mercoledì 15 maggio 2019

Roma: dalla capitale in sé alla capitale per sé

La rivista Il Mulino ha dedicato l'ultimo numero a Roma, con articoli di Vittorio Emiliani, Nunzia Penelope, Edoardo Zanchini, Fabrizio Ciocca. Anche io ho scritto un articolo, dedicato, diversamente dal mio solito, a un'analisi politologica dei partiti romani. Lunedì 6 maggio abbiamo presentato il numero della rivista nella sede della Fondazione Modigliani a Roma. In quell'occasione ho svolto un ragionamento più ampio di analisi e di proposta. Di seguito, chi è interessato può leggere il testo del mio intervento.


Nei momenti difficili bisogna chiedere aiuto ai poeti. Pier Paolo Pasolini scrisse nel 1970, per la musica di Ennio Morricone in occasione del centenario di Porta Pia, un verso che in poche parole contiene già un bilancio di Roma capitale: Non si piange su una città coloniale.

Lo confesso, per me è diventato quasi un assillo. Mi appare misterioso, lo rileggo da tanti anni nel tentativo di comprenderlo. Finora ho individuato tre possibili interpretazioni.

Prima, l'interpretazione assertiva: Roma è così e non cambierà mai. È lo stereotipo che ci impedisce di vedere il carattere meno noto della città generativa di solidarietà e di invenzioni.

Seconda, l'interpretazione spregiativa: Roma non merita neppure le lacrime, è solo da disprezzare. È lo sdegno che non vede le differenze e produce solo la passività, è il contrario dell'indignazione che conosce i conflitti e chiama a prendere parte.

Terza, l'interpretazione esortativa: Non si deve piangere, bisogna rimboccarsi le maniche per fare qualcosa di buono per Roma.

È la versione preferita, ma proprio perché vogliamo impegnarci non dobbiamo indorare la pillola. La crisi è più grave di come appare. Non voglio dire che ci sia qualcosa di più grave degli autobus in fiamme, dei rifiuti per strada, del discredito nazionale e internazionale. Tutto ciò è la superficie visibile, ma c’è una crisi più profonda.

martedì 14 maggio 2019

Per la Lista civica di Roma

La rivista Il Mulino ha dedicato l'ultimo numero a Roma, con articoli di Vittorio Emiliani, Nunzia Penelope, Edoardo Zanchini, Fabrizio Ciocca. Anche io ho scritto un articolo, dedicato, diversamente dal mio solito, a un'analisi politologica dei partiti romani. Lunedì 6 maggio abbiamo presentato il numero della rivista nella sede della Fondazione Modigliani a Roma. In quell'occasione ho svolto un ragionamento più ampio di analisi e di proposta, che si è concluso con l'idea di una Lista civica di tutto il centrosinistra. 
Chi è interessato a leggere il testo completo del mio intervento lo trova qui.
Di seguito, invece, si può leggere la parte del discorso relativa alla Lista civica. 


Roma ha bisogno di una nuova classe dirigente. Come e da chi può essere costituita? Alcuni esponenti già li conosciamo, ad esempio alcuni bravi amministratori dei Municipi che sono in dialogo costante con i cittadini. Ma la maggior parte non li conosciamo ancora, magari si paleseranno prossimamente. Adesso stanno facendo altre cose: chi organizza una scuola per i migranti, chi studia la struttura urbana, chi inventa un nuovo servizio per i cittadini, chi organizza filiere produttive per il risparmio energetico o per il riciclo dei rifiuti, chi è impegnato a riqualificare i quartieri da Tor Bella Monaca a Corviale. Oppure chi è andato via da Roma, come Francesca Bria, che da giovane ha frequentato i centri sociali romani, poi ha lavorato nell'Agenzia inglese per l'innovazione e oggi è assessore della giunta Colau a Barcellona.

Però i tempi stringono, dobbiamo fare qualcosa per accelerare la preparazione dell'alternativa. Occorre prima di tutto rimuovere l'ostacolo del ceto politico, che non molla la presa pur avendo fatto Caporetto. Conosco l'ambiente per esperienza diretta e so che ne fanno parte anche persone in gamba e validi amministratori, ma è la logica di ceto che blocca la generatività sociale. È una logica diffusa sia a destra sia a sinistra e perfino i grillini, che dovevano spazzarla via, l'hanno imparata presto e male.