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lunedì 3 aprile 2017

Maggioritario o proporzionale? Decidono gli elettori


Ho presentato un disegno di legge per un nuovo sistema elettorale. Non voglio solo dare un mio contributo al dibattito, ma anche sollecitare un superamento del ritardo della discussione parlamentare.
La soluzione proposta è semplice e comprensibile per i cittadini. Quest'ultimo dovrebbe costituire un requisito essenziale di ogni legge elettorale, anche se purtroppo è sempre stato ignorato nella Seconda Repubblica.

La base del sistema è costituita dai collegi uninominali del Mattarellum. La regola di elezione è stabilita dal risultato elettorale in ciascun collegio. Il candidato che supera il 40% viene eletto con sistema maggioritario. I candidati che non superano quella soglia sono eletti con il sistema proporzionale, secondo il criterio del miglior risultato raggiunto nella lista di appartenenza, come stabilito dalle vecchie leggi elettorali delle Province e del Senato.

Il merito principale della proposta consiste nell'assegnare alla volontà dei cittadini non solo la scelta dei candidati ma anche la logica di funzionamento del sistema elettorale. Se gli elettori di un collegio manifestano una forte propensione verso un partito l'assegnazione maggioritaria non pregiudica la rappresentanza. Se invece gli elettori manifestano diverse opzioni politiche è più rispettosa una ripartizione proporzionale.
Dal primato dell'elettore discendono solo vantaggi per l'efficacia del sistema elettorale. E si superano tanti dilemmi e controversie che animano da anni il dibattito politico in argomento.


1. Si ottiene un buon equilibrio tra la rappresentanza e l'incentivo alla formazione di una maggioranza parlamentare, come auspicato dalla Corte Costituzionale. La soglia del 40% può essere raggiunta nei singoli collegi mentre è quasi impossibile superarla sul livello nazionale che aveva definito l'Italicum. I partiti più forti, non solo quello più forte, ottengono qualche seggio in più nei territori dove sono più radicati e questa sobria deformazione della proporzionalità tende a irrobustire non solo il partito che governa ma anche il suo principale avversario di opposizione, favorendo la limpida dialettica tra governo e opposizione.

2. Il legislatore rinuncia a fissare a priori i premi di maggioranza e le soglie di sbarramento per l'accesso al Parlamento. È il gioco elettorale a determinare questi parametri in modo flessibile. Se i partiti saranno in grado di convincere molti elettori conquisteranno i premi in seggi e innalzeranno indirettamente anche le soglie, restringendo il campo dei collegi assegnati al proporzionale. Se invece i partiti non sono in grado di raccogliere larghi consensi non diventeranno grandi attraverso premi artificiosi e la composizione del Parlamento registrerà la complessità di vedute dell'elettorato.

3. Viene superata anche la querelle tra partito e coalizione, perché il sistema non stabilisce un vincolo normativo, ma incentiva i processi politici di aggregazione. Nei collegi i partiti possono anche decidere di andare, ma sono incoraggiati coalizzarsi per raggiungere la soglia del 40%, scegliendo insieme i candidati a livello regionale.

4. Il collegio uninominale consente di recuperare un rapporto diretto tra eletto ed elettore non solo al momento del voto ma anche durante la legislatura. In tal modo si conferisce forza e autonomia ai parlamentari. Il legame con gli elettori vivifica la libertà del mandato e la rappresentanza della nazione, secondo i principi dell’articolo 67 della Costituzione. I candidati nei collegi dovrebbero essere designati nei collegi con il metodo delle primarie.

La crisi verticale della classe politica italiana è cominciata quando i collegi del Mattarellum furono sostituiti dalle liste bloccate del Porcellum. Sarebbe, altresì, un ulteriore peggioramento tornare alle preferenze che già a livello locale alimentano i fenomeni corruttivi, come è sotto gli occhi di tutti. La proposta riprende quindi il collegio, non solo perché ha funzionato bene nella vita repubblicana, ma anche perché può essere utilizzato come sistema sia proporzionale sia maggioritario.

Di seguito potete leggere il primo articolo della legge che definisce in modo esaustivo la logica di funzionamento.
Come al solito sono gradite osservazioni e critiche.


*

Art. 1.

