giovedì 27 dicembre 2012

Una strategia per la ricerca


Innanzitutto, bisogna voltar pagina. Negli anni duemila si è radicata l’idea che per aiutare le imprese si dovesse demolire la ricerca pubblica. È vero esattamente il contrario. La ricerca pubblica in tutti i campi, dagli enti pubblici (EPR) alla rete universitaria, è il bastione da cui ripartire. Va messo in sicurezza e su di esso bisogna costruire un nuovo edificio. È l’ingegno italiano che ancora ci sostiene nel confronto internazionale: i nostri ricercatori sono terzi tra quelli del G8 per produttività scientifica e ultimi per i soldi che ricevono.



I colpi assestati al Cnr e agli altri enti di ricerca nell'ultimo decennio sono stati molto pesanti: sconvolgimenti normativi, continui commissariamenti, tagli dei fondi, blocchi delle assunzioni, discussioni scriteriate sulle rispettive missioni. L'unica riforma da fare in questo campo consiste nel non fare alcuna riforma per almeno un decennio. Anzi c'è solo da cancellare gran parte delle norme approvate, restituire l'autonomia piena alle comunità scientifiche, riaprire le porte ai giovani e allocare i finanziamenti secondo il merito. Questo capitolo della politica della ricerca è molto semplice ed è stato inutilmente complicato negli anni passati imponendo agli Enti paradigmi organizzativi propri delle burocrazie o delle imprese, mentre invece essi possono funzionare solo seguendo il paradigma interno alla scienza che è il riconoscimento tra pari dei meriti scientifici.

Da tanto tempo l'Italia è sprovvista di una vera strategia nazionale per la ricerca. Il ritardo è forte e si rischia di perdere il contatto con le tendenze mondiali, a cominciare dalle frontiere tecnologiche delle scienze bio, nano e info. Proprio in queste rivoluzioni scientifiche è massima la debolezza della ricerca italiana: ci sono scienziati di valore e gruppi di rilievo internazionale, ma si tratta di esperienze isolate che non fanno sistema.

Tutti e tre i campi si sono indeboliti nel decennio: nella scienza della vita si è rinunciato a fare massa critica nella ricerca pubblica, delegando sempre più l’iniziativa ai soggetti privati, proprio mentre crescevano nel settore i condizionamenti economici e ideologici; le istituzioni di eccellenza come l'Istituto Superiore di Sanità e molti Istituti di Ricovero e Cura a carattere scientifico (IRCCS) sono state indebolite dai tagli dei fondi e dalle nomine politiche. Nelle nanotecnologie, la Moratti ebbe la brillante idea di sciogliere una struttura come l’Istituto nazionale di fisica della materia (INFM) che funzionava molto bene e metteva in rete la ricerca universitaria. Nell’informatica è quasi scomparsa la ricerca privata sia dell’industria sia dei servizi. Invertire questa deriva e ricollocare il paese al passo delle frontiere tecnologiche dovrebbe essere il primo passo di un vero piano nazionale della ricerca.



Altro punto di debolezza sono le infrastrutture di ricerca - laboratori, impianti per la sperimentazione, strumentazione di base, reti scientifiche, archivi digitali ecc. – da tanto tempo assenti nei programmi pubblici. Esse danno solidità alle attività di ricerca, consentono di impostare programmi duraturi, premiano i migliori che sanno utilizzarle e attraggono ricercatori dall'estero. In passato l'Italia invece è stata protagonista dei grandi investimenti continentali, come ad esempio il Cern. Il successo della ricerca del bosone di Higgs è merito di dei fisici italiani e anche di quella politica nazionale guidata a suo tempo da Amaldi.
Occorre una riforma radicale delle strutture di governo della ricerca. L’attuale ministero è assolutamente inadeguato. Non solo non possiede le competenze specifiche, ma tende a piegare gli obiettivi verso esiti burocratici piuttosto che scientifici. Inoltre, esso sovrintende solo a una parte dell’attività scientifica nazionale e non copre settori decisivi come la Sanità, la Difesa, l’Energia, l’Ambiente, l’Agricoltura, l’Industria, l’e-government e le Telecomunicazioni. In queste condizioni organizzative, è illusorio parlare di politica nazionale della ricerca. Si finisce solo per produrre carte, regolamenti, conflitti di competenze, paralisi decisionale e sovrapposizioni.

Si può abolire quel ministero e affidare la regolazione a una nuova struttura di forte competenza scientifico-economica e di alto prestigio internazionale. Ci vuole una moderna Agenzia per la Ricerca e lo sviluppo tecnologico con precisi compiti di indirizzo e controllo: allocazione degli investimenti, gestione dei bandi di ricerca, previsione delle tendenze tecnologiche (foresight research), strategie per il presidio delle frontiere tecnologiche, promozione delle alleanze internazionali, sviluppo delle infrastrutture, elaborazione di politiche pubbliche, concertazione di politiche industriali. A gestire tale struttura devono essere chiamate le migliori competenze scientifiche, economiche e manageriali, non solo italiane. Il riferimento istituzionale non può che essere la Presidenza del Consiglio.

