venerdì 18 marzo 2016

La Roma moderna di Antonio Cederna


Ho scritto un saggio sull'eredità di Antonio Cederna a vent'anni dalla sua scomparsa. Ne abbiamo parlato il 17 Marzo nell'ambito di una conferenza organizzata dall'associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli alla Camera dei Deputati. Riporto qui sotto l'introduzione al mio saggio, che potete leggere per intero qui

giovedì 10 marzo 2016

L'idiozia dei notabili


Chi ha ordinato di gonfiare i dati delle primarie non può passarla liscia. Ha danneggiato il partito nel modo più stupido che si possa immaginare, e ha prodotto nuovo sconcerto tra gli elettori. Il risultato non è inficiato e, tutto sommato, la partecipazione non è stata neppure bassa rispetto alla povertà di contenuti nel confronto tra i candidati. Certo, se il Pd avesse promosso una lista civica di centrosinistra aperta alle competenze più innovative, alle forze sociali e alla cittadinanza attiva, avrebbe ottenuto una partecipazione al voto superiore alla soglia dei centomila. Sarebbe stata una festa democratica, avrebbe dato al candidato lo slancio decisivo per vincere le elezioni.

Era l'occasione per far vedere un vero partito democratico, e invece ha vinto la miopia del ceto politico. Quando prevale il piccolo cabotaggio, non ci sono più strumenti politici per innalzare la partecipazione e restano solo i trucchi contabili. Nulla accade per caso; anche uno stupido episodio come questo è il sintomo di una malattia. E far finta di niente, ridimensionare, sopire e sperare che passi non è la terapia giusta. Anzi, la patologia si aggrava se i responsabili restano ignoti, se chi sbaglia rimane ai posti di comando. Mi aspetto che gli organi di garanzia prendano provvedimenti senza guardare in faccia a nessuno.

giovedì 25 febbraio 2016

La città è una questione nazionale

Pubblico qui di seguito la rielaborazione di un mio articolo per L'Unità del 24 Febbraio 2016.


Le città sono la carta non ancora giocata dall’Italia per uscire dalla crisi. All’inizio della Seconda Repubblica ci fu un breve momento in cui sembrò possibile calarla sul tavolo, ma è purtroppo passato in fretta. Le politiche urbane sono diventate asfittiche e i governi nazionali le hanno sommerse con alluvioni normative - i bilanci, le procedure, gli appalti, la fiscalità, le aziende, gli assetti istituzionali - senza alcuna idea strategica. Nel frattempo i paesi europei sono dotati di stabili agende urbane che parlano di contenuti e non di leggi, e interagiscono meglio di noi con il lato positivo delle politiche di coesione dell’Unione.

Eppure molte questioni nazionali sono imbrigliate nella dimensione locale. La crisi delle banche dipende in buona parte dai valori immobiliari gonfiati, che oggi pesano sui bilanci come crediti non esigibili. La rendita finanziaria ha utilizzato la rendita immobiliare come veicolo fino all’esplosione della bolla. I dividendi sono andati comunque ai proprietari, lasciando ai sindaci i deficit di infrastrutture. Oggi il mattone è fermo in attesa di ricominciare come prima, ma forse proprio la crisi richiede una svolta. Il valore immobiliare può tornare a crescere solo se aumenta la quota ripartita a favore degli investimenti pubblici. Non si devono più svendere i patrimoni pubblici, bisogna utilizzarli come leva per migliorare la qualità urbana, la dotazione infrastrutturale, l’edilizia sociale e per liberare l’economia dell’innovazione dal peso del mattone, per mettere in concorrenza gli operatori che realizzano normali profitti invece delle immeritate rendite del passato.

sabato 30 gennaio 2016

L'ironia dell'innovazione



Ormai sappiamo quasi tutto dei Mali di Roma. Per scoprire i Beni di Roma, invece, ci vuole uno sguardo nuovo. A Roma l'innovazione è come una civiltà sepolta ancora da scavare. Occorre un'archeologia del contemporaneo per portarla alla luce, rompendo la crosta dell'indifferenza e del conformismo che la opprime.

Sarà per questo che il nuovo, quando riesce ad esprimersi, si fa beffa del consueto.

C'è ironia nei giovani del co-working che producono l'immateriale proprio nelle vecchie officine dove si batteva il ferro.
C'è ironia nei colori sgargianti della street art che illumina il paesaggio dei palazzi anonimi di periferia.
C'è ironia nel progettare un giardino pensile sopra la brutta tangenziale est.
C'è ironia nell'usare il car-sharing liberandosi del fardello proprietario dell'automobile.
C'è ironia nel realizzare un orto urbano dove era previsto un centro commerciale.
C'è ironia nei giovani del Garage-Zero che in un'autorimessa del Tuscolano hanno dato vita all’unica galleria romana di arte contemporanea nota nel mondo.
C'è ironia involontaria nella ruspa speculativa che ha rotto una falda creando un romantico laghetto nell'area industriale inquinata della Snia-Viscosa.
C'è ironia nel ripulire una discarica coltivando gigli, gladioli e tulipani da parte dei cittadini dell’associazione Bulbi Sovversivi.

mercoledì 20 gennaio 2016

Per la riforma costituzionale che non è stata ancora scritta

Intervento in Senato nella lettura finale della revisione costituzionale del 20 Gennaio 2016.

La revisione costituzionale è invecchiata prima di nascere. È rivolta al passato, sigilla il presente e non dice nulla al futuro del Paese.
Le decisioni più importanti sono rinviate o nascoste. È rinviata la diminuzione del numero delle Regioni. È nascosta la cancellazione del Senato. È negata la riduzione del numero dei deputati.

