venerdì 26 aprile 2019

La politica fuori luogo


Ho scritto un saggio per la rivista di filosofia Il Pensiero, fondata da Vincenzo Vitiello, nel numero monografico dedicato alla figura del fuori luogo nelle diverse accezioni filosofiche. Di seguito si può leggere il testo.


Abstract


Il "fuori luogo" della politica è inteso in due significati: come esodo dai luoghi della rappresentanza e come comportamento urticante o inopportuno. Esaurita la retorica della spoliticizzazione riemerge una potenza del negativo come nucleo metafisico del politico, che assume forme diverse tra "mare e terra", nel mondo anglosassone e nel continente europeo. Le forme politiche sono condizionate dalla "fase termidoriana" del capitalismo, che accentua i controlli e le norme dopo aver esaurito la fase rivoluzionaria della deregulation. Si inasprisce la frattura tra logica di sistema e mondi vitali, come definita da Habermas, ma non è ricomponibile con un'etica discorsiva. La causa dell'ingovernabilità è nello scarto tra potenza e saggezza, tra la formidabile forza di trasformazione e la debole capacità di regolarne gli esiti. Le soluzioni possibili sono da ricercare nelle dimensioni originarie del politico: l'educazione intesa a là Condorcet come capacità di governo della società; la città intesa a là Baudelaire come trasformazione a misura dell'umano.

sabato 6 aprile 2019

Potenza e saggezza nella città

Il bisogno di giustizia nella città che cambia è il titolo del del convegno organizzato a Milano da Urbanpromo. Gli atti sono pubblicati nel sito di Planum. Di seguito si può leggere la mia relazione, in una versione ampliata e rielaborata.





Per preparare uno stato d'animo adatto alla nostra discussione ascoltiamo un verso di Baudelaire dalla poesia Il Cigno:

La vecchia Parigi non è più; 
la forma di una città muta più rapidamente, 
ahimè,  del cuore di un mortale.

In poche e semplici parole il verso esprime lo sconcerto del poeta di fronte ai cantieri della modernizzazione di Haussmann.
Al di là del riferimento storico, emerge una tensione più generale tra due dimensioni dell'urbano:
da un lato la logica di sistema che guida la trasformazione e dall'altro la forma di vita costituita dai bisogni, dai sogni, dalle relazioni tra le persone e di queste con i luoghi.
La prima è improntata a una razionalità tecnico-economica, mentre la seconda è segnata dalla sensibilità e dall'imprevedibilità del cuore di un mortale.
In altre parole, nel verso si avverte una tensione tra la potenza di trasformazione e la saggezza della vita.