il valore dei nostri giovani ricercatori che viene riconosciuto solo quando varca il confine; oppure il mestiere antico di restauratori, oggi tanto richiesto nei paesi emergenti che cominciano a curare i propri beni culturali. Dall'Asia al Sudamerica il libro di testo degli archeologi è Teoria del restauro di Cesare Brandi; potremmo farne un brand per imprese italiane che vendono competenze della tutela.

Per esportare formazione, però, dobbiamo prima di tutto coltivare la nostra scuola. Il gioiello del tempo pieno è stato definanziato dall'establishment per mettere i soldi nella sciagura dell'Alitalia. Possiamo rilanciare non solo il tempo pieno, ma un progetto di scuole aperte giorno e sera - non solo per istruire i figli, ma per educare anche i genitori; non solo per insegnare saperi formalizzati, ma per liberare l'espressività dei giovani; non solo come istituzione della conoscenza, ma come laboratorio di nuove didattiche all’altezza della transizione cognitiva già in atto.

Nel secolo che viene l'economia funzionerà diversamente. Ho un progetto e trovo in rete chi lo finanzia. Ho un problema e trovo in rete chi mi aiuta a risolverlo. Si chiamano crowdfunding e crowdsourcing e già animano tante start-up. Ma con altro linguaggio si potrebbe dire più semplicemente ingegno sociale. Che noi italiani conosciamo bene. Le cose migliori della nostra storia le abbiamo realizzate quando produttori innovativi si sono riconosciuti in un luogo, dalla civiltà medievale ai distretti industriali. Invece, ci siamo impoveriti adottando l'innaturale modello anglosassone del produttore isolato e del consumatore spaesato. Occorre dunque ribaltare la logica della politiche mainstream. 
La Cassa Depositi e Prestiti potrebbe diventare la moderna istituzione del crowdfunding coinvolgendo i suoi risparmiatori nel finanziamento di imprese innovative, invece di utilizzare i risparmi a loro insaputa per fare una nuova Mediobanca a sostegno del “salotto buono”. 

I soldi per promuovere l'ingegno sociale si trovano dove nessuno li ha mai cercati. È risaputo che i lingotti d'oro della Banca d'Italia sono in eccesso rispetto alle esigenze di difesa dell'euro. Una parte può essere utilizzata come leva finanziaria per creare un investimento di circa 100 miliardi con l'obiettivo di portare il Paese nell'era digitale. L'interesse nazionale deve superare le pigrizie dei banchieri. 

Promuovere l'ingegno sociale significa valorizzare la qualità del lavoro. Non nascono imprese solide con il precariato selvaggio. E la creatività di un giovane si alimenta, anche nei periodi inoccupati, con la sperimentazione e la formazione continue. Per questo serve una qualche forma di reddito minimo, che per merito della mozione Civati è stato introdotto nel dibattito del Pd.

Promuovere l'ingegno sociale significa curare le città e i paesaggi. Le ultime generazioni hanno deturpato habitat unici al mondo. Gli scempi sono stati sempre motivati dalle esigenze dello sviluppo, ma hanno portato solo il declino economico e civile, fino a veri e propri suicidi territoriali come nella valle dei fuochi. Eppure, recuperando i guasti compiuti nell'ultimo mezzo secolo si può creare lavoro per i prossimi decenni: con le case che si scaldano al tepore del sole, con mille piazze nelle periferie anonime, con la cura del ferro per irrobustire i gracili organismi metropolitani, o rallentando l'acqua dei fiumi prima che travolga le abitazioni e le fabbriche. 

Trarre il bene dal male è un'altra virtù italiana. Quando venite a Roma, concedetevi una pausa a Piazza della Chiesa Nuova per ammirare il capolavoro del Borromini. I padri Filippini gli chiesero aiuto per risolvere il disordine edilizio della sede della confraternita. Il maestro avvolse i vecchi edifici con la stupenda facciata dell'oratorio e disse: ex malo bonum, che è ancora oggi la regola aurea per recuperare il paesaggio del Bel Paese. 

Quando ci capiterà di leggere argomenti simili nel programma e soprattutto nell'azione di governo del Pd? Per uscire dalla crisi bisogna riscrivere da capo l'agenda delle cose da fare. Da vent'anni le leggi di Stabilità contengono tagli, tasse e burocrazia - e il debito è sempre aumentato. Forse servono le leggi della Creatività per migliorare le finanze pubbliche e soprattutto la vita dei cittadini. 
Per questo motivo bisogna battere il conformismo, che non è solo di chi comanda, è entrato dentro di noi, in forme apparentemente diverse. 

C'è il conformismo del cambiamento che dice in accento toscano ciò che l'establishment ama sentirsi dire. E c'è il conformismo della vecchia sinistra che dice le cose importanti ma non le realizza mai. Si grida "patrimoniale" alle primarie, poi si bofonchia una proposta confusa durante la campagna elettorale, e alla fine si fa come vuole Berlusconi sull'Imu. 
Spetta a voi giovani immaginare la sinistra con la testa nel secolo che viene. A voi spetta guidare un Pd che sia capace di stupire il Paese e di rendere popolari le cose in cui crede.


4 commenti:

  1. Grazie Walter per lo splendido lavoro che state facendo.
    Sono con voi e cerco di darmi da fare per conquistare uno per uno i voti di quelli che "mai più primarie" "mai più PD". E' dura ma qualcosa si ottiene.
    Celeste

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  2. Condivido tutto, ogni parola di quel che dice lei qui. Il fatto che mio figlio sia stato alunno di sua moglie, che evidentemente condivide molti dei pensieri, è una punta di orgoglio per me.
    Se Iginio ha una bella testa lo devo anche a voi, grazie.

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  3. Caro Walter, il fatto che nel tuo scritto sinteticissimo tu abbia ritenuto giusto inserire l'esempio
    dei discepoli di San Filippo Neri alla Chiesa Nuova dice che nella realtà italiana è integrato strettamente
    anche quel mondo che dice Chiesa e fede cristiana e anche cattolica, oggi vivacemente presente in
    Francesco. Non si dovrebbe, dunque, ragionare anche un po', nel prossimo Pd, del rapporto con il mondo cattolico, per esempio ricordando l'impresa tentata da Berlinguer - 1973/1978 e oltre - e poi dimenticata da Pci, Pds, Ds. ecc...? E questo vale per tutti, Civati, Renzi, Cuperlo che sia...Con stima, Gianni Gennari

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  4. Caro Walter,
    hai ragione e sai che le scuole pubbliche italiane sono il vero bene comune del Paese. Le loro ricchezze, basta parlare solo di edifici cadenti !, devono essere a disposizione di tutti. Aprire teatri, aule magne, biblioteche, aule attrezzate e non solo le palestre davvero potrebbe produrre un nuovo Rinascimento. Ma ci vuole coraggio e abnegazione e condivisione. Occorre un coordinamento, una voce narrante per promuovere il cambiamento. Se sarà Civati, ben venga.
    Con affetto, Fabrizio, liceo Morgagni

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