Diventa più conflittuale il rapporto tra Stato e Regioni, poiché entrambi i livelli sono dotati di competenze definite esclusive, che non possono trovare alcuna mediazione dopo la cancellazione della legislazione concorrente. Il superamento delle piccole Regioni, invece, avrebbe creato macroregioni più adatte a cooperare con la politica nazionale e a muoversi nello spazio europeo. Il governo ha promesso di realizzarle con una prossima revisione costituzionale, ammettendo clamorosamente che oggi si approva una legge non risolutiva.

sabato 16 gennaio 2016

Prima la politica per Roma, poi i candidati


Si ripete il vecchio copione. Il Pd romano si ripresenta alle elezioni senza un programma credibile. Affida alle primarie il compito improprio di sciogliere i nodi politici. Seleziona i candidati nel recinto di partito, sempre più angusto. 


Sono gli stessi errori del 2013. E' sconcertante ripeterli oggi, soprattutto dopo il crollo del nostro governo cittadino, una sconfitta che ci riguarda tutti. Sarebbe invece il momento di tentare soluzioni nuove, di immaginare scenari inediti, di alzare lo sguardo intorno a noi. Ci vorrebbero umiltà e coraggio. L'umiltà di riconoscere la sconfitta e di ripartire sapendo che non bastiamo a noi stessi. Il coraggio di mettersi in discussione per tornare a servire la città.

Nei mesi passati mi è capitato di fare tre proposte. Sono ancora valide, anche se si è perso tempo utile. Le riassumo qui, prima che sia troppo tardi.



domenica 13 dicembre 2015

PD non più o non ancora



Contributo all'assemblea delle tre minoranze del PD, "In un mondo che cambia. Per un nuovo centrosinistra", tenutasi a Roma il 12 Dicembre 2015.


*

Partiamo da una domanda sincera: abbiamo fatto del nostro meglio per il PD? Certo le abbiamo provate tutte, con l’emendamento, con la polemica e altri perfino con la rottura. Diversi modi di stare in minoranza, ma nessuno davvero efficace. Non siamo riusciti a influenzare l’indirizzo prevalente. Forse abbiamo preteso troppo. Il fronte della critica è stato molto più ampio delle nostre forze. Se avessimo tentato un affondo su una sola questione – il Jobs act o la scuola o il premierato – avremmo ottenuto un risultato esemplare e riaperto la prospettiva. È prevalso invece un mix di massimalismo verbale e accordi minimali, come accadeva ai socialisti di un tempo.


Così a me sembra, ma si possono dare spiegazioni diverse del nostro insuccesso. Parliamone in questo nostro incontro, altrimenti rischiamo di unire tre debolezze. Invece, da qui può sorgere una nuova forza se prendiamo congedo dai modi già esperiti di stare in minoranza, anzi se non ci sentiamo più minoranza, ancora meglio se decidiamo di comportarci come fossimo la maggioranza del partito. Bisogna pensare in grande per diventare più grandi. 

venerdì 13 novembre 2015

Presentazione del libro sulla scuola il 3 Dicembre

Giovedì 3 dicembre a Roma, alle 17.30, si terrà la presentazione del mio libro La scuola, le api e le formiche. Come salvare l'educazione dalle ossessioni normative. Discuteremo della condizione attuale del sistema educativo italiano, degli errori passati e delle prospettive future. Con me ci saranno Gianni Amelio, Tullio de Mauro e Simona Flavia Malpezzi, con Saul Meghnagi a coordinare. Vi aspetto all'ITIS Galileo Galilei, Via Conte Verde 51, vicino alla fermata Manzoni della metro A.

*





sabato 7 novembre 2015

La scuola, le api e le formiche


Vi presento oggi il mio nuovo libro, uscito in questi giorni, dedicato ai problemi della scuola italiana. Si intitola La scuola, le api e le formiche. Come salvare l'educazione dalle ossessioni normative.

A partire dalla critica della cosìddetta "Buona scuola" tento un'analisi del fallimento delle tante leggi del ventennio passato, e propongo alcune piste di ricerca per un vero cambiamento del nostro sistema educativo.



martedì 13 ottobre 2015

Ho fatto un sogno costituzionale

Riporto di seguito il testo della mia dichiarazione di voto contrario alla legge di revisione costituzionale, pronunciata in Senato oggi, 13 Ottobre 2015.

*
Signor presidente, ho fatto un sogno, mi consenta di raccontarlo. Ho sognato che veniva qui Matteo Renzi, come segretario del partito di maggioranza relativa, non come capo del governo, e proponeva una semplice riforma: eliminazione del Senato, dimezzamento del numero dei deputati e riduzione del numero delle Regioni.

Nel sogno, il Parlamento ne discuteva in spirito costituente e apportava due condizioni: 1) legge elettorale basata sui collegi uninominali per consentire agli elettori di guardare in faccia gli eletti; 2) garanzia di maggioranze qualificate nella legislazione sui diritti, le regole, l'informazione, la giustizia, l’etica, la guerra. Il risultato era limpido: un governo in grado di attuare il programma, più un Parlamento autorevole, uguale una democrazia italiana finalmente matura.


Fine del sogno - non è andata così, anzi: il Senato ridotto a “dopolavoro” del ceto politico locale; la sottrazione di poteri alle Regioni in cambio di scranni senatoriali; la conservazione dei 630 deputati, il numero più alto in Europa - almeno per decenza togliete la parola riduzione dal titolo di questa legge.