mercoledì 5 giugno 2013

Cambiare il PD, non la Costituzione


Intervento alla Direzione Nazionale del PD del 4 Giugno 2013.

Fare pace con la realtà è il primo compito del PD. Circa la metà del popolo italiano rifiuta o disprezza la classe politica. È un sommovimento dell'opinione pubblica senza precedenti nella storia repubblicana. Si sciolgono come neve al sole le appartenenze ideologiche che avevano resistito al passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica. Milioni d cittadini cercano nuovi riferimenti politici ma non li trovano.
Come se non fosse successo niente dal PD arriva un segnale piatto. Le parole, le incertezze e gli errori sono quelli di sempre. Nella relazione di Epifani non trovo risposte ad un sommovimento di tale portata storica.

Non annunciamo una buona notizia dai tempi delle primarie. Continuiamo a ripetere stancamente diagnosi e terapie di venti anni fa. Ci siamo uniti al PDL per dire che la crisi politica non dipende dai partiti ma dalle istituzioni. Abbiamo statalizzato la responsabilità della politica. La figuraccia per il Quirinale è stata attribuita alle regole per l'elezione, con le quali però in passato sono stati scelti presidenti come Einaudi e Pertini. L'ossessione di cambiare le regole con la promessa di riformare la politica dura ormai da venti anni. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: sono peggiorati sia lo Stato sia i partiti; mai erano giunti tanto in basso nella stima dei cittadini.
Ogni volta che abbiamo modificato la Costituzione ci abbiamo dovuto ripensare: dal Titolo V, allo ius sanguinis del voto all'estero, al pareggio di bilancio che a un anno di distanza già vorremmo derogare. Guai peggiori sono stati evitati per merito degli elettori che nel 2006 bocciarono la legge costituzionale scritta dagli stessi autori del Porcellum. L'unico baluardo è venuto dai presidenti di garanzia come Scalfaro, Ciampi e Napolitano. Mi sconcerta la leggerezza con la quale si ritiene possibile demolire questo ultimo bastione e aprire la strada del Quirinale ai più forti populismi che ci siano in Europa. Due comici nel nostro paese hanno raggiunto quasi il 50% dei voti, non scherziamo col fuoco.

Il presidenzialismo non è un emendamento, è un'altra Costituzione. Non tutte le generazioni hanno l'autorevolezza per cambiare la Costituzione. Che possa farlo una classe politica al minimo storico di credibilità è un ardimento senza responsabilità. Lasciamo il compito alle generazioni successive. Apprezzeranno la nostra umiltà.
C'è invece una riforma istituzionale che possiamo fare subito, non richiede un nuovo 138, è nelle nostre mani. La vera riforma istituzionale è costruire un PD intelligente e vincente. Costringerebbe tutti gli altri attori politici a cambiare e avrebbe un effetto benefico sull'intero sistema politico.

Fare pace con la realtà significa riconoscere i problemi e cercare di risolverli. Da circa sei mesi patiamo un'inferiorità tattica con l'avversario. Berlusconi ha indovinato tutte le mosse e noi nessuna. L'agenda di governo è in mano alla destra e noi seguiamo chiosando e precisando. Accettiamo la priorità dell'IMU mentre il Governatore della Banca d'Italia ricorda che tutte le risorse disponibili andrebbero concentrate sulla creazione di lavoro. Accettiamo di cancellare il Porcellum solo dopo le riforme istituzionali, come se fosse una legge di rango costituzionale e non una violazione costituzionale. Accettiamo il diktat del governo, che arriva a minacciare un decreto, sui finanziamenti dei partiti, rinunciando a presentare una proposta del PD, nonostante la sollecitazione di molti di noi che hanno elaborato soluzioni innovative. Accettiamo così di oscurare la questione più grave del finanziamento privato della politica, rinunciando a porre un limite che impedisca l'anomalia di un assegno di 15 milioni staccato al PDL dal suo proprietario. Quando porremo le nostre priorità? Quando scriveremo noi l'agenda sul lavoro per i giovani, la rinascita del Mezzogiorno, la lotta contro l'illegalità diffusa? Dobbiamo liberarci di questa subalternità e approntare una controffensiva.

