E' benvenuta la disponibilità di Renzi a ridiscutere sulla scuola, se si intende fare sul serio. Non è questione di singoli emendamenti, c’è da riscrivere una riforma mancata, che non risolve i problemi, aumenta la burocrazia e aggrava gli squilibri esistenti. Riempire il vuoto e correggere gli errori, ecco il doppio lavoro per le prossime settimane.
Compiti repubblicani
Tanti ragazzi abbandonano la scuola e troppi adulti perdono le competenze che avevano acquisito sui banchi. Abbiamo la più alta quota di dispersione e di neoanalfabetismo tra i paesi civili. Il disegno di legge non fornisce soluzioni. Eppure sono in discussione i compiti repubblicani della scuola: rimuovere le diseguaglianze ed elevare le competenze dei cittadini. Occorre una strategia nazionale per riportare a scuola gli adulti con l’educazione permanente, innovare la didattica rispetto ai caratteri del mondo nuovo, riformare i cicli scolastici oggi inutilmente più lunghi degli standard europei. Le cose da fare sono indicate dalla commissione De Mauro nominata dal precedente governo. Basta tirare fuori dai cassetti quella proposta, stanziare i fondi, coinvolgere gli attori sociali e mobilitare tutte le istituzioni della Repubblica.
Le scuole non diventino come le Asl
Per ricomporre la frattura sarebbe cosa buona ascoltare le obiezioni venute dal mondo della scuola. Con il preside che sceglie gli insegnanti senza rispettare le graduatorie si rischia di aumentare il clientelismo, portando nella scuola i fenomeni negativi già visti nella sanità. Si rischia di accentuare gli squilibri già presenti tra le migliori esperienze e quelle dei territori del disagio. C'è il pericolo di creare scuole di tendenza ideologica o religiosa proprio nel tempo dei fondamentalismi.
Il merito di più e meglio
Si riconosca il merito introducendo la figura dell’insegnante esperto che aiuta i docenti più giovani, orienta gli studenti e cura l’innovazione didattica. In questo modo lo sviluppo professionale del singolo è messo a disposizione della comunità. Non serve invece il premio una tantum che fomenta le rivalità e guasta l’ambiente scolastico.
Borse di studio al posto dei bonus fiscali
Per garantire il diritto allo studio bisogna finanziare le borse a favore dei “meritevoli, anche se privi di mezzi”, come dice la Costituzione. Le borse furono introdotte dalla legge di parità, la n. 62 del 2000, ma sono state cancellate da Tremonti. Ora verrebbero sostituite dai bonus fiscali, finanziando i ceti più abbienti a discapito dei redditi bassi. Non si può accettare che la destra sferri il colpo finale alla legge di parità con i nostri voti.
Le risorse per la vita quotidiana delle scuole
L’autonomia senza i soldi rimane una parola vuota. Se davvero sono disponibili tre miliardi di euro si devono prima di tutto restituire alle scuole le risorse per il funzionamento ordinario, evitando l’umiliante questua oggi rivolta ai genitori anche per il famoso rotolo di carta igienica. E bisogna ridurre il numero di studenti nelle classi per fare davvero la buona scuola.
Restituire il maltolto
I soldi promessi agli insegnanti per la card e il bonus non compensano neppure le somme sottratte alle buste paga con i tagli degli anni passati. Si rinnovi il contratto di lavoro e gli insegnanti decideranno a loro piacimento come spendere gli adeguamenti salariali. Non hanno bisogno dei consigli del governo per acquistare un libro o andare al cinema.
Come scrivere una legge semplice e leggibile
Il testo attuale produrrà un tomo di mille pagine di norme attuative. Si prepara un'alluvione burocratica che rischia si soffocare la didattica. La legge va riscritta con pochi articoli, semplici e leggibili. L'attuazione deve essere affidata direttamente ai dirigenti e non alle macchinose leggi delega, che anzi vanno eliminate.
