Vorrei invitarvi a questo seminario promosso da un gruppo di parlamentari sulla questione costituzionale. Ci muove la preoccupazione che il procedimento di revisione possa portare a soluzioni sbagliate o dannose. A cambiare devono essere i partiti. La Carta, invece, va prima di tutto rispettata e attuata.
Cambiare con la Costituzione - seminario
sulla questione costituzionale
Relazioni
di Luigi Ferrajoli, Giovanni Bachelet
Renato
Balduzzi, Ida Dominijanni, Carlo Galli.
Martedì 25 giugno
ore 19.00, Sala Capranichetta,
piazza Montecitorio 125
Alcuni di noi hanno espresso molti dubbi sul percorso
di riforma costituzionale appena avviato. Dubbi sul metodo che, a nostro
avviso, rappresenta un oggettiva anomalia rispetto alle procedure indicate
dall'art. 138 della Costituzione. Non ci convince poi l’ampiezza del mandato
che prefigura un progetto di riforma complessiva, anziché puntali e
circoscritti interventi sui singoli punti critici della seconda parte della
Carta. Un approccio che di fatto evoca un potere costituente, invece che un più
legittimo potere di riforma costituzionale, che verrebbe esercitato da un
Parlamento non eletto con questa finalità.
I nostri dubbi riguardano anche il merito delle
modifiche che si vorrebbero introdurre, preventivamente orientate verso
un'opzione di tipo semipresidenzialista,come se su questo modello istituzionale
fosse già stata siglata un’intesa che non lascia margini ad un vero e libero
confronto. Un'opzione che consideriamo pericolosa non per se stessa - non
abbiamo pregiudizi ideologici – ma per le ricadute che avrebbe sull'impianto
costituzionale, che verrebbe profondamente snaturato, e sul tessuto sociale e
civile del nostro Paese.
Non ci sentiamo conservatori, al contrario sappiamo
bene che serve introdurre alcune modifiche, tutt'altro che marginali, per
restituire efficacia e credibilità alla nostra democrazia e alla forma di
governo parlamentare. Occorre superare la debolezza di un sistema che troppo
spesso appare autoreferenziale, poco efficace, dispersivo. Ma questi mali si possono
curare rispettando lo spirito e la lettera della Costituzione e non agendo
contro di essa. Soprattutto non si può attribuire esclusivamente alle
istituzioni la responsabilità della crisi politica che attiene ai partiti e da
tempo sollecita la loro autoriforma.
Vogliamo
condividere i nostri dubbi e le nostre perplessità, al di là delle singole
appartenenze di partito, con quanti hanno a cuore il cambiamento e la
Costituzione.
Ci
ritroveremo a discuterne insieme con alcuni amici e studiosi in un primo
seminario di approfondimento. Vi aspettiamo.
Rosy Bindi, Gregorio Gitti, Gennaro Migliore, Walter Tocci, Luciano Agostini, Donatella
Albano, Silvana Amati, Maria Amato, Giovanni Burtone, Felice Casson, Giuseppe
Civati, Miriam Cominelli, Paolo Corsini, Paolo Cova, Peppe De Cristofaro,
Loredana De Petris, Nerina Dirindin, Di Salvo Titti, Nicola Fava, Francesco
Ferrara, Marco Filippi, Filippo Fossati, Claudio Fava, Nicola Fratoianni, Carlo
Galli, Nadia Ginetti, Chiara Gribaudo, Mauro Guerra, Florian
Kronbichler, La Marca Francesca, Donata Lenzi,
Sergio Logiudice, Mauro Marino, Davide Mattiello, Corradino
Mineo, Margherita Miotto, Franco Monaco, Michele Nicoletti, Matteo Orfini,
Annalisa Pannarale, Valentina Paris, Edo
Patriarca, Stefania Pezzopane, Ileana Piazzoni, Gaetano Piepoli, Nazzareno Pilozzi, Giuditta
Pini, Fabio Porta, Ernesto Preziosi, Laura Puppato, Stefano Quaranta, Fausto
Raciti, Lucrezia Ricchiuti, Angela Rossomando, Arcangelo Sannicandro, Mario
Sberna, Luciano Uras, Liliana Ventricelli
Caro Walter
RispondiEliminaE’ vero, non si può attribuire esclusivamente alle istituzioni la responsabilità della crisi politica che attiene ai partiti ma è anche vero che negli ultimi anni partiti e partiti nelle istituzioni hanno dimostrato una straordinaria sordità a ogni minima istanza di cambiamento.