Bisogna cambiare il PD, non la Costituzione. La politica seguita in questi mesi va messa in discussione. E invece sento dire che la linea era giusta, è mancata solo la disciplina. Lo disse anche Cadorna dopo Caporetto. Poi il comando fu affidato al generale Armando Diaz, il quale riformò radicalmente l'organizzazione militare, suscitando in questo modo un nuovo senso della disciplina e unificando le forze per vincere la guerra. Al momento del suo insediamento disse: "L'arma che sono chiamato a impugnare è spuntata: bisognerà presto rifarla pungente; la rifaremo". Aspetto ancora un nuovo segretario del PD che si presenti con una simile intenzione.

Invece la tendenza è sopire, attutire, rinviare. Come se non fosse successo niente i responsabili della sconfitta pretendono ancora di comandare. Tutte le scelte sono ancora in mano alle correnti, soprattutto gli organigrammi, come quelli proposti qui oggi per la Segreteria e per la Commissione del congresso. Ma le vecchie correnti sono state delegittimate dall'ipocrisia dei 101. Quel passaggio ha lasciato un'ombra che pesa nella vita quotidiana del partito perché ha indebolito l'intera classe dirigente. La difficoltà a prendere qualsiasi decisione, come è evidente in queste settimane, dipende dal peso di quell'incubo non chiarito e non risolto. Nuoce la polvere sotto il tappeto.

Ma c'è un altro PD che vince, quello dei sindaci che conquistano voti facendo finta di non conoscere i nostri dirigenti, dei militanti impegnati a dare risposte nella crisi sociale, di risorse intellettuali che vorrebbero contribuire al progetto per il futuro. Propongo di comporre la Commissione per il congresso con i rappresentanti di questo PD che vince. Non serve il bilancino delle correnti, a organizzare le regole devono essere chiamati quelli che già fanno qualcosa per riformare il partito.

Dobbiamo riconquistare la fiducia della nostra gente. Molti vogliono dire la loro e controllare che non si ripetano altri errori. Assemblee di circoli e singoli militanti avanzano proposte. Chi le leggerà? Chi risponderà? Propongo di organizzare un metodo nuovo di ascolto, con una task force professionale che metta a disposizione una piattaforma tecnologica per organizzare al meglio la partecipazione, raccogliendo tutti i contributi e offrendone una sintesi alla prossima Assemblea Nazionale. Non deludiamo le attese dei sostenitori. Mettiamo a frutto la forza migliore dei militanti e degli elettori.


33 commenti:

  1. concordo.....purtroppo la sua posizione e di pochi altri fuori dal coro mi sembrano cosi' minoritaria in seno al PD, che proprio non mi sento di poterle dar alcun appoggio : ne voto alle elezioni, ne tessera ai fini del congresso. In bocca al lupo!

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  2. Caro Walter condivido pienamente la tua posizione . Questo paese, noi tutti abbiamo bisogno di vedere e credere che un cambiamento reale è possibile..riacquistare fiducia nella politica è una priorità altrimenti siamo allo sbando. Un paese senza ideali non può crescere.

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  3. Cindivido al 1.000%!!!!
    Eugenio Milizia (eugenio@milizia.eu)

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  4. Il che fare è tutto qui come far entrare nelle teste della maggioranza questa bella idea vedo che sei ottimista e questo fatto mi fa ben sperare a trasmettere il verbo

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  5. Caro Walter, per me hai ragione e per quanto io possa vedere tra amici, iscritti ed elettori del Pd, questa è la posizione condivisa che appare come quella della maggioranza. Stupisce e amareggia quindi che i vertici, vecchi e nuovi, non riescano a cogliere questa vitale esigenza. Ma dovranno accorgersene.

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  6. E' proprio così. Ma quanto tempo dobbiamo ancora aspettare per veder prevalere queste idee?

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  7. grazie di esistere. e di dire queste cose. e di dirle in questo modo chiaro e pulito.

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  8. A dir poco illuminante!

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  9. Bravo ma quanti lo ascolteranno?