Assunzioni per il fabbisogno delle scuole
Sulle assunzioni bisogna partire dalle esigenze delle scuole. Per coprire il fabbisogno non bastano le graduatorie a esaurimento, bisogna attingere anche alle professionalità maturate dagli insegnanti abilitati. C'è lo spazio per assumere subito 30-40 mila precari oltre i 100 mila previsti, utilizzando successivamente il turnover, senza ulteriori aggravi di bilancio. Occorre un piano pluriennale di assunzioni per superare definitivamente il precariato, riservando solo ai concorsi l'accesso dei nuovi insegnanti.
Fare presto e meglio
Perché rinviare le assunzioni fino a mettere a rischio l'inizio dell'anno scolastico? Si proceda subito in commissione e poi in aula ad approvare gli articoli sull'accesso al ruolo con le norme connesse all'organico dell'autonomia. Nel frattempo si può concordare la riscrittura della legge che può essere approvata nelle prossime settimane.
Renzi ha riconosciuto con grande onestà di aver sbagliato. È segno anche di una sua sensibilità al tema. Per la prima volta un presidente del Consiglio mette la scuola al primo posto dell'agenda di governo. Non sprechiamo l'occasione. Si deve cambiare la logica dell'attuale proposta. E' ancora possibile scrivere la vera riforma della scuola.
Proposte molto sensate, le sue. Aggiungerei:
RispondiElimina1) Non toccare la commissione mista agli Esami di Stato conclusivi del'intero ciclo scolastico. Il DDL attualmente prevede una delega al governo che, molti temono, porterà alle commissioni composte da soli docenti interni (non pagati per il lavoro aggiuntivo). Se lo Stato non è in grado di trovare alcune centinaia di milioni (su un bilancio di 800 miliardi circa, se non sbaglio) per i diplomi che vengono rilasciati a suo nome, può anche chiudere i battenti.
2) Rendere chiare e non assurdamente punitive le normative in termini di responsabilità (civile e penale) nei confronti dei minori che sono affidati alla scuola. Abbiamo sentenze che condannano le scuole per alunni che hanno agito in modo incosciente, contravvenendo alle regole più elementari. Altrimenti, i viaggi di istruzione (che possono avere un senso, se ben pensati) diminuiranno sempre più, con i prevedibili effetti sul settore.
3) Meditare su un modello di scuola in cui chiunque la frequenta senza essere bocciato, ma rigorosamente valutato, con facoltà all'alunno di iscriversi nuovamente allo stesso anno di corso per rifrequentarlo; al termine degli studi, alunni con esiti particolarmente negativi ricevono un attestato di frequenza e non il diploma; in ogni caso, il diploma deve essere accompagnato da un documento analitico, disciplina per disciplina.
Neanche una parola sulle deleghe in bianco (la parte più pericolosa del DDL), Senatore? Lasciamo perdere le modifiche, gli aggiustamenti, gli emendamenti: questo DDL deve essere RITIRATO. La Scuola italiana ha bisogno di una Riforma ma NON di questa.
RispondiEliminaC'è scritto che le deleghe vanno eliminate
RispondiEliminaSembra lo stesso copione visto durante l'esame alla Camera: dichiarazioni di apertura ma l'impianto clientelare rimane. Inaccettabili chiamata diretta e deleghe
RispondiEliminaGentile Senatore, sono Agostino Del Buono, presidente nazionale ASSODOLAB, Associazione Nazionale Docenti di Laboratorio. Sito di riferimento www.assodolab.it In questo ultimo mese ho scritto alcuni articoli contro la Buona Scuola perché, secondo il mio modo di vedere le cose il Ddl Scuola non rispecchiava la BUONA SCUOLA. Così ho pubblicato gli articoli (tutti in tema ironico ovviamente) dal titolo: Pronto il nuovo stile di vita degli insegnanti. Riflessioni sul Ddl Scuola e il nomadismo triennale dei docenti e quello di oggi Blocco degli scrutini: gli insegnanti giocano l'ultima partita nella zona off-limits. Insomma Senatore, ogni insegnante ha una visione della Scuola ma alcuni articoli inseriti nel Ddl Scuola sono veramente inaccettabili, compreso quello delle deleghe in bianco. Sono contento della Suo intervento su questa pagina e rimango a Sua disposizione. Prof. Agostino Del Buono agostino.delbuono@assodolab.it
RispondiEliminaLa scuola è un organismo troppo complesso per poter semplificare sia da una parte che dall'altra.
