Vista da qui, questa assemblea offre uno spettacolo
fantastico: il più grande gruppo parlamentare, con tanti giovani e tante donne,
senza precedenti nella storia repubblicana. Sapremo farne la carta vincente del
PD? Bisogna cominciare da noi, come ci ha insegnato la cultura femminista.
Il primo compito è restituire la sobrietà e la dignità alla
funzione degli eletti dal popolo.
Uno degli otto punti recita: revisione degli emolumenti dei
parlamentari. È dovere dei nostri Gruppi precisare le proposte e farlo subito,
prima di trovarci a rincorrere gli altri, come purtroppo è sempre successo.
La storia che nessuno ha mai raccontato è andata così. La
Prima Repubblica ha creato i privilegi e la Seconda li ha ridotti per
iniziativa del centrosinistra e col freno della destra. Si cominciò nel 2000
con la riforma che tolse la pensione lungo tutto l’arco della vita e poi
nell’ultima legislatura abbiamo eliminato i vitalizi del sistema retributivo e
ridotto di circa il 30% gli emolumenti. Però ci siamo guardati bene dal
raccontarlo in campagna elettorale. Purtroppo abbiamo fatto queste riforme
sempre sotto la pressione esterna, senza mai avere la capacità di giocare
d’anticipo. Infatti nessuno ci riconosce i risultati raggiunti. Se esco di qui
dicendo che il PD ha lottato contro i privilegi chiamano l’ambulanza.
Se siamo riusciti a far apparire il contrario di ciò che
facevamo ci sono precise responsabilità. Innanzitutto, delle alte cariche dello
Stato che non hanno mai richiamato il fondamento costituzionale dell’indennità
parlamentare. Ma anche i nostri dirigenti non sono mai riusciti a impostare una
strategia politica con risposte coraggiose ai cittadini che chiedevano
sobrietà, ma anche con la lotta contro determinati ambienti dell’establishment che accarezzavano la demagogia
per ridimensionare la democrazia parlamentare.
Consentitemi un’amarezza da vecchio parlamentare. È stata
dura per tanti di noi lavorare dodici ore al giorno con competenza, con
passione e con dedizione verso i cittadini, per poi sentirsi sbeffeggiati dal
primo che passava. Non possiamo più accettarlo. Dalla nostra parte non ci sono
mai stati gli Scilipoti, né gli avvocati della nipote di Mubarak, né gli amici
dei casalesi. In Italia bisogna tornare a distinguere tra i galantuomini e gli
imbroglioni, non solo in politica, ma nelle imprese, nelle professioni e nella
vita civile.
Vorrei quindi rivolgere un augurio ai giovani colleghi. Con
l’energia e la freschezza che portate qui possiamo restituire l’onore alla
funzione del parlamentare. Propongo che alla fine della nostra riunione si
nomini una commissione di neoparlamentari per elaborare, prima
dell’insediamento, le proposte concrete del PD sullo status in applicazione
degli otto punti di governo.
La stampa ha oscurato i risultati della commissione di
esperti presieduta da Giovannini, perché dopo tanti studi dimostrò che il costo
dei parlamentari italiani è inferiore rispetto a quello dei paesi europei.
Eppure gli emolumenti individuali sono più alti perché hanno monetizzato i
servizi. I Parlamenti della Prima Repubblica hanno applicato ai propri membri
la stessa logica che hanno legiferato per il Welfare: più trasferimenti e meno
servizi. Bisogna ribaltare questa logica.
Dobbiamo trovare una soluzione che cancelli la parola privilegio dal dibattito politico. Gli
emolumenti dei parlamentari si possono più che dimezzare. Già oggi, infatti, il
50% di quello che ricevono non va nelle loro retribuzioni, ma finanzia la
politica scaricando però su di loro un prezzo di immagine rispetto ai colleghi
europei.
La gestione collettiva di tali risorse consentirebbe
ulteriori risparmi e aumenterebbe la qualità del nostro lavoro. Con le vecchie
regole avremmo circa 400 assistenti parlamentari che lavorerebbero come monadi
isolate, gestendo un banale sito del parlamentare e una piccola mailing-list.
