Il mio intervento di oggi alla riunione del gruppo dei senatori PD a proposito dell'elezione del Presidente della Repubblica.
Sul Presidente della Repubblica sono possibili due strade: un politico o un tecnico. È meglio decidere subito piuttosto che cambiare percorso bruscamente in seguito a inciampi successivi.
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Ci sono buone ragioni per scegliere una strada o l'altra. Io preferisco la seconda, ma posso accettare anche la prima. In questo caso però consiglierei di seguire una procedura più sicura per costruire un ampio consenso. Si potrebbe organizzare una vera consultazione, consentendo a ciascun parlamentare del Pd di esprimere la propria preferenza col voto segreto. Si formerebbe così una rosa di nomi dalla quale il segretario si prenderebbe la responsabilità di scegliere il candidato da proporre agli altri partiti. C'è un precedente storico: Aldo Moro fece votare a scrutinio segreto i suoi parlamentari e ottenne la candidatura di Antonio Segni, il quale poi fu eletto al Quirinale. Certo, non fu un buon Presidente, ma la procedura decisionale era molto innovativa per quei tempi; si è dimenticato che i democristiani inventarono le primarie per il Quirinale.
Se invece si scegliesse un tecnico, dovrebbe essere il segretario a fare una proposta, senza ricorrere alla consultazione interna. Il tecnico non deve essere un economista – abbiamo già concesso troppo alle tecnocrazie – bensì un costituzionalista o perlomeno uno studioso dello Stato. Il Paese dispone in questo campo di tante personalità prestigiose.
Sarebbe la migliore soluzione per voltare pagina. È giunto il tempo di raffreddare l'interventismo politico del Quirinale. Lo si poteva ritenere necessario negli anni passati, quando la politica ha dato segni di disorientamento e perfino di abdicazione. Si possono avere opinioni diverse sulle modalità della supplenza svolta dai Presidenti nell'ultimo trentennio, ma certo non si può dire che essa non abbia avuto un fondamento nella crisi dei partiti. Ora però la politica ha ritrovato la sua forza e rivendica piena autonomia di scelta. È quindi necessario un contrappeso di natura prettamente istituzionale.
Molte ragioni consigliano di accentuare la funzione di garanzia costituzionale del Quirinale. Potrebbe vigilare che le tante riforme in discussione si muovano nell'alveo dei fondamentali principi costituzionali. Potrebbe contrastare la tendenza sempre più accentuata alla deroga e all'elusione delle regole. Potrebbe indirizzare il Parlamento verso una legislazione più ordinata, più semplice e più comprensibile per i cittadini.
Abbiamo tanto bisogno di un Presidente che si prenda cura delle buone leggi.