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giovedì 30 maggio 2013

Diamo ai cittadini le scelte di finanziamento dei partiti


La riforma del finanziamento dei partiti è un passaggio ineludibile per migliorare la credibilità della politica. L’unica via che può legittimare un contributo pubblico è il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte di finanziamento. Ed è possibile solo se viene assicurata la massima trasparenza sull’utilizzo delle risorse e sui rapporti con i poteri economici e mediatici. 

La proposta che abbiamo elaborato in un gruppo di lavoro composto da deputati e senatori del PD individua tre strumenti: contributo pari all’uno per mille del gettito Irpef da ripartire secondo le indicazioni dei contribuenti; credito d’imposta per le libere donazioni private; rimborso parziale delle spese elettorali effettivamente sostenute. Per rendere credibile quest’ultimo aspetto della proposta il PD dovrebbe rinunciare volontariamente alla parte di rimborsi elettorali non spesi per la campagna elettorale 2013. Sono escluse, quindi, tutte le forme di finanziamento diretto dello Stato che non siano legittimate dalla scelta dei cittadini.

Pur trattandosi di un testo normativo compiuto, è una proposta aperta che ha lo scopo di promuovere una discussione e un confronto con altre ipotesi possibili. Organizzeremo un seminario di discussione invitando esperti del settore e tutti i soggetti interessati all’argomento. Solo dopo aver acquisito pareri ed eventuali critiche trarremo le conclusioni scrivendo un testo definitivo e lo depositeremo alla Camera e al Senato. Abbiamo anche inviato la proposta al Presidente Letta apprezzando la sua volontà di procedere rapidamente alla riforma.

Infine, una considerazione che ci riguarda. I meccanismi previsti nel disegno di legge aiuterebbero la nostra organizzazione a ritrovare un rapporto stretto con i propri elettori, non solo per ottenere le risorse economiche, ma per rafforzare la partecipazione politica. Nessuna di queste norme potrebbe funzionare se rimanesse l’attuale organizzazione. La proposta implica un nuovo PD centrato sul popolo delle primarie, capace cioè di mettere a frutto giorno per giorno la disponibilità di milioni di elettori coinvolgendoli nelle decisioni e nell’ampliamento dei consensi. Da questo assunto discendono scelte radicalmente diverse nell’uso delle tecnologie, nelle modalità di comunicazione, nel rapporto centro-periferia, nella relazione tra eletti ed elettori.
Non si tratta solo di norme di finanziamento. Chiedere ai cittadini il sostegno significa renderli protagonisti dell’azione politica. È compito del partito che ha deciso di chiamarsi democratico.

mercoledì 29 maggio 2013

Siamo in tanti con i dubbi sulla revisione costituzionale


Dei miei dubbi sulla revisione costituzionale ho discusso ovviamente con i colleghi parlamentari. All'inizio con qualche titubanza, perché temevo di trovarmi isolato nella critica, ma poi mentre parlavo con uno si avvicinava un altro e a poco a poco ho scoperto che siamo proprio in tanti a non accettare che si metta mano con tanta leggerezza alla nostra bella Costituzione. 
Ho proposto a due colleghi di scrivere un testo per rappresentare la posizione comune che poi ciascuno di noi avrebbe interpretato a suo modo nel voto: a favore o contro oppure come me non partecipando. Col documento in mano ho saltellato sui banchi del Senato per tutto il pomeriggio, mentre mi tenevo in contatto con i colleghi della Camera, per raccogliere le adesioni. Sono proprio contento del risultato finale. Il documento indica tutte le cose che non vanno nella mozione, i rischi che bisogna evitare, i moniti ai nostri rappresentanti nelle commissioni. Che a firmarlo siano stati alla fine una cinquantina di parlamentari del PD è una garanzia per tutti. Ci sarà un'attenta vigilanza sui passaggi successivi e vi terremo informati. Riporto di seguito il testo del documento.

Dubbi sulla revisione costituzionale


Discorso pronunciato all'assemblea dei Senatori del 28 Maggio 2013.

