venerdì 25 luglio 2025

Dopo il caso Milano, un Manifesto per non morire di rendita

Il caso Milano solleva temi molto più profondi di quanto raccontano le cronache. Come al solito si prende coscienza dei problemi nazionali solo dopo l'intervento della Magistratura. Il diffuso conformismo, infatti, oscura le analisi eterodosse che mettono in discussione ideologie e pratiche correnti. Nella diffusa apologia dello sviluppo urbanistico milanese si è voluto oscurare la crescente potenza della valorizzazione immobiliare che travolge tutte le forme di controllo e scarica alti costi sociali e umani nella vita urbana. Questo squilibrio crea un terreno fertile per la corruzione, ma è una patologia urbana anche in assenza di comportamenti illegali. Come processo socioeconomico è stato perfezionato al massimo livello a Milano, ma riguarda anche Roma e tutte le città italiane, come cerco di spiegare in questo post.

(il testo seguente è un capitolo di un saggio più ampio, Elogio dell'Urbanistica, pubblicato dalla rivista Città Bene Comune della Casa della Cultura di Milano).






Il valore urbano, inteso come rendita immobiliare, era al centro del dibattito politico negli anni sessanta. Gli storici hanno dimostrato che fu il vero movente del tentativo di colpo di stato del generale De Lorenzo contro la legge Sullo. Se ne occupava anche la cultura, dal film di Rosi Le Mani sulla città al romanzo di Calvino La Speculazione edilizia. Perfino i capitalisti la disprezzavano come fattore di arretratezza dell’economia. Contro la rendita Agnelli invocava un patto tra produttori, cioè un’alleanza tra lavoratori e capitalisti.

Invece, da quando si è alleata con la finanza se ne parla meno. È invisibile perché partecipa attivamente al capitalismo contemporaneo, il quale è il regno dei rentier e dei monopoli, nonostante le favole sulla concorrenza che ci raccontano gli economisti ortodossi.

Che sia diventato un fattore cruciale è dimostrato dalla grande crisi del 2008, causata proprio dai mutui subprime. Chi l’aveva previsto che il turbocapitalismo naufragasse sul sogno piccolo-borghese della casetta in proprietà? E non a caso oggi l’impero americano è guidato da un immobiliarista, e un suo sodale negli affari, l’ineffabile Witkoff, tratta su pace e guerra, tra lo sconcerto dei diplomatici di professione.

Dall’invisibilità derivano dimenticanze e fraintendimenti che dominano il senso comune e alimentano politiche dannose, come dimostra il miglior libro sulla questione: B. Pizzo, Vivere o morire di rendita, Donzelli 2023. 

sabato 19 luglio 2025

La città dopo la pandemia

Qui potete leggere l'intervento all'Istituto Sturzo in occasione della presentazione del libro di C.S. Bertuglia, F. Vaio, La Città dopo la pandemia, Aracne 2023. Il mio testo è stato pubblicato dalla rivista Città Bene Comune con il titolo Per una nuova scienza della città.  Nello stesso dibattito è intervenuto Giovanni Maria Flick, La città dal diluvio all'arcobaleno



Questo è un libro sulla memoria e sul futuro. Non dimenticare la lezione del Covid è la condizione per l’avvenire delle città.

Le pandemie hanno lasciato sempre grandi mutamenti, come ci raccontano molti saggi e in particolare la conclusione di Franco Vaio.

Solo per fare un esempio il colera dell’Ottocento lasciò in eredità un’innovazione di lunga durata come il sistema fognario. Il Covid, per adesso, ha lasciato un segno modesto e spero non duraturo, ha lasciato soltanto l’invasione dei tavolini sui marciapiedi.

Quasi nulla si è fatto, invece, sui grandi temi svelati dall’emergenza, che, a ben vedere, già da prima avrebbero richiesto soluzioni coraggiose.