(Finalità)


1. La presente legge, mediante le necessarie modificazioni al testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei Deputati e del testo unico recante norme per l'elezione del Senato della Repubblica, e delle altre disposizioni in diretta correlazione con le medesime modificazioni, stabilisce:

a) alla Camera dei Deputati le candidature sono presentate in 26 circoscrizioni elettorali suddivise nell'insieme in 617 collegi uninominali, fatti salvi i collegi nelle circoscrizioni Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste e Trentino-Alto Adige/Südtirol, ed i 12 della circoscrizione estero, per le quali sono previste disposizioni particolari;

b) al Senato della Repubblica ciascuna Regione è costituita in unica circoscrizione elettorale. In ogni circoscrizione sono costituiti tanti collegi uninominali quanti sono i seggi ad essa assegnati ai sensi dell'articolo 57 della Costituzione;

c) ogni gruppo di candidati collegatisi è contraddistinto dal medesimo contrassegno. A pena di nullità dell’elezione, nessun candidato può accettare la candidatura in più di un collegio ovvero può essere collegato a gruppi con diversi contrassegni;

d) ogni gruppo di candidati garantisce l'equilibrio della rappresentanza di genere. A pena di inammissibilità delle candidature del singolo gruppo, nel complesso delle candidature circoscrizionali di ciascun gruppo non può esservi più del 60 per cento di candidati dello stesso sesso;

e) il territorio di ciascuna circoscrizione è ripartito in tanti collegi uninominali quanti sono i deputati o senatori da assegnare nella circoscrizione. Risulta eletto il candidato che abbia ottenuto il maggior numero di voti validamente espressi, purché tale numero di voti validi non sia inferiore al 40 per cento dei votanti. Qualora nel singolo collegio nessun candidato abbia raggiunto un numero di voti validi pari ad almeno il 40 percento dei votanti, si procede all’assegnazione del seggio secondo la seguente modalità: nell’ambito di ogni circoscrizione, l’assegnazione dei seggi da coprire avviene in ragione proporzionale mediante il riparto tra gruppi di candidati. La cifra elettorale di ogni gruppo è data dal totale dei voti validi ottenuti dai candidati del medesimo gruppo, presentatisi nei collegi i cui seggi non siano stati attribuiti in ragione dell’anzidetto metodo maggioritario.

f) i collegi elettorali sono determinati con decreto legislativo da emanare entro il termine e secondo i principi e i criteri direttivi stabiliti dalla presente legge.

5 commenti:

  1. La logica è molto condivisibile. I rischi però non sono pochi. In due casi estremi. Il primo è quello di una situazione politica nella quale una forza politica (o una colazione che si presenta in unica lista alle elezioni)sia largamente prevalente, vi è il rischio che elegga un numero spropositato di parlamentari (70-80%, se raggiunge il 40% in un numero equivalente di collegi, può succedere).
    Il secondo è quello (forse più vicino alla realtà attuale) di una forte parcellizzazione che porterebbe , con quel metodo al una rappresentanza totalmente proporzionale ed all'impossibilità di individuare una maggioranza chiara e stabile.
    Forse questo è proprio il tuo obiettivo (far scegliere agli elettori il metodo). Ma penso che qualche correttivo, nei due sensi vada introdotto: una rappresentanza proporzionale "certa" (una riserva) per evitare il primo rischio (magari con un numero di collegi inferiore rispetto al numero dei seggi); una qualche forma di premio per limitare il secondo (per esempio assicurando che una certa percentuale, il 10%, dei migliori piazzati sia comunque eletto, anche senza aver raggiunto il 40%).

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    1. Grazie Simone per le valide osservazioni.
      Per quanto riguarda la prima, è vero che nel collegio uninominale il voto potrebbe essere considerato “eguale solo in partenza” e non anche “a destinazione”, in quanto i voti destinati ai candidati che non vincono il seggio non pesano. Tuttavia, l’infedele rappresentazione delle scelte politiche del corpo elettorale appare più che tollerabile alla luce del fatto che l’eventualità opposta si può sempre realizzare in un altro collegio e quindi a favore di un’altra lista. Peraltro, la soglia minima del 40% serve proprio ad evitare che si determini un effetto maggioritario in qualsiasi caso;
      Per quanto concerne la seconda, con tale sistema i partiti sarebbero incentivati a convergere per la costruzione di liste unitarie, sulla base di progetti politici condivisi, per superare la soglia del 40%.