Sono trent’anni che parliamo di riforme istituzionali. È cambiato il mondo ma l’agenda è rimasta sempre la stessa. L’elenco delle cose da fare si è sfilacciato e rimpicciolito, ma campeggia in tutti i programmi di governo. Certo, non c’è più l’entusiasmo iniziale delle tante Bicamerali. In compenso si è tramutato in ossessione.

Il dato saliente del trentennio è il fallimento dei partiti, dei vecchi e dei nuovi, della Prima e della Seconda Repubblica. La classe politica, però, ha oscurato questa causa della crisi di governabilità e l’ha attribuita alle istituzioni. È riuscita con una sorta di transfert psicanalitico a spostare il proprio trauma sulla forma dello Stato. Ha rimosso la propria responsabilità per attribuirla alle regole. In nessun altro paese europeo si è manifestata una simile ossessione, per il semplice motivo che i partiti, pur in difficoltà per ragioni generali, non hanno mai perduto la legittimazione.
Se non si decide, non è colpa mia ma dello Stato che non funziona. Questo è il motto del politico, a tutti i livelli, dal governo nazionale all’ultimo dei municipi. Di questo alibi è riuscito a convincere i giornalisti e i politologi – grandi esperti di semplificazioni – e tramite loro l’intera opinione pubblica. Quando la politica è in crisi non perde affatto la capacità di convincimento del popolo, bensì si ritrova ad applicarla alle divagazioni invece che ai problemi reali.

lunedì 27 maggio 2013

Proposte aggiornate per una riforma del Parlamento


Questo qui sotto è un articolo scritto per il sito Tam Tàm Democratico, in cui rielaboro e sistemo le mie proposte per una riforma del Parlamento. Le proposte originali le trovate in questo post dello scorso Dicembre. 

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In Italia si approvano troppe leggi. Eppure è di moda sostenere che bisogna velocizzare l’attività parlamentare. È uno dei tanti luoghi comuni che sviano il dibattito pubblico. L’attività legislativa è stata piegata ad esigenze di autorappresentazione del potere politico, prescindendo da concrete esigenze di regolazione della vita pubblica. Legifero, ergo sum è il motto del politico mediatico.
Questa riduzione della politica alla legislazione ha reso quasi ingestibile la macchina statale. Ci sono le “leggi manifesto”, ad esempio molte leggi sulla sicurezza o sulla corruzione scritte sull'onda di eventi drammatici si rivelano successivamente insensati appesantimenti burocratici. Ci sono poi le leggi ideologiche che spesso finiscono per arenarsi nel contenzioso costituzionale, come nei casi delle ronde o della procreazione assistita. Ci sono le leggi bugiarde che dicono una cosa positiva per nascondere quella negativa facendo conto sulla confusione mediatica, come la legge Gelmini che prometteva più competizione tra gli atenei mentre li soffocava con la burocrazia. Ci sono le leggi approvate per calmare i mercati, che si sono sempre risolte con il peggioramento del debito, come dimostrano tutte le finanziarie di Tremonti.

giovedì 23 maggio 2013

Dal Senato una buona notizia per la Ricerca


Buone nuove dalla Commissione Cultura del Senato. Nella giornata di ieri abbiamo approvato un documento di indirizzo al governo che propone una svolta: 

- basta con i tagli alla ricerca

- riaprire le porte ai giovani ricercatori

- meno burocrazia e più qualità

lunedì 13 maggio 2013

Discorso non pronunciato all'Assemblea del PD


Riporto qui il discorso non pronunciato, causa chiusura della discussione, all’assemblea nazionale del PD dell'11 Maggio 2013.
Il testo è stato pubblicato anche su
Il Manifesto di ieri, 12 Maggio.

martedì 7 maggio 2013

Sinistra senza popolo


Vi propongo qui di seguito un lungo (lunghissimo) saggio che ho scritto in forma di relazione all'assemblea del CRS. Prendendo spunto dalle riflessioni di questi giorni, alcune delle quali già espresse nei post precedenti, ho cercato di leggere la crisi della sinistra italiana, e le possibili soluzioni, attraverso la rielaborazione del concetto di popolo.