Di seguito il mio intervento odierno in Senato sul calendario dei lavori.
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È un grave errore concludere la legislatura senza discutere in aula la legge sulla cittadinanza e il disegno di legge Richetti sui vitalizi. Si potevano approvare prima, si possono approvare questa settimana o la prossima, oppure si può prolungare il calendario dei lavori fino ai primi di gennaio, poiché sono due provvedimenti di iniziativa parlamentare che non mettono in discussione la stabilità del governo. Si discuta in aula, si approvi o si respinga, ogni gruppo si assuma la responsabilità di fronte agli elettori.
Sono due grandi questioni politiche. Nella legge sulla cittadinanza è in gioco il grado di civiltà del Paese e la qualità della nostra scuola, che deve essere messa in grado di riconoscere tutti i suoi allievi come cittadini italiani. Ce lo hanno ricordato oggi gli insegnanti con una bella fiaccolata davanti a Montecitorio. Sui vitalizi è in gioco il prestigio del Senato, che ha il dovere di esprimersi su una proposta rilevante già approvata dalla Camera e a mio avviso da approvare anche qui.
Entrambe le questioni sono all’attenzione dell’opinione pubblica. Se ne discute sugli autobus, nei luoghi di lavoro, nelle assemblee pubbliche e nelle chiacchiere tra amici, perfino nel desco familiare. Ne discute il paese intero, con l’eccezione di quest’aula. È una contraddizione che fa male al Parlamento e fa male ai suoi membri.
Mi dispiace esprimere una posizione in dissenso, ma non è stato possibile neppure un confronto all’interno del gruppo PD. Sullo Ius soli e sui vitalizi non è mancato il tempo, è mancata la volontà; la gestione politica è stata autolesionista per il PD e dannosa per il Paese. Spero sia ancora possibile correggere il calendario; altrimenti non mi rimarrebbe che aggiungere: not in my name.
PS 1 - Ho votato a favore le proposte di inserimento all'ordine del giorno dei vitalizi e di anticipazione dello ius soli prima della legge di bilancio. Le proposte sono state bocciate e quindi si prosegue con il calendario vigente.
PS 2 - Dopo l'approvazione della legge di bilancio si è aperta la discussione sulla legge dello ius soli, ma è mancato il numero legale. Non doveva finire così la legislatura, ogni partito si doveva assumere la responsabilità di fronte agli elettori votando o respingendo la proposta già approvata dalla Camera. Era un dovere per il Senato esprimersi su una discussione aperta da tempo nel Paese. L'eventuale bocciatura a fine legislatura non avrebbe pregiudicato la possibilità di approvarla nella nuova legislatura che riparte sempre da zero nella trattazione dei disegni di legge. In ogni caso, un provvedimento di iniziativa parlamentare non avrebbe avuto conseguenze sulla continuità del governo.
Gravissima è la responsabilità dei Cinque Stelle per la mancanza del numero legale. A me dispiace però che siano mancati 29 senatori del mio partito; anche se la loro presenza non era determinante, comunque dovevano essere presenti per sottolineare il valore civile della legge sulla cittadinanza. Purtroppo non credo sia stata per tutti una disattenzione, è sembrata una scelta consapevole della dirigenza del Gruppo. Ad esempio non abbiamo ricevuto allarmi via sms per assicurare la presenza in aula, come accade di solito anche per provvedimenti meno importanti, e in questo caso si sarebbe evitata la distrazione in buona fede di qualche collega. I responsabili del Gruppo non hanno neppure preso la parola contro la pregiudiziale presentata da Calderoli. Viene da pensare che si volesse a tutti i costi eludere l'avvio della discussione del provvedimento. Il suo "incardinamento", come si dice in gergo, nei lavori del Senato avrebbe creato forse qualche imbarazzo al Quirinale, che avrebbe avuto difficoltà a sciogliere un Parlamento già impegnato a discutere un provvedimento come lo ius soli non connesso alla fiducia al governo.
Sarebbe stato meglio per il PD dire apertamente che aveva deciso di non trattare l'argomento. Avrebbe ricevuto le critiche di tanti elettori di sinistra, compreso il sottoscritto, ma avrebbe evitato l'insostenibile ipocrisia del numero legale.
Per me sono stati i più brutti dieci minuti della più che decennale esperienza parlamentare. Non avrei mai pensato di concludere così amaramente il mandato di senatore. Non ci sarò nel prossimo Parlamento, ma spero sappia dare al Paese una moderna legge sulla cittadinanza.