RispondiEliminaIl primo errore è proprio questo: parlare di scuola e non di ordini di scuola come se i docenti di una scuola elementare vivessero le stesse problematiche e le stesse situazioni di quelli delle superiori; ma anche all'interno dello stesso ordine di scuola la realtà di un liceo classico è profondamente differente da quella di un tecnico o di un professionale. Un tempo per fare un concorso da preside occorreva aver insegnato 5 anni in quel tipo di scuola, ora un docente può diventare dirigente anche senza aver effettuato un giorno di lezione in quell'ordine di scuola, ogni specificità è stata cancellata dal pressapochismo.
Un altro punto dolente è il lavoro sommerso dei docenti, ma dobbiamo essere onesti, non di tutti, anzi. Ci sono molti docenti che effettivamente fanno 18 ore di lezione, mentre altri più di 40, tra preparare le lezioni, i compiti in classe, correggerli, ecc. Ci sono discipline che hanno un carico maggiore di altre, che hanno un peso e responsabilità nettamente diverse, ma nella scuola prevale l'uguaglianza: se ne parla da trent’anni di portare allo scoperto il lavoro effettivo di ogni docente, ma evidentemente non ha interessato e non interessa nessuno.
E poi parliamo del merito. Partecipare sempre agli esami di maturità (anche quando la nomina è su due sedi a 30 km l'una dall'altra) senza mandare un banalissimo certificato medico a che pro? Svolgere il lavoro di Presidente di commissione con scrupolo e attenzione, assumendosi tutte le responsabilità senza mai incorrere in contenziosi, ha cambiato in qualche modo la mia vita? Partecipare a tutte le riunioni collegiali anziché dichiarare di avere a quell'ora il fisioterapista ha segnato il mio curriculum? Assumere la nomina di coordinatore di classe, quando la maggioranza la rifiuta per il misero compenso, migliora il mio status? Arrivare allo scrutinio con tutto pronto, relazioni, voti, ecc. o non ricordarsi neanche i nomi degli alunni è lo stesso?
In che misura si può valutare il lavoro di un insegnante? Alunni, genitori e gli stessi docenti lo fanno tutti i giorni ma esplicitarlo in una valutazione oggettiva è difficile, ma soprattutto difficilmente condivisibile.
Anche gli alunni vogliono il riconoscimento del loro operato, per cui la proposta di portare avanti tutti a prescindere dagli obiettivi raggiunti potrebbe funzionare in una scuola superiore solo se gli alunni non fossero divisi in classi, ma aggregati per gruppi di livello a seconda delle discipline, per cui, poi, ognuno al termine di un percorso anche quadriennale (per porre gli studenti italiani al pari di quelli europei) verrebbe valutato per il livello raggiunto. Questo responsabilizzerebbe i ragazzi che a questa età amano avere la possibilità di scegliere. Potrebbero scegliere anche le materie da seguire con un orario che non sia superiore alle 4/5 ore giornaliere, così da avere il tempo quello utile per fare i compiti (attività necessaria, dicono gli studenti, per apprendere poiché non c’è apprendimento senza riflessione individuale), ma avendo anche del tempo libero, per loro fondamentale. Ma per i docenti sarebbe una rivoluzione, altro che organico triennale. Significherebbe non avere la certezza delle classi, dell'orario annuale, della scuola, delle assunzioni…
Credo che queste proposte siano buone, ma resti aperta la questione della valutazione degli insegnanti, che per me, che sono ex-insegnante, dovrebbe essere al centro, oggi, di qualsiasi proposta di riforma.
RispondiEliminaRacconto un episodio. Nel liceo in cui insegnavo mi capitò di avere un collega di storia e filosofia eccezionale, molto più giovane di me, che aveva appena vinto il concorso. La classe che avevamo in comune era formata da ragazzi molto svegli, ma che, abituati a professori che non facevano fare quasi niente, erano un poco riottosi al lavoro e allo studio. Lui continuamente verificava quel che avevano studiato, