sabato 30 gennaio 2016

L'ironia dell'innovazione



Ormai sappiamo quasi tutto dei Mali di Roma. Per scoprire i Beni di Roma, invece, ci vuole uno sguardo nuovo. A Roma l'innovazione è come una civiltà sepolta ancora da scavare. Occorre un'archeologia del contemporaneo per portarla alla luce, rompendo la crosta dell'indifferenza e del conformismo che la opprime.

Sarà per questo che il nuovo, quando riesce ad esprimersi, si fa beffa del consueto.

C'è ironia nei giovani del co-working che producono l'immateriale proprio nelle vecchie officine dove si batteva il ferro.
C'è ironia nei colori sgargianti della street art che illumina il paesaggio dei palazzi anonimi di periferia.
C'è ironia nel progettare un giardino pensile sopra la brutta tangenziale est.
C'è ironia nell'usare il car-sharing liberandosi del fardello proprietario dell'automobile.
C'è ironia nel realizzare un orto urbano dove era previsto un centro commerciale.
C'è ironia nei giovani del Garage-Zero che in un'autorimessa del Tuscolano hanno dato vita all’unica galleria romana di arte contemporanea nota nel mondo.
C'è ironia involontaria nella ruspa speculativa che ha rotto una falda creando un romantico laghetto nell'area industriale inquinata della Snia-Viscosa.
C'è ironia nel ripulire una discarica coltivando gigli, gladioli e tulipani da parte dei cittadini dell’associazione Bulbi Sovversivi.

mercoledì 20 gennaio 2016

Per la riforma costituzionale che non è stata ancora scritta

Intervento in Senato nella lettura finale della revisione costituzionale del 20 Gennaio 2016.

La revisione costituzionale è invecchiata prima di nascere. È rivolta al passato, sigilla il presente e non dice nulla al futuro del Paese.
Le decisioni più importanti sono rinviate o nascoste. È rinviata la diminuzione del numero delle Regioni. È nascosta la cancellazione del Senato. È negata la riduzione del numero dei deputati.

Diventa più conflittuale il rapporto tra Stato e Regioni, poiché entrambi i livelli sono dotati di competenze definite esclusive, che non possono trovare alcuna mediazione dopo la cancellazione della legislazione concorrente. Il superamento delle piccole Regioni, invece, avrebbe creato macroregioni più adatte a cooperare con la politica nazionale e a muoversi nello spazio europeo. Il governo ha promesso di realizzarle con una prossima revisione costituzionale, ammettendo clamorosamente che oggi si approva una legge non risolutiva.

sabato 16 gennaio 2016

Prima la politica per Roma, poi i candidati


Si ripete il vecchio copione. Il Pd romano si ripresenta alle elezioni senza un programma credibile. Affida alle primarie il compito improprio di sciogliere i nodi politici. Seleziona i candidati nel recinto di partito, sempre più angusto. 


Sono gli stessi errori del 2013. E' sconcertante ripeterli oggi, soprattutto dopo il crollo del nostro governo cittadino, una sconfitta che ci riguarda tutti. Sarebbe invece il momento di tentare soluzioni nuove, di immaginare scenari inediti, di alzare lo sguardo intorno a noi. Ci vorrebbero umiltà e coraggio. L'umiltà di riconoscere la sconfitta e di ripartire sapendo che non bastiamo a noi stessi. Il coraggio di mettersi in discussione per tornare a servire la città.

Nei mesi passati mi è capitato di fare tre proposte. Sono ancora valide, anche se si è perso tempo utile. Le riassumo qui, prima che sia troppo tardi.



domenica 13 dicembre 2015

PD non più o non ancora



Contributo all'assemblea delle tre minoranze del PD, "In un mondo che cambia. Per un nuovo centrosinistra", tenutasi a Roma il 12 Dicembre 2015.


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Partiamo da una domanda sincera: abbiamo fatto del nostro meglio per il PD? Certo le abbiamo provate tutte, con l’emendamento, con la polemica e altri perfino con la rottura. Diversi modi di stare in minoranza, ma nessuno davvero efficace. Non siamo riusciti a influenzare l’indirizzo prevalente. Forse abbiamo preteso troppo. Il fronte della critica è stato molto più ampio delle nostre forze. Se avessimo tentato un affondo su una sola questione – il Jobs act o la scuola o il premierato – avremmo ottenuto un risultato esemplare e riaperto la prospettiva. È prevalso invece un mix di massimalismo verbale e accordi minimali, come accadeva ai socialisti di un tempo.