Ma non basta l'agenzia centrale. Quasi tutti gli Enti pubblici - l'Enea, l'Istat, l'Ispra - sono stati trasformati in uffici periferici dei ministeri, sfiancati da spoil-systems selvaggi e impoveriti da blocchi prolungati del ricambio generazionale. Occorre restituire a queste strutture le competenze, l'autonomia e la dignità che hanno avuto in passato. Quando l'Enea o l'Istituto Superiore di Sanità, per fare due esempi, presentano il rapporto annuale sullo stato dell'ambiente o della salute dovrebbero avere lo stesso ascolto delle considerazioni finali del Governatore della Banca d'Italia. L'autorevolezza di agenzie preposte alla tutela di importanti funzioni collettive è un requisito essenziale per la qualità delle politiche pubbliche.

Il ruolo della ricerca pubblica in un piano nazionale fu ben chiarito da Werner Heisenberg in un'audizione al Bundestag negli anni sessanta. Alla domanda dei deputati su quale fosse la ricerca utile da sostenere il grande scienziato rispose con un apologo. C’era un tale che, in punto di morte, chiamò i suoi figli al capezzale e rivelò loro l’esistenza di uno scrigno pieno di gioielli preziosi sotterrato nell’orto di casa. Dopo il funerale, i figli presero le vanghe e cominciarono a scavare l’orto in lungo e largo, senza trovare nulla di valore. Rimasero molto delusi, e pensarono che il padre li avesse burlati. L’anno seguente, però, l’orto produsse frutta e verdura in grande quantità, come mai era accaduto prima. Solo allora si ricordarono delle parole del padre, e capirono quale fosse il tesoro verso cui li aveva indirizzati.

5 commenti:

  1. Caro Tocci,
    sono totalmente d'accordo con i toni critici sulla sostanza dell'operato di Profumo come ministro dell'Università. Mi spingerei fino a dire che che il suo ministero è, per certi versi, equiparabile a quello del suo famigerato predecessore.
    Aggiungerei tra i guasti prodotti quello dell'ineffabile DM sulle abilitazioni nazionali che addirittura peggiora nello spirito e nella lettera il contenuto della Legge Gemini sul reclutamento (leggere deliri su mediane e riviste).
    Davvero credo che di peggio non ci possa essere anche in considerazione del fatto che ci si aspettava ben altro da un ministro "tecnico", già rettore. Mi auguro davvero che il PD rinsavisca e la smetta di scimmiottare ambienti pseudo-liberali su argomenti quali il reclutamento universitario e lasci al proprio destino personaggi come il ministro Profumo.

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  2. Condivido totalmente le tue critiche sulle procedure di abilitazione e ti assicuro che le abbiamo contestate con precisione tecnica nella commissione parlamentare, ma purtroppo il ministro Profumo non ha voluto ascoltare. il suo bilancio è molto negativo e ti assicuro che non verrà candidato dal PD.

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  3. Caro Tocci,
    La situazione della ricerca in Italia e' allo stremo. Le devastanti conseguenze della manovra finanziaria di Tremonti del 2010, che, fra l'altro, ha soppresso l'unico ente pubblico di ricerca che si occupava di salute (v. ad es. Registro nazionale tumori da amianto) e di sicurezza dei lavoratori - l'Ispesl - accorpandolo all'Inai, non si sono ancora esaurite. A seguito di tale improvvido accorpamento Adesso i ricercatori ispesl piu` anziani e vicini alla pensione vedono il proprio trattamento pensionistico calcolato con i criteri Inps anziche` con i criteri Inpdap, con danni economici esorbitanti e creando disparita` di trattamento enormi fra colleghi con percorsi professionali identici, il tutto nel silenzio piu` assoluto!

    Domani votero` per te in quanto ti so persona molto attenta alle problematiche generali della ricerca ed esortero` amici ed amiche a far altrettanto, sperando che in seguito tu possa trovar tempo anche per le ingiustizie derivanti da quella insulsa manovra la cui ricaduta sulla vita delle persone e` davvero enorme.

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  4. grazie, comprendo bene la tua protesta, e ti assicuro che me ne occuperò nella prossima legislatura; fatti risentire

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    1. Grazie per la risposta. ho provato a contattarti ieri ma qualcosa non funzionava e il messaggio si è perso, per cui ho provato su FB. Oggi riprovo
      Mi fa piacere che il risultato sia per te soddisfacente. Mi preoccupava che l'eccesso di "giovanilismo estremo" che caratterizza questo periodo. unito ad una società troppo esclusivamente basata sull'apparire (in particolare in TV) piuttosto che sull'essere e sul fare concreto, ti avrebbero danneggiato.
      Spero davvero che tu possa continuare ad occuparti proficuamente di temi come la ricerca, che ritengo fondamentali per il nostro paese. Ti confesso che nelle mie fantasie sull'auspicata vittoria del centro sinistra c'è perfino la rinascita di un istituto di ricerca che si occupi della salute dei lavoratori ..... ma forse questo è proprio un sogno! Nel frattempo i ricercatori e i tecnologi ex ispesl continuano a languire in un contesto che definire rigido e burocratico è dire poco: a parole si fa vanto dell'acquisizione della ricerca, ma nei fatti ci viene reso difficile lavorare in tutti i modi. Degli istituti sciolti nel 2010 siano stati sicuramente quelli con la sorte più amara, che ora si concrettizza anche in un danno economico enorme. Se e quando avrai un attimo di tempo, mi piacerebbe poterti descrivere la situazione sotto diversi punti di vista. Se ti sarà possibile, fammi sapere come posso farlo disturbandoti il meno possibile. Ti ringrazio anticipatamente.

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