La riforma del finanziamento dei
partiti è un passaggio ineludibile per migliorare la credibilità della politica. L’unica via che può legittimare
un contributo pubblico è il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte di
finanziamento. Ed è possibile solo se viene assicurata la massima trasparenza
sull’utilizzo delle risorse e sui rapporti con i poteri economici e mediatici.
La proposta che abbiamo elaborato in un gruppo di lavoro
composto da deputati e senatori del PD individua tre strumenti: contributo pari
all’uno per mille del gettito Irpef da ripartire secondo le indicazioni dei
contribuenti; credito d’imposta per le libere donazioni private; rimborso
parziale delle spese elettorali effettivamente sostenute. Per rendere credibile
quest’ultimo aspetto della proposta il PD dovrebbe rinunciare volontariamente
alla parte di rimborsi elettorali non spesi per la campagna elettorale 2013. Sono
escluse, quindi, tutte le forme di finanziamento diretto dello Stato che non
siano legittimate dalla scelta dei cittadini.
Pur trattandosi di un testo normativo compiuto, è una
proposta aperta che ha lo scopo di promuovere una discussione e un confronto
con altre ipotesi possibili. Organizzeremo un seminario di discussione
invitando esperti del settore e tutti i soggetti interessati all’argomento. Solo
dopo aver acquisito pareri ed eventuali critiche trarremo le conclusioni
scrivendo un testo definitivo e lo depositeremo alla Camera e al Senato.
Abbiamo anche inviato la proposta al Presidente Letta apprezzando la sua
volontà di procedere rapidamente alla riforma.
Infine, una considerazione che ci riguarda. I meccanismi
previsti nel disegno di legge aiuterebbero la nostra organizzazione a ritrovare
un rapporto stretto con i propri elettori, non solo per ottenere le risorse
economiche, ma per rafforzare la partecipazione politica. Nessuna di queste norme potrebbe funzionare se rimanesse
l’attuale organizzazione. La proposta implica un nuovo PD centrato sul popolo
delle primarie, capace cioè di mettere a frutto giorno per giorno la
disponibilità di milioni di elettori coinvolgendoli nelle decisioni e
nell’ampliamento dei consensi. Da questo assunto discendono scelte radicalmente
diverse nell’uso delle tecnologie, nelle modalità di comunicazione, nel
rapporto centro-periferia, nella relazione tra eletti ed elettori.
Non si tratta solo di norme di finanziamento. Chiedere ai
cittadini il sostegno significa renderli protagonisti dell’azione politica. È
compito del partito che ha deciso di chiamarsi democratico.