Il sospetto è che si voglia oggi risolvere per decreto un problema politico e che non si voglia tenere in minimo conto chi segue modelli organizzativi diversi e con forme e modalità diversissime raccoglie larghi consensi elettorali.
Agire rispettando lo spirito e la lettera della Costituzione e non contro di essa significa maggiore apertura evitando adattamenti a idee preconcette o, peggio a distorsioni burocratiche sedimentate negli anni ed alle quali ci siamo assuefatti.
A partire dal diritto di voto che si perde dopo 18 votazioni se non ci si sottopone a surrettizi adempimenti burocratici; per questo ho rivolto un appello ai sindaci d’Italia (attraverso l’ANCI) di cui ti allego qualche parte:
Sono cittadino italiano e la Costituzione mi riconosce il diritto di voto, lo Stato mi da documenti di identità, il mio comune mi iscrive nelle sue liste elettorali, mi assegna al seggio dove dovro’ votare e trasmette al seggio la mia iscrizione, gli scrutatori riscontrano gli elenchi del seggio con il mio documento di identità e potrei votare; l’introduzione della tessera elettorale, ha pero’ limitato l’esercizio di un diritto costituzionale o quantomeno lo ha complicato
Esauriti gli spazi per il voto sulla tessera elettorale si deve andare a sostituire al comune la tessera altrimenti non si puo’ votare.
Ma un diritto riconosciutomi dalla costituzione puo’ essere revocato per questioni formali dal comune?
La tessera elettorale serve ai comuni che cosi’ (almeno per 17 volte) riducono costi e adempimenti di invio/consegna, ma non andare a sostituire questo documento che facilita solo l’amministrazione pone il cittadino sullo stesso piano di chi ha commesso un reato che gli fa perdere i diritti civili
Se l’elettore è disabile esercitare questo diritto costituzionale dopo la 18ma volta è ancora più complicato e se è in carcere diventa quasi impossibile
Nell’ultima tornata elettorale i problemi causati dall’esaurimento degli spazi per il voto sono stati numerosi rafforzandomi nella convinzione che la tessera debba essere abolita perche’ limita l’esercizio del voto in contrasto con l’art 48 della Costituzione.
Dato pero’ che e’ stata introdotta con una legge, l’iter per la sua modifica o soppressione potrebbe essere lungo ed annegare nel mare magnum delle riforme elettorali.
Ma i sindaci possono fare subito qualcosa per ridurne gli effetti piu’ contrastanti con il testo dell’art. 48 della Costituzione che recita: Il diritto di voto non puo’ essere limitato se non per incapacita’ civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnita’ morale indicati dalla legge.
Basterebbe autorizzare i presidenti di seggio a consegnare agli elettori un pieghevole con altri 18 o 100 spazi (la legge non pone limiti), su questa “prolunga” si annotano i dati della tessera esaurita, senza nuove emissioni, senza registrazioni suppletive e, soprattutto, senza limitare un diritto costituzionale per ragioni meramente burocratiche
Io mi sono recato al seggio con il testo della Costituzione ed un’autocertificazione di godimento dei diritti civili, dopo una breve consultazione hanno aggiunto un timbro sulla pagina bianca della tessera e mi hanno fatto votare.
Sono un elettore testardo ma, da solo, non potevo fare altro che creare un precedente; ho trovato persone ragionevoli che mi hanno aiutato: puo’ fare qualcosa anche Lei? Puo' per esempio girare questo mio appello ai sindaci?
Mi perdoni se con la situazione complicata e seria del nostro Paese La importuno con questo piccolissimo problema ma e’ dal diritto di voto che nasce la democrazia e mi preoccupa che da una parte si lamenti la disaffezione al voto e dall’altra lo si ostacoli
Distinti Saluti
Paolo Guerriero
Roma