Se, invece, condividessero una moderna piattaforma tecnologica, utilizzando
alte professionalità – abbiamo Renato Soru che si è offerto di impostare il
progetto – e mettendo insieme le risorse, pur conservando un rapporto fiduciario
con il parlamentare, potremmo realizzare una macchina di comunicazione tanto
potente da far passare il Casaleggio come un dilettante. Con essa terremmo
informati e ascolteremmo tutti i giorni i cittadini delle primarie. Andate a
vedere cosa fa Obama con la piattaforma Organizing
for America.
Anche la parte residua dell’emolumento può essere
ulteriormente ridotta e soprattutto distinta tra una indennità sobria in
diretta attuazione dell’articolo 69 della Costituzione e un’altra quota
variabile secondo criteri più articolati di quelli già in vigore, per tenere
conto delle funzioni operative svolte, della presenza e delle esigenze
logistiche, magari dando qualcosa in meno agli anziani parlamentari come me
allo scopo di scoraggiare i lunghi mandati.
Infine sul finanziamento dei partiti. È facile farsi belli
in televisione andando a dire di cancellarlo tout-court. Però è anche molto
debole dire che ne discuteremo nell’ambito della legge sui partiti, perché già
adesso i nostri elettori vogliono sapere che cosa diremo in quella sede.
Contro le facili demagogie e le perdenti vaghezze c’è solo
la terza via di proposte precise. Su questo ribadisco l’idea che ho lanciato
nella riunione della Direzione: mantenere il finanziamento, ma passando per una
libera scelta del cittadino attraverso uno strumento del tipo 5xmille
appositamente riservato allo scopo. Se poi decidessimo di chiedere i soldi direttamente ai cittadini delle
primarie per conservare il finanziamento attuale del PD sarebbe necessario un
contributo pari al costo del biglietto di un autobus ogni mese. Sarebbe
come andare ogni tanto ad una manifestazione. Ma soprattutto in questo modo si
preparerebbe la strada ad una riforma del partito. Tutti i giorni, non solo le
domeniche dei gazebo, dovremmo cercare il sostegno del popolo delle primarie.
Sarebbe il primo passo per costruire il grande partito popolare che il PD non è
ancora riuscito a diventare.
Caro Walter,
RispondiEliminaho letto con attenzione il testo del tuo amaro ed appassionato discorso alla prima assemblea e ho apprezzato molto l'importante contributo critico da te portato, soprattutto in relazione alla COMUNICAZIONE adottata dal PD in campagna elettorale (e non solo!).
Sono certa che il PD avrebbe i mezzi per comunicare alle persone anche ciò che "la stampa ha oscurato", ma ti prego di suggerire di porre attenzione non soltanto ai mezzi tecnologici, ma anche al COME i messaggi vengono trasmessi. La trecnologia da sola non basta: la comunicazione ha regole che non ha inventato Berlusconi, lui - coadiuvato da staff di esperti - è solo bravissimo ad utilizzarle. Dobbiamo smettere di usare un linguaggio confuso, frammentario, tronco, condito di metafore incomprensibili ed usare invece chiarezza, messaggi brevi, immediatamente comprensibili e CONCRETI. Roma è cosparsa di manifesti del PDL della scorsa campagna elettorale, li avrai visti anche tu. Dicono, letteralmente: "Se volete il RIMBORSO dell'IMU, DOVETE Votare....."
Ovviamente lungi da me sostenere che il PD debba proporre balle colossali come questa, non è ai contenuti che mi riferisco, ma alla chiarezza, semplicità è concretezza con cui viene offerto il messaggio! Non voglio nemmeno pensare a quanti voti abbia portato una menzogna di quella entità, così abilmente imposta come credibile! Possibile che non possiamo anche noi rivolgerci a veri esperti di comunicazione - non solo sul piano tecnologico -che possano insegnarci COME comunicare i nostri contenuti, infinitamente più validi, sinceri ed utili per il paese? temo che la prossima campagna elettorale non sia molto lontana e mi auguro di cuore che si riesca a porre rimedio agli errori commessi sinora.
Patrizia Deitinger
hai ragione, e gli errori di comunicazione hanno sempre origine da errori politici; al dibattito postelettorale il compito di trovarli
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