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  10. Non sono per niente d'accordo e riporto una parte dell'intervento di Pietro Ingrao al XVII congresso nazionale del Pci, intervento oggi purtroppo ancora attualissimo, sintomo di una sinistra regno di semplificazioni inconcludenti. Ricordo che Ingrao rivolgeva la proposta di governo costituente non alla Dc di Moro o al Psi di Pertini, ma al Caf (Craxi, Andreotti, Forlani). Se una prospettiva è giusta ed ineludibile lo è ancor di più se hai di fronte Berlusconi o Craxi, questo mi ha insegnato in anni di militanza un grande uomo della sinistra come Pietro.
    “La stessa arroganza partitocratrica è come un miserabile tentativo di supplenza dinanzi all’invecchiamento dello Stato…. Non grida ai quattro venti la crisi, che stiamo vivendo, delle istituzioni?
    Io vedo in ciò la ragione urgente di un governo costituente. Non piace il nome? Se ne trovi un altro.
    E parlo naturalmente non di un governo che fa lui la Costituzione, ma crea le condizioni politiche e pratiche di una riforma.
    Parlo di un governo a termine, in cui dopo il periodo determinato necessario per varare le riforme istituzionali essenziali, il governo si scioglie e si va avanti agli elettori. Parlo di una riforma del sistema elettorale che consenta agli elettori di essere essi a scegliere tra schieramenti alternativi. E, del resto, riflettete compagni, che potrebbero realizzare i governi di programma senza avere le strutture, i poteri, la forza di schieramento necessari per effettuare una svolta?
    Non so proprio vedere come sia possibile intervenire nelle gigantesche ristrutturazioni in corso su scala mondiale con un governo poggiato su strutture ministeriali vecchie di un secolo, con un Parlamento bloccato e soffocato da un inutile, sistematico doppio lavoro su un mare di leggi e decreti, con un’amministrazione arcaica, con una rete di autonomie locali ridotte a canali di erogazione di flussi di spesa, con un sistema di relazioni industriali tutto da riedificare e persino da ripensare. Permettetemi la metafora: con che fucili andiamo a questa guerra?
    E come potremo attrezzare la sinistra, la classe operaia, lo schieramento democratico, se non creiamo da ora e con urgenza un movimento che saldi le rivendicazioni immediate, la lotta immediata a questi obiettivi di riforma strutturale?”
    Estratto dall'intervento di Pietro Ingrao al XVII Congresso nazionale del Pci - Firenze 11 aprile 1986.

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    1. La costituzione americana è più vecchia della nostra, in tutti i sensi, e anche molto meno democratica, ma non pare che gli americani vengano colti ogni due per tre dalla fregola di cambiarla. Anzi non l'hanno voluta cambiare nemmeno nella parte più retriva che permette paghe diverse tra uomo e donna. Il presidente americano ha meno poteri del premier italiano (Barca ieri sera da Vespa, ma negli anni anche diversi costituzionalisti). La carta costituzionale è un documento che dovrebbe essere sacro perchè è la stesura di un alto contratto tra tutte le forze presenti in uno stato che si riconoscono negli stessi valori, quelli appunto scritti nella carta. Perchè noi italiani dobbiamo sempre cercare di distruggere anche le nostre migliori costruzioni. Nella nostra costituzione è già insita e regolamentata la possibilità di ammodernarla e di fare le "manutenzioni" necessarie al cambiare delle condizioni. Dobbiamo limitarci a questo.

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    2. Condivido quasi ogni parola dell'analisi sulla situazione interna del partito... ma purtroppo penso che le medicine qui proposte siano peggio della malattia stessa.... Come altri, ben più aulici di me nelle citazioni che richiamano persinoi discorsi di Ingrao, faccio notare che non riconoscere la necessità di dotarsi degli strumenti necessari alla fattiva e concreta realizzazione dei programmi di una forza politica come la nostra, sia del tutto inutile e velleitario perdere tempo nello studiare elaborati programmi per rendere più moderno e civile questo paese. Meglio studiare populistici proclami, semplici e diretti, slogan che colpiscano la pancia degli elettori.. così almeno avremmo qualche speranza di vincere... NON perdiamo tempo nel demonizzare gli aversari... il problema siamo noi che non abbiamo il coraggio di stare "dentro" la nostra realtà, che non è più quella che crede la nostra gerontocrazia.... meditiamo gente... meditiamo !

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    3. Per favore non ci mettere fra i piedi anche Ingrao, In tutti gli anni che è stato in parlamento non credo che abbia prodotto grandi cose. Non ricordo per quanti anni è stato responsabile della commissione per la riforma dello stato. Cosa ha prodotto? niente. Condivido in pieno l'intervento di Valter.

