Dichiarazione di voto sulla revisione costituzionale dell'8 Agosto 2014.
Speravo di modificare il giudizio negativo espresso nella discussione generale. Invece, sono costretto ad aggravarlo non solo per i contenuti, anche per il metodo. Non partecipo al voto, ma rimango al mio posto per rispetto dell’aula e del mio partito.
Il governo ha impedito di apportare al testo quei miglioramenti che sarebbero stati ampiamente condivisi. Avevo proposto, nella seduta di una settimana fa, il superamento delle contrapposizioni, chiedendo ai relatori di illustrare in aula i possibili cambiamenti e alle opposizioni di ritirare i tanti emendamenti inutili. Anche la ministra Boschi si era dichiarata disponibile e aveva chiesto due ore per rifletterci. Siamo ancora in attesa di una risposta. In verità il governo ha deciso di chiudere il confronto e di rinviare eventuali modifiche alla Camera, utilizzando ancora una volta i vantaggi del bicameralismo che si vuole eliminare. L'unico cambiamento positivo c'è stato su referendum e leggi di iniziativa popolare anche per rimediare a evidenti errori commessi in Commissione.
L’Assemblea ha mostrato di non apprezzare la revisione costituzionale. Alcuni senatori di maggioranza sono stati costretti a ritirare gli emendamenti che avevano firmato. Molti colleghi hanno fatto sentire il dissenso solo con il voto segreto. Peccato che non lo abbiano espresso alla luce del sole. D'altro canto, chi ha criticato in modo trasparente e leale non ha ottenuto risposte di merito, ma è stato ricoperto di insulti a livello personale. Quando si tratta della Costituzione, è la qualità del dibattito a decidere in gran parte l'esito.
L’Assemblea ha mostrato di non apprezzare la revisione costituzionale. Alcuni senatori di maggioranza sono stati costretti a ritirare gli emendamenti che avevano firmato. Molti colleghi hanno fatto sentire il dissenso solo con il voto segreto. Peccato che non lo abbiano espresso alla luce del sole. D'altro canto, chi ha criticato in modo trasparente e leale non ha ottenuto risposte di merito, ma è stato ricoperto di insulti a livello personale. Quando si tratta della Costituzione, è la qualità del dibattito a decidere in gran parte l'esito.
Non era mai accaduto nella storia repubblicana che il capo del governo imponesse una sorta di voto di fiducia sul cambiamento della Carta.
Aveva cominciato con l'intenzione di raccogliere il malessere dell'opinione pubblica verso le prerogative del ceto politico. Ma poi ci ha ripensato, conservando l'immunità per i consiglieri regionali che diventano senatori. Aveva promesso di tagliare i costi della politica, ma ha deciso di non ridurre il numero dei deputati. Questo cedimento ha creato uno squilibrio. La Camera diventa sei volte più grande del Senato e consente a chi vince le elezioni di utilizzare il premio di maggioranza per impossessarsi del Quirinale. Diciamo la verità: se Berlusconi avesse modificato la Costituzione indebolendo l’indipendenza della Presidenza della Repubblica avremmo riempito le piazze.