Così a me sembra, ma si possono dare spiegazioni diverse del nostro insuccesso. Parliamone in questo nostro incontro, altrimenti rischiamo di unire tre debolezze. Invece, da qui può sorgere una nuova forza se prendiamo congedo dai modi già esperiti di stare in minoranza, anzi se non ci sentiamo più minoranza, ancora meglio se decidiamo di comportarci come fossimo la maggioranza del partito. Bisogna pensare in grande per diventare più grandi. 

venerdì 13 novembre 2015

Presentazione del libro sulla scuola il 3 Dicembre

Giovedì 3 dicembre a Roma, alle 17.30, si terrà la presentazione del mio libro La scuola, le api e le formiche. Come salvare l'educazione dalle ossessioni normative. Discuteremo della condizione attuale del sistema educativo italiano, degli errori passati e delle prospettive future. Con me ci saranno Gianni Amelio, Tullio de Mauro e Simona Flavia Malpezzi, con Saul Meghnagi a coordinare. Vi aspetto all'ITIS Galileo Galilei, Via Conte Verde 51, vicino alla fermata Manzoni della metro A.

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sabato 7 novembre 2015

La scuola, le api e le formiche


Vi presento oggi il mio nuovo libro, uscito in questi giorni, dedicato ai problemi della scuola italiana. Si intitola La scuola, le api e le formiche. Come salvare l'educazione dalle ossessioni normative.

A partire dalla critica della cosìddetta "Buona scuola" tento un'analisi del fallimento delle tante leggi del ventennio passato, e propongo alcune piste di ricerca per un vero cambiamento del nostro sistema educativo.



martedì 13 ottobre 2015

Ho fatto un sogno costituzionale

Riporto di seguito il testo della mia dichiarazione di voto contrario alla legge di revisione costituzionale, pronunciata in Senato oggi, 13 Ottobre 2015.

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Signor presidente, ho fatto un sogno, mi consenta di raccontarlo. Ho sognato che veniva qui Matteo Renzi, come segretario del partito di maggioranza relativa, non come capo del governo, e proponeva una semplice riforma: eliminazione del Senato, dimezzamento del numero dei deputati e riduzione del numero delle Regioni.

Nel sogno, il Parlamento ne discuteva in spirito costituente e apportava due condizioni: 1) legge elettorale basata sui collegi uninominali per consentire agli elettori di guardare in faccia gli eletti; 2) garanzia di maggioranze qualificate nella legislazione sui diritti, le regole, l'informazione, la giustizia, l’etica, la guerra. Il risultato era limpido: un governo in grado di attuare il programma, più un Parlamento autorevole, uguale una democrazia italiana finalmente matura.


Fine del sogno - non è andata così, anzi: il Senato ridotto a “dopolavoro” del ceto politico locale; la sottrazione di poteri alle Regioni in cambio di scranni senatoriali; la conservazione dei 630 deputati, il numero più alto in Europa - almeno per decenza togliete la parola riduzione dal titolo di questa legge.

venerdì 9 ottobre 2015

Sulla riduzione del numero delle Regioni


Ieri sono intervenuto in Senato per proporre la riduzione del numero delle Regioni. Purtroppo il governo non ha accettato il mio emendamento, ma si è limitato ad accogliere un generico ordine del giorno privo di cogenza normativa. Di seguito le motivazioni e il testo.

L'emendamento propone di istituire una commissione bicamerale per la riduzione del numero delle Regioni. Sarebbe la vera riforma da realizzare, una priorità per il Paese attesa da tanto tempo. Invece, il provvedimento al nostro esame si limita a rimestare l'esistente, rendendo ancora più complicato e conflittuale il rapporto tra Stato e Regioni.