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    2. Mi sembra che ricalchi l'originaria proposta del PD nella quale funzionava ancora meglio visto che voleva introdurre una "frammentazione dei collegi" in modo da rendere la scelta la più vicina possibile all'elettore mantenendo un certo vincolo nelle candidature che doveva "garantire" i fautori delle liste bloccate. Qualche rischio ci può essere ma mi pare una buona base. Sul favorire le aggregazioni mi viene un pò da ridere pensando all'attuale sinistra dove rancorosi padri e interessi particolari tendono ancora a frammentare tutto. Fra un pò ognuno di noi farà un suo partito definendolo diverso dall'altro solo perché non c'è l'altro. Speriamo che il test Sicilia (quello nel quale tutti si vogliono misurare, consegnando la Regione a Grillo o più verosimilmente a Berlusconi) possa far riflettere tutti e impedire i continui "me ne vado" perché la maggioranza non la pensa come me. Atteggiamento veramente antidemocratico e dimostrativo di non saper prospettare un progetto nel quale far convergere le preferenze degli iscritti.

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  2. non sono esperto in materia, ma mi sembra che sia un disegno di legge condivisibile. nino andreotti

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  3. Non vedo motivi per essere nostalgici del sistema uninominale.
    Contrariamente alla vulgata, quello che non funzionava nel Mattarellum era proprio la parte maggioritaria (75%) non quella proporzionale (25%).
    Infatti, l'ansia di arrivare a tutti i costi a vincere il collegio prendendo un voto in più del concorrente portava ad aggregazioni artificiose e ad operazioni disinvolte per garantire ad alcuni l'elezione nei collegi sicuri (i famosi paracadutati).
    Il risultato era una enorme frammentazione tra partiti che, pur non ottenendo nemmeno un eletto nel proporzionale - perfino la Lega una volta non superò lo sbarramento del 4 % - si portavano comunque a casa un certo numero di collegi su basi negoziali.
    Anche condizionando l'elezione diretta al raggiungimento del 40 % scatterebbe lo stesso meccanismo.
    Inoltre sarebbero sovrarappresentati partiti con radicamento regionale (Lega + FI nel Lombardoveneto; Pd e satelliti nel toscoemiliano ...) a scapito di partiti più distribuiti a livello nazionale e magari più rappresentativi.
    Infine, in un sistema ormai tripolare è altissimo il rischio che il sacrificio della rappresentanza avvenga non a favore della governabilità, che non è per nulla garantita (anzi), ma a favore di nulla; che sia insomma fine a se stesso.
    Allora, francamente, continuo a preferire in questa fase storica un proporzionale corretto alla tedesca, con sbarramento esplicito al 4-5 %; oppure un proporzionale corretto alla spagnola, con sbarramenti impliciti intorno all'8 %, ma con diritto di tribuna garantito in alcune circoscrizioni più grandi.
    Per rianimare la democrazia servono partiti veri, robusti, identitari, radicati socialmente, che tornino a fare il loro mestiere anche sotto il profilo della produzione di personale politico degno di questo nome. Il proporzionale favorisce la ricostituzione di questo tessuto politico che allegramente abbiamo devastato.
    I collegi invece favoriscono la sempre più esasperata personalizzazione.
    Dato che è facile prevedere che qualcuno reagirà con la solita tiritera per cui "la legge elettorale ci deve garantire che vi sia una maggioranza in parlamento", rispondo subito: nessuna tra le leggi elettorali delle democrazie occidentali può dare questa garanzia. Dipende dall'assetto politico. Con un quadro molto frammentato, come il nostro, neanche il maggioritario secco all'inglese produce maggioranze certe (infatti anche nel Regno Unito nel 2010 nessuno ha vinto e si è fatta una coalizione dopo).
    Chi non riesce a dormire senza sapere la sera delle elezioni chi governerà si batta a viso aperto per la repubblica presidenziale, ma la smetta di giocare con le leggi elettorali.

    Luciano Belli Paci, Milano

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