domenica 28 ottobre 2018

A proposito del referendum sui trasporti romani

Molti amici mi segnalano la difficoltà di farsi un'idea dei temi sollevati dal referendum sui trasporti romani. In effetti il dibattito pubblico è reso difficile dalla complessità tecnica della questione e dagli slogan più frequenti che la complicano ulteriormente volendola semplificare. Inoltre, la giunta Raggi, venendo meno a un preciso obbligo di legge, ha fatto mancare ai cittadini le informazioni di base sull'argomento.
Nel tentativo di illustrare le scelte in campo ho scritto testi di diversa lunghezza e complessità per venire incontro alle differenziate esigenze di chiarimento. Sostengo apertamente il Si al referendum perché ritengo che sia la scelta migliore per scongiurare la privatizzazione. Sembra un paradosso solo perché gli slogan hanno creato gravi fraintendimenti.
Pur partendo da una determinata presa di posizione ho cercato comunque di rappresentare il merito del problema e le diverse soluzioni. Spero quindi che la lettura possa essere di qualche utilità anche per chi farà una scelta diversa dalla mia. In ogni caso mi farà piacere ricevere eventuali critiche e osservazioni.

1. Testo breve pubblicato sul sito Strisciarossa

2. Testo medio pubblicato su Internazionale

3. Testo lungo e di una certa complessità tecnica che ho pubblicato su questo blog nel mese di aprile.

Il testo che consiglio di leggere è quello pubblicato su Internazionale, perché è il più completo: contiene infatti le risposte a dubbi e osservazioni che ho ricevuto durante la tante assemblee svolte nei quartieri di Roma; e spiega anche il secondo quesito di cui si è parlato ben poco.

Il testo lungo entra nei dettagli tecnici delle gare e tratta diffusamente della procedura fallimentare in concordato che investe oggi l'Atac

Chi vuole invece una sintesi di una paginetta può leggere il testo che segue:

giovedì 25 ottobre 2018

Solo un'irruzione democratica può salvare il PD

Di seguito si può leggere un capitolo del saggio pubblicato sulla rivista "Appunti di cultura e politica" (n. 4 del 2018), fondata da Pietro Scoppola. 


Gli elettori democratici, anche quelli temporaneamente autosospesi, sono sconcertati per la mancanza di uno strumento politico adeguato a fronteggiare la più marcata svolta a destra della storia repubblicana..

Qui si misura lo scarto: ci sarebbe bisogno di un PD capace di produrre grande politica, ma ci ritroviamo un'organizzazione debole, confusa e isolata. Ci vuole realismo nel descrivere l'esito del decennio: volevamo costruire il partito degli elettori e ci ritroviamo quello degli eletti, volevamo ripensare una grande forza popolare e ci ritroviamo le cordate dei notabili, volevamo creare uno strumento di partecipazione alla vita politica e ci ritroviamo una casamatta con le porte chiuse.