Le sfide della globalizzazione richiedono un modello istituzionale più compatto. È necessario un sistema-paese unito e cooperativo. La crisi italiana dell'ultimo ventennio deriva in grande parte dalla frammentazione delle decisioni e da comportamenti divergenti tra i diversi soggetti istituzionali. La riduzione del numero consentirebbe una migliore integrazione tra politiche nazionali e progetti locali. Sarebbe il modo migliore per rafforzare la proiezione internazionale di entrambi i livelli.

martedì 6 ottobre 2015

Come si discute sulla Costituzione


Sono intervenuto oggi nell'aula del Senato nel vano tentativo di ricostruire un clima civile. Sarebbe necessario nella discussione sulla Costituzione, e anche utile per far emergere la vera posta in gioco. Purtroppo la proposta non è stata recepita, almeno finora. Ecco il testo del mio intervento:

Signor presidente, onorevoli senatori,

nessuno di noi si deve rassegnare alla mancanza di dialogo in argomento costituzionale. Anche chi pensa di aver fatto di tutto deve cercare ancora di modificare il clima negativo di questa sessione del Senato.
Mettiamo da parte per un momento il rimpallo di responsabilità e cerchiamo di capire se è possibile fare un passo avanti. Non chiedo di ignorare quanto è accaduto, ma nessuna forzatura può giustificare altre forzature.
Voglio essere chiaro, credo sia stato un errore, grave prima di tutto sul piano politico, quello commesso da una parte delle minoranze con l'alluvione emendativa.

Ritengo altresì che la maggioranza, proprio in virtù della sua forza deliberativa, debba essere più interessata di altri a portare a termine il provvedimento in un clima sereno. Abbiamo già migliorato in alcuni punti il testo e altri emendamenti sono stati illustrati dalla presidente Finocchiaro. Domando: oltre quelli annunciati ci sono altri articoli che possono o debbono essere migliorati. Mi pare difficile negarlo. Se non altro sul piano tecnico sono evidenti alcune incongruenze, ad esempio l'articolo 39 o la mancanza di una norma di chiusura del procedimento legislativo, come ha spiegato stamane il senatore Quagliariello. E poi forse tra tutte le proposte avanzate dalle minoranze ci saranno pure soluzioni ragionevoli che possano arricchire il testo con piena soddisfazione di tutti. Ad esempio sulle competenze del Senato, sulla garanzia degli organi costituzionali il Quirinale in primis, sul titolo V.

Bene, allora prendiamoci un'altra ora di dibattito generale; un esponente della maggioranza esponga gli ulteriori miglioramenti che si intende apportare, si svolga un confronto proficuo con le minoranze, le quali potrebbero ritirare molti emendamenti inutili e concentrare l'attenzione sulle questioni dirimenti; si mantenga ferma la scadenza del 13 ottobre per l'approvazione, riorganizzando il dibattito dei prossimi giorni sugli argomenti principali secondo un programma concordato nella conferenza dei capigruppo, senza continuare a scaricare le tensioni politiche sulla presidenza del Senato.

Chiedo soprattutto al mio partito di prendere l'iniziativa di conciliazione. Ho partecipato alla discussione interna e tutti hanno sostenuto che l'unità del Pd avrebbe aiutato il confronto con gli altri partiti. Bene è il momento di farlo vedere. Non dobbiamo dare l'impressione che la nostra unità chiuda il dibattito.

Il primo partito dell'assemblea non lo è solo sul piano numerico. Il primo partito è quello che più di altri si spende per cercare la massima condivisione sulla scrittura della Costituzione.

mercoledì 23 settembre 2015

I non detti del premierato assoluto

Ecco il mio intervento in aula del 23 Settembre 2015, nell'ambito della discussione sulla legge di revisione costituzionale.

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Quando gli storici di diritto costituzionale studieranno questa revisione della Carta, noteranno un'anomalia che noi non possiamo oppure non vogliamo vedere. Con i voti di un premio di maggioranza viziato da illegittimità si riscrive quasi tutta la seconda parte. La famosa sentenza della Corte raccomandava di approvare subito la legge elettorale per andare a votare al più presto, ma non chiedeva di riscrivere la Carta. Lo fa la classe politica proprio per evitare le elezioni. So di dire una cosa che suona sgradevole e mi viene quasi di scusarmi con voi. È come se ci fosse un inconsapevole accordo a non parlarne qui. Che la dice lunga sullo straniamento di questo dibattito.