giovedì 25 agosto 2022

Sulle disuguaglianze di mortalità tra i quartieri di Roma

Sulle disuguaglianze nella mortalità a Roma è uscito un libro molto interessante ad opera di Lionello Cosentino e Carlo Saitto: La sanità non è sempre salute. Dalle disuguaglianze nella mortalità tra i municipi di Roma a un'idea diversa di sanità per tutti. 

Oltre una ricchissima analisi dei dati, il libro offre proposte davvero innovative per ripensare il Sistema Sanitario sulla base dei principi originari della riforma sanitaria riguardo alla prevenzione e alla cura nel territorio, la cui necessità è stata dimostrata drammaticamente dall'epidemia del Covid. 

Per farsi un'idea dello studio possono essere utili l'intervista a Carlo Saitto e la recensione di Stefano Cagliano.  

Gli autori mi hanno chiesto di scrivere l'introduzione, che è stata poi pubblicata con il titolo: La cura della malattia del servizio sanitario". Di seguito potete leggerne l'incipit.


Non è certo un libro da tenere sul comodino per leggerlo prima di dormire Potreste non prendere sonno. La morte delle persone a Roma è il tema. L’inquietudine, però, è neutralizzata dalla ricercata trattazione statistica dell’argomento. L’attenzione del lettore viene rivolta alle cause sociali e politiche della mortalità. Se il libro non è dedicato alle riflessioni sulla caducità della vita, alimenta almeno una presa di coscienza delle inaccettabili disuguaglianze di salute nella Capitale.

Questo sentimento cresce nello scorrere delle pagine, nel susseguirsi dei diagrammi, nell’elaborazione dei dati, così diversi ma convergenti nell’esito: i poveri muoiono più dei ricchi; ancora di più gli analfabeti rispetto ai laureati; in generale di più gli abitanti della periferia rispetto a quelli del centro.

Non si può accettare che nei quartieri intorno a Tor Bella Monaca (Municipio VI) la probabilità di morire sia del 25% superiore a quella dei quartieri intorno a Parioli (Municipio II). Se fossimo in grado di estendere a tutta la città il tasso di mortalità dei quartieri benestanti si avrebbero circa 4500 decessi in meno ogni anno a Roma.

Questo è forse il dato più rappresentativo del libro che fornisce due misure: quella dell’ingiustizia di salute e quella dell’epidemia della povertà. Concetti dirimenti sui quali vale la pena di riflettere.

1. Lingiustizia di salute va intesa alla maniera di Marmot, come la parte della disuguaglianza che può essere eliminata con gli strumenti disponibili nel nostro grado di civiltà, secondo una concezione adeguata dell’equità di risultato e non solo di accesso. In teoria, infatti, nulla impedisce a Tor Bella Monaca di applicare le stesse modalità di cura, di promuovere i comportamenti di prevenzione, di ridurre i rischi sociali, cioè di garantire le medesime condizioni in base alle quali muoiono meno persone a Parioli, a pochi chilometri di distanza nella stessa città. Come mettere in pratica tutto ciò dovrebbe essere il compito di un ambizioso programma sanitario, il quale però non sarebbe sufficiente se non fosse accompagnato da una più ampia politica volta a rimuovere le disuguaglianze economiche, ambientali ed educative. In ogni caso, solo nella misura in cui avremo raggiunto in parte l’obiettivo potremo dire Roma è meno ingiusta.

2. Lepidemia della povertà si riferisce a quell’aumento di 4500 morti che si verifica tra i cittadini a basso reddito ogni anno, da tanto tempo, in modo sistematico. Incredibilmente è paragonabile alla media annua del numero di morti provocati dall’epidemia Covid. Però con una differenza fondamentale: nella lotta al virus sono state prese misure drastiche, si è mobilitata la ricerca scientifica mondiale, si è deciso il più grande investimento pubblico europeo, mentre non si parla quasi mai dell’epidemia della povertà e non si approntano adeguate politiche di contrasto. Non avete mai sentito la notizia di questi numeri al TG della sera. Nei programmi elettorali di solito si promette quante buche stradali verranno coperte, ma nessun candidato si è mai impegnato a ridurre la mortalità in periferia. Spero, quindi, che il libro possa essere una pietra d’inciampo nel discorso pubblico su Roma. E che il lettore, arrivato all’ultima pagina, esclamerà: “non me ne ero accorto prima, è davvero un’ingiustizia inaccettabile, tutti devono impegnarsi a rimuoverla, i governanti devono dare risposte certe”.