La Repubblica regala alla città due libri sui Fori Imperiali dedicati alla storia del sito e alla presentazione dell'ambizioso progetto di trasformazione, chiamato CArMe, che vedrà già nelle prossime settimane l'avvio dei primi cantieri di restauro e riqualificazione.
Gli autori dei diversi saggi sono autorevoli studiosi dell'area archeologicia e i rappresentanti delle amministrazioni, statale e capitolina, già impegnate nell'attuazione.
I testi sono strumenti utilissimi di conoscenza e informazione che consentiranno ai cittadini di partecipare consapevolmente al dibattito pubblico sul progetto.
Invece, chi volesse approfondire gli aspetti tecnici può consultare tutta la documentazione e il Rapporto al Sindaco.
Infine, nel primo volume di Repubblica è inserito il mio saggio di presentazione del progetto CArMe.
Di seguito potete leggerne l'incipit; e il resto lo troverete in edicola sabato e domenica.
Il Progetto CArMe
Il compito del progetto CArMe è ambizioso: riscoprire l’area dei Fori come il centro della vita pubblica, proprio come era nell’antichità.
La memoria dei luoghi imperiali è una suggestione da rielaborare come senso della cittadinanza democratica. Con adeguate tutele, restauri e allestimenti, gli spazi moderni e le aree archeologiche possono rinnovare la funzione simbolica di centro della civitas e nel contempo costituire il luogo prediletto della vita quotidiana, dove darsi un appuntamento, camminare attraverso la storia, conoscere la vicenda plurimillenaria della città, sentirsi liberi di giocare, studiare o lavorare, godere delle rappresentazioni artistiche e culturali, partecipare agli eventi civili e al dibattito pubblico e soprattutto riconoscersi come cittadini di Roma e del Mondo.
La riscoperta dell’area dei Fori come centro della vita pubblica
è il dono più prezioso che Roma possa regalare a se stessa,
è la più bella notizia che la Capitale possa dare al mondo,
è la meraviglia da condividere tra tutte le genti, tra le diverse generazioni, tra gli abitanti e i visitatori, tra il centro e la periferia, come auspicava il sindaco Petroselli negli anni Settanta.