Sulle disuguaglianze nella mortalità a Roma è uscito un libro molto interessante ad opera di Lionello Cosentino e Carlo Saitto: La sanità non è sempre salute. Dalle disuguaglianze nella mortalità tra i municipi di Roma a un'idea diversa di sanità per tutti.
Oltre una ricchissima analisi dei dati, il libro offre proposte davvero innovative per ripensare il Sistema Sanitario sulla base dei principi originari della riforma sanitaria riguardo alla prevenzione e alla cura nel territorio, la cui necessità è stata dimostrata drammaticamente dall'epidemia del Covid.
Per farsi un'idea dello studio possono essere utili l'intervista a Carlo Saitto e la recensione di Stefano Cagliano.
Gli autori mi hanno chiesto di scrivere l'introduzione, che è stata poi pubblicata con il titolo: La cura della malattia del servizio sanitario". Di seguito potete leggerne l'incipit.
Non è certo un libro da tenere sul
comodino per leggerlo prima di dormire Potreste non prendere sonno.
La morte delle persone a Roma è il tema. L’inquietudine, però, è
neutralizzata dalla ricercata trattazione statistica dell’argomento.
L’attenzione del lettore viene rivolta alle cause sociali e
politiche della mortalità. Se il libro non è
dedicato alle riflessioni sulla caducità della vita, alimenta almeno
una presa di coscienza delle inaccettabili disuguaglianze di salute
nella Capitale.
Questo sentimento cresce nello scorrere
delle pagine, nel susseguirsi dei diagrammi, nell’elaborazione dei
dati, così diversi ma convergenti nell’esito: i poveri muoiono più
dei ricchi; ancora di più gli analfabeti rispetto ai laureati; in
generale di più gli abitanti della periferia rispetto a quelli del
centro.
Non si può accettare che nei quartieri
intorno a Tor Bella Monaca (Municipio VI)
la probabilità di morire sia del 25% superiore a quella dei
quartieri intorno a Parioli (Municipio II).
Se fossimo in grado di estendere a tutta la città il tasso di
mortalità dei quartieri benestanti si avrebbero circa 4500 decessi
in meno ogni anno a Roma.
Questo è forse il dato più
rappresentativo del libro che
fornisce due misure: quella
dell’ingiustizia di salute
e quella dell’epidemia della
povertà. Concetti dirimenti
sui quali vale la pena di riflettere.
1. L’ingiustizia
di salute
va
intesa alla maniera di
Marmot,
come la parte della disuguaglianza che può essere eliminata con gli
strumenti disponibili nel nostro grado di civiltà, secondo
una concezione adeguata dell’equità di risultato e non solo di
accesso. In teoria,
infatti, nulla impedisce a Tor Bella Monaca di applicare le stesse
modalità di cura, di promuovere i comportamenti di prevenzione, di
ridurre i rischi sociali, cioè di garantire le medesime condizioni
in base alle quali muoiono meno persone a Parioli, a pochi chilometri
di distanza nella stessa città. Come mettere in pratica tutto ciò
dovrebbe essere il compito di un ambizioso programma sanitario, il
quale però non sarebbe sufficiente se non fosse accompagnato da una
più ampia politica volta a rimuovere le disuguaglianze economiche,
ambientali ed educative. In ogni caso, solo nella misura in cui
avremo raggiunto in parte l’obiettivo potremo dire Roma è meno
ingiusta.
2. L’epidemia
della povertà si
riferisce a quell’aumento di
4500 morti che si verifica tra i cittadini a basso reddito ogni anno,
da tanto tempo, in modo sistematico. Incredibilmente è paragonabile
alla media annua del numero di morti provocati dall’epidemia
Covid.
Però con una differenza fondamentale: nella lotta al virus sono
state prese misure drastiche, si è mobilitata la ricerca scientifica
mondiale, si è deciso il più grande investimento pubblico europeo,
mentre non si parla quasi mai dell’epidemia
della povertà e non si
approntano adeguate politiche di contrasto. Non avete mai sentito la
notizia di questi numeri al TG della sera. Nei programmi elettorali
di solito si promette quante buche stradali verranno coperte, ma
nessun candidato si è mai impegnato a ridurre la mortalità in
periferia. Spero, quindi, che il libro possa essere una pietra
d’inciampo nel discorso pubblico su Roma. E che il lettore,
arrivato all’ultima pagina, esclamerà: “non me ne ero accorto
prima, è davvero un’ingiustizia inaccettabile, tutti devono
impegnarsi a rimuoverla, i governanti devono dare risposte certe”.