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  11. Un analisi perfetta a cui do tutto il mio appoggio. sono sempre più convinto che se i vertici del PD ascoltassero di più la base berlusconi diverrebbe storia...e il m5s si sgonfierebbe...divenendo il riferimento politico solo di chi crede nei chip sotto pelle per il controllo delle masse...

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    1. CARO BERNARDO, i vertici,anche se lo volessero proprio, (piu' potere alla base = meno potere per loro)non saprebbero da dove cominciare : fare qualche telefonata ? cercare "base" su Wikipedia ? scrivere lettere, ma non sanno a chi nè hanno indirizzi? Eppoi che cosa potrebbero scrivere che loro non hano già chiaramente in mente o in quella del capo corrente ?

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  12. Ingrao? Quello che approvò l'espulsione del gruppo del Manifesto dal PCI ? Beh, di cazzate ne ha dette e ne ha fatte tante! Per poi pentirsene dopo una quarantina di anni.

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  13. Anche questa volta il partito non è in sintonia con la base e gli elettori; i quali non vogliono neanche sentir parlare di presidenzialismo e di cambiare la Costituzione. Non è bastata la fuga dalle urne, non sono bastati i voti a Grillo; cosa bisogna fare per fargliela capire? Possibile che non si possa fare la riforma elettorale e pensare al lavoro invece di perdere tempo in cose che gli italiani non vogliono?

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  14. Walter le tua analisi è esatta, ma non condivido la tua soluzione, Perché bisogna agire in modo rapido e deciso.Non c'è più tempo per la discussione e per le analisi. Domani pomeriggio sarò alla Fondazione Basso per ascoltare dal vivo la "proposta" Barca. Tutti i miei amici che hanno sempre votato PC fino al PD ora stanno votando SEL. La sinistra PD è destinata a sparire se non si scinde. Circa 1500 esuberi alla Indesit e il nostro governo e relativo parlamento di cosa parlano? Dell'elezione diretta del capo dello stato! E' uno scandalo! Walter, non mollare e fatti sentire! Nikita/Russka

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  15. una delle cose migliori lette. SUL POIRCELLUM HAI RAGIONE: BASTREBBE UNA MANUTENZIONE COSTITUZIONALE PER AVERE UNA LEGGE BELLA E PRONTA SENZA DOVER ASPETTARE MODIFICHE COSTITUZIONALI, MA IL PORCELLKUM INCOSTITUZIONALE è L'ASSICURARAZIONE sulla tenuta del governo fino allo scadere dei 18/0 mesi

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  16. Antonio del Guercio6 giugno 2013 alle ore 07:49

    Sono d'accordo, eccome. Ma se resto con SeL ci sarà pure una qualche ragione. Che è la totale sfiducia che il PD possa ancora essere "salvato" a sinistra se non si procede ad uno strappo forte, connesso ad un'azione in profondità nelle sezioni (scusate: i circoli) di base sul territorio; se non si mobilitano gli amministratori di sinistra contro la politica monti-letta che li priva d'ogni mezzo per far fronte alle necessità sociali, e così via. Insomma, se non c'è un'azione ad alta vpce e a incisione profonda nel tessuto politico e organizzativo del PD. Ti sento molto solo, caro Walter, e penso a qualche altro mio amico del PD che vedo in piena deriva dalemiana, ahimè.

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  17. Antonio del Guercio6 giugno 2013 alle ore 08:05

    Apprendo stamattina che Epifani e Letta (Paolo, al momento) con parole diverse affidano a Berlusconi il compito di consentire che questo governo consociativo duri sino al 2018. Se ai compagni per bene rimasti nel PD gli regge lo stomaco......

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  18. Caro Walter,
    noi della Fondazione Angelo Vassallo giriamo l'Italia dal 5 settembre 2010, per raccontare la bella politica del Sindaco Pescatore e denunciare la politica feudale che si esercita nel nostro Paese, soprattutto nei nostri territori. Gli unici che non hanno mai ascoltato le nostre parole sono i dirigenti del PD. Poi quando vedi che gli stessi feudatari entrano a far parte della segreteria nazionale di questo partito che è stato il partito di mio fratello Angelo mi viene da vomitare. Ti invito all'evento che noi abbiamo organizzato a Roma , 28 giugno 2013, dove parteciperanno sindaci, amministratori e associazioni del nostro Paese, per esporre la bella politica. Perché esiste.

    Dario Vassallo
    Presidente Fondazione Angelo Vassallo

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  19. Water Tocci è un grande ma temo inascoltato.
    Gusto ieri sera sentivo dire a Letta che bisogna cambiare le norme dell'elezione del presidente perché non funzionano. Ma come? Non è stato eletto Napolitano con quelle norme?
    Il problema è l'incapacità dei partiti di interpretare le esigenze del paese, non le norme.
    Quando si è incapaci e inconcludenti si dà la colpa alle norme. Questo è infantilismo.

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  20. caro Walter,
    sono d'accordo con la tua analisi, ho già detto che trovo aberrante che il PD scarichi sulle regole i suoi problemi interni non risolti; se la squadra di calcio che sta per retrocedere desse la colpa alle regole, qualcuno le darebbe ragione? Invece, cambiare la Costituzione (con tutto quel che comporta definire tutte le norme che davvero garantiscano un nuovo assetto di stato) sembra banale e innocuo come scegliere che vestito indossare al mattino.
    Tuttavia, secondo me, il nodo è sempre lo stesso dalla conferma di Napolitano in poi, ossia cos'è il PD oggi? io non lo so, non lo capisco più, mi sembra che ci sia una speranza nella sua base, ma mi sembra anche che lo scollamento con i suoi vertici sia enorme.
    Io insisto che su quei 101 nomi non si può accettare che cali il silenzio, e non per desiderio di epurazioni vendicative (anche se io personalmente li strozzerei, ma questo è un mio problema) ma perchè, se non si fa chiarezza (anche col rischio concreto di scissioni), non c'è possibilità nè di definire una propria linea innovativa (anzichè a rimorchio del PDL) nè di essere credibili e autorevoli. Io sono tra quelli che ha sempre guardato con favore a SEL, a cui riconosco un ruolo come promotore di certe istanze, ma ciò nell'alveo di una sinistra più ampia, che sia forte, autorevole e coesa; se a rappresentare quelli di noi che si sentono traditi dall'attuale PD resta soltanto SEL, io non mi aspetto che possa passare dal 3.5% al 20% e, per governare ci vogliono le idee, ma anche i numeri.
    Oggi la mia più grande paura è che queste riforme (che, come tu dici giustamente, non introducono modifiche, ma disegnano, in fretta a furia, una diversa Costituzione) vengano approvate con i due terzi del parlamento, privando così i cittadini della possibilità di esprimersi attraverso le urne e non attraverso un sondaggio settimanale.

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  21. caro Walter, questa è la mia risposta al tuo ragionamento e a quello di altri tuoi colleghi
    http://www.gazebos.it/2013/06/05/le-ragioni-del-presidenzialismo.aspx

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    1. caro Giorgio, ho letto il tuo articolo ed è come al solito un contributo di qualità, ma la mia obiezione è più radicale e originaria: perché solo in Italia da 30 anni c'è questa ossessione di cambiare la Costituzione. Possibile che sia così tanto difettosa rispetto a tutte quelle degli altri paesi europei? Oppure è difettosa la politica che continua ad attribuire alla forma statale quelle che sono solo le sue responsabilità. La teoria che solo dalle riforme istituzionali si possono cambiare i partiti è infondata sul piano storico e perfino su quello gnoseologico. Chi ha mai dimostrato quelle correlazioni modelli istituzionali e performance del sistema politico? Ti ricordi i politologi che venti anni fa ci spiegavano che col bipolarismo avremmo ottenuto meno corruzione e meno spesa pubblica? E tu sei sicuro che il presidenzialismo produrrà gli effetti politici che ti aspetti? Non è più facile che sia proprio la politica a cambiare le regole per continuare come prima sotto una diversa forma istituzionale? Accettiamo una semplice indifferenza tra forma istituzionale e performance politiche. Usciamo da questo Truman show delle riforme istituzionali che funziona solo nella testa dei politologi. Se dovessi dire sinceramente come la penso,le riforme istituzionali sono il pupazzo di pezza con cui ha giocato finora un ceto politico sempre più distante dalla realtà. Non c'è altra strada per la politica che affrontare i propri problemi lasciando in pace le istituzioni. L'ordinamento americano è pieno di buchi funzionali; non hanno neppure il decreto legge, cosa che farebbe inorridire i nostri presidenzialisti, e governano ancora il mondo, ma nessuno si sogna di cambiare la Costituzione.

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  22. Caro Walter

    non starò a ripeterti che sono d'accordo con quanto dici, l'idea di una task force di ascolto sarebbe ottima ma le federazioni dovrebbero promuovere l'incontro con i circoli e con i cittadini delle primarie e, magari tentare di produrre documenti politici da sottoporre alla discussione. Se pensi che la federazione della provincia di Roma, che non ha mai brillato per capacità organizzative (adesso il segretario Leodori ha fatto carriera ed è presidente della regione...)ha convocato una sola volta i segretari dei circoli e , dato che gli interventi erano troppi si era impegnata a riunirli di nuovo, stiamo ancora aspettando.
    Comunque al gruppo dirigente non servirà a niente mettere la testa sotto la sabbia e se il PD non cambia radicalmente l'opinione pubblica di sinistra, che ancora costituisce il 90% dell'elettorato dovrà prendere atto che il PD non è la soluzione ma il problema e, in mancanza di altri strumenti saranno i risultati elettorali a risolvere la questione; e non mi illuderei che i partiti locali possano sopravvivere ad un collasso elettorale del progetto nazionale.
    Quanto alle controriforme costituzionali è importante che i parlamentari democratici del PD ne facciano il fil rouge del loro coinvolgimento nel congresso nazionale.
    Rispetto ai temi congressuali secondo il mio punto di vista il PD deve cambiare in modo radicale su 4 punti:
    - la connotazione riformista non definisce niente e non può essere l'unica qualificazione unificante per l'identità del partito( serve solamente a giustificare il potere di un ceto politico che identifica se stesso con il partito); occorre recuperare lo spirito dell'Ulivo come luogo di unità di tutte le sinistre (socialiste, cattoliche, liberali, ambientaliste)andando oltre l'autoconservazione dei ceti politici piccoli e grandi
    - rinnovare completamente il settore organizzativo sui territori legando le strutture territoriali alla diretta espressione dei coordinamenti dei circoli
    - ridefinire il ruolo dei circoli come porta democratica per militanti ed elettori (delle primarie)piuttosto che come accampamento dei ceti politici sul territorio
    - cambiare il finanziamento pubblico non tanto (o non solo) facendo finanziare i partiti col 2 per mille dell'irpef, quando facendo transitare (solo transitare bada bene) i soldi dai circoli (o da loro aggregazioni) che li assegnerebbero alle varie strutture organizzative in base alla loro "efficienza democratica"; in cambio di questo potere nuovo di iscritti e cittadini i circoli dovrebbero impegnarsi ad una raccolta di fondi (autofinanziamento) di pari importo
    Soltanto rinnovando la concezione novecentesca di partito in modo convincente e radicale si potrebbero forse convincere i cittadini che il PD non sia un oscuro strumento per disarmare cittadini e lavoratori di fronte ai protervi ed eversivi piani di smantellamento della democrazia politica ed economica che la destra bottegaia con tutta evidenza persegue.


    Benedetto Tilia

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  23. Caro Walter,
    suggerisco a te e agli amici/compagni una riflessione.
    Sta emergendo una contrapposizione tra la Costituzione attuale (di cui si esalta il ruolo di garanzia del Presidente) e una asserita deriva populista/autoritaria (modello presidenziale e/o semipresidenziale).
    In queto dibattito ci dimentichiamo una cosa: il ruolo del Presidente della Repubblica come garante dell'unità nazionale è stato preservato da una circostanza storica assolutamente casuale, e cioè dal fatto che - per fortuna (ma le fortune non si ripetono all'infinito)- in questi 20 anni, in questa seconda Repubblica, i Presidenti della Repubblica sono sempre stati eletti da un parlamento con una maggioranza di centrosinistra.E così, dopo Scalfaro, sono venuti Ciampi e Napolitano.
    Pensa te se il settennato fosse scaduto nella scorsa legislatura, adesso Berlusconi non te lo toglieva nessuno (e mi immagino come avrebbe interpretato la funzione).
    Il sempresidenzialimo francese non mi appassiona, ma se portasse con sè il doppio turno di collegio (oltre a tutte le ulteriori, necessarie modifiche) lo firmerei domani.
    E comunque: tra un Presidente eletto da un parlamento figlio del porcellum - e che dunque può dare la maggioranza assoluta anche ad una coalizione che prende il 40% dei voti, o anche meno - ed un Presidente che deve avere il 51% dei voti, meglio, molto meglio la seconda soluzione. E questo lo dico non "nonostante" l'anomalia berlusconiana, ma proprio perchè c'è l'anomalia berlusconiana.
    Un caro saluto, Nicola Nanni

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    1. Giusta osservazione ; ma tra Berlusconi presidente eletto con i poteri attuali e Berlusconi eletto con il sistema francese,la scelta mi sembra obbligata. E se facciamo una simulazione rispetto ai risultati delle Politiche, sei certo che nel secondo turno i voti dei 5 stelle confluirebbero sul candidato di centro-sinistra? Molto dipenderebbe, in ogni caso, dal clima politico del momento, ma , rebus sic stantibus, Grillo raccomanderebbe l'astensione, e molti dei suoi (da quale provenienza?) non gli obbedirebbero.
      Inoltre, chi obbliga veramente a scegliere tra Porcellum e Presidenzialismo ? Soi dovrebbe poter sottrarsi al ricatto berlusconiano ( o no?).

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    2. caro Nicola la tua osservazione è acuta e fondata, ma mi conferma però nel conservatorismo assoluto; se in questi anni non avessimo seguito la frenesia di sostituire la politica con le riforme istituzionali e avessimo lasciato in pace la Costituzione e le leggi elettorali non avremmo le contraddizioni che tu evidenzi. La stessa distinzione tra una prima parte intoccabile e una seconda riformabile è una presa in giro. L'organicità è l'essenza della Carta Costituzionale. Ripariamo i guasti del Porcellum e lasciamo alle generazioni successive il compito misurarsi con l'eredità costituzionale. La nostra generazione non ne è stata capace ed è giusto prenderne atto.

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  24. La cosa più reazionaria, ANTIDEMOCRATICA è la costruzione della moneta unica e dell'attuale assetto europeo ( Troika),
    che ha favorito e QUINDI permesso l'attuale "massacro sociale" che va sconfinando in un vero e proprio genocidio, con milioni di esistenze bruciate, angosciate, ricattate ed in preda al terrore.
    Inoltre per la moltitudine che "ignora la materia" (tenuta APPOSITAMENTE all'oscuro da mass media "collaborazionisti"e da pseudo esperti corrotti o venduti),
    occorre RICORDARE che nella materia economica tutto ciò a cui stiamo assistendo era PREVISTO e notorio grazie alla teoria delle Aree Valutarie Ottimali.
    Giova infine RIMARCARE come grandi Premi Nobel per l'economia, da una vita di ideali PRO-GRES-SI-STI e di sinistra, come P.Krugman, J.Stiglitz e ...tanti altri, DA ANNI hanno previsto massacro sociale, perdita dei diritti,insostenibilità per i Paesi deboli della moneta unica,lo hanno più volte espresso e denunciato con Studi-Tabelle-Relazioni scientifiche-Cifre che puntualmente si sono verificate.
    Ma i "collaborazionisti" dell'attuale oligarchia lo hanno silenziato e nascosto.
    Un domani , non troppo lontano, chi si è reso complice dell'attuale fascismo verrà additato e ricordato ad imperitura memoria.
    F.to un cittadino che dalla maggiore età ha sempre professato e creduto nei valori della "vera" sinistra.

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  25. Bene. Ora ci volgliono proposte concrete per riconvertire il nostto sistema economico e produttivo.
    Per esempio, gli F35 e Taranto.

    Ho letto dell'iniziativa di Civati, di Casson ed altri deputati PD, di Sel e di M5S sugli F35.

    Occorre saldare politicamente la questione alla riconversione di Taranto: i 15 miliardi risparmiati si devono investire per fare di Taranto il primo 'Deep Sea Port' del Mediterraneo, insieme al gruppo Hutchison Whampoa, che è disponibile ad investire 1 Euro per ogni Euro investito dallo Stato.

    Con 30 miliardi in tre anni Taranto può rinascere, ritrovando la sua vocazione originaria e dando un contributo allo sviluppo di quella che può diventare la prima industria italiana: la logistica portuale ( e non solo: anche aereoportuale, ferroviaria, navigazione domestica commerciale).

    Vogliamo iniziare un serio dibattito sul futuro dell'Italia e del suo piano di riconversione industriale?

    Saluti Progressisti!

    Antonio J. Manca Graziadei, avvocato, militante Sezione Giustizia PD, Roma

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