Alla Camera dei Deputati è iniziata la discussione della legge costituzionale per Roma Capitale sulla base del testo proposto dal governo Meloni. Sono stato invitato il 4-11-2025 in audizione alla Commissione Affari Costituzionali e ho espresso il mio punto di vista critico con questo intervento.
Comincio dagli aspetti positivi.
Nella mia lunga esperienza parlamentare non ho mai visto per Roma Capitale uno spirito di collaborazione tra i partiti come si va esprimendo su questo disegno di legge costituzionale proposto dal Governo. Complimenti, quindi, ai parlamentari protagonisti del dibattito costruttivo.
Come ex-amministratore comunale apprezzo l’attenzione dedicata alla nostra città da questa prestigiosa commissione parlamentare per gli Affari Costituzionali.
Sono d’accordo anche sulle priorità assegnate ad alcune materie, per esempio i beni culturali, in questo momento sotto i riflettori per la tragedia della Torre dei Conti.
Già se ne occupò la legge ordinaria del 5 maggio 2009 n. 42 del 2009 con lo specifico decreto legislativo del 18 aprile 2012 n. 61. Era prevista una Conferenza delle Soprintendenze come sede di coordinamento e di programmazione tra lo Stato e Roma Capitale. Purtroppo nei fatti è stata svuotata di funzioni dalla resistenza conservatrice delle burocrazie ministeriali. Quando si approva una nuova legge ci vorrebbe un’accurata policy analysis, di solito poco praticata in Italia, per capire dove non ha funzionato la legge precedente e quindi evitare di ripetere gli stessi errori. Rimane aperto il cruciale problema di una gestione integrata del patrimonio culturale, a oggi purtroppo frammentato tra le competenze statali e comunali, spesso senza alcuna razionalità. Sulla questione mi permetto di richiamare alla vostra attenzione il mio disegno di legge depositato in Senato nella XVII legislatura (Atto n. 2999). Esso propone una netta distinzione tra competenze tecnico-scientifiche e indirizzi politici. Le prime sono collocate in una Grande Soprintendenza di Roma responsabile di tutti i beni oggi divisi tra Ministero e Comune; gli indirizzi politici sono concertati tra Ministro e Sindaco in un apposito Comitato Strategico della Grande Soprintendenza.
Vengo al tema dell’audizione, il testo base (C. 2564) per la discussione sulla legge per Roma Capitale. Non condivido l’impianto della proposta e avrei preferito un modello diverso.
In un primo momento non avevo accettato il vostro cortese invito all’audizione, per non turbare il clima di concordia. Poi ho avuto un ripensamento e sono venuto. La postura critica aiuta a vedere i problemi attuativi e forse è utile sottoporli alla vostra attenzione, perché possiate affrontarli e mitigarli pur all’interno del modello che avete scelto.
I più rilevanti problemi attuativi sono due:
1. Vulnus nel rapporto eletti-elettori
2. Complicazione del governo della città e della regione
Nella mia lunga esperienza parlamentare non ho mai visto per Roma Capitale uno spirito di collaborazione tra i partiti come si va esprimendo su questo disegno di legge costituzionale proposto dal Governo. Complimenti, quindi, ai parlamentari protagonisti del dibattito costruttivo.
Come ex-amministratore comunale apprezzo l’attenzione dedicata alla nostra città da questa prestigiosa commissione parlamentare per gli Affari Costituzionali.
Sono d’accordo anche sulle priorità assegnate ad alcune materie, per esempio i beni culturali, in questo momento sotto i riflettori per la tragedia della Torre dei Conti.
Già se ne occupò la legge ordinaria del 5 maggio 2009 n. 42 del 2009 con lo specifico decreto legislativo del 18 aprile 2012 n. 61. Era prevista una Conferenza delle Soprintendenze come sede di coordinamento e di programmazione tra lo Stato e Roma Capitale. Purtroppo nei fatti è stata svuotata di funzioni dalla resistenza conservatrice delle burocrazie ministeriali. Quando si approva una nuova legge ci vorrebbe un’accurata policy analysis, di solito poco praticata in Italia, per capire dove non ha funzionato la legge precedente e quindi evitare di ripetere gli stessi errori. Rimane aperto il cruciale problema di una gestione integrata del patrimonio culturale, a oggi purtroppo frammentato tra le competenze statali e comunali, spesso senza alcuna razionalità. Sulla questione mi permetto di richiamare alla vostra attenzione il mio disegno di legge depositato in Senato nella XVII legislatura (Atto n. 2999). Esso propone una netta distinzione tra competenze tecnico-scientifiche e indirizzi politici. Le prime sono collocate in una Grande Soprintendenza di Roma responsabile di tutti i beni oggi divisi tra Ministero e Comune; gli indirizzi politici sono concertati tra Ministro e Sindaco in un apposito Comitato Strategico della Grande Soprintendenza.
Vengo al tema dell’audizione, il testo base (C. 2564) per la discussione sulla legge per Roma Capitale. Non condivido l’impianto della proposta e avrei preferito un modello diverso.
In un primo momento non avevo accettato il vostro cortese invito all’audizione, per non turbare il clima di concordia. Poi ho avuto un ripensamento e sono venuto. La postura critica aiuta a vedere i problemi attuativi e forse è utile sottoporli alla vostra attenzione, perché possiate affrontarli e mitigarli pur all’interno del modello che avete scelto.
I più rilevanti problemi attuativi sono due:
1. Vulnus nel rapporto eletti-elettori
2. Complicazione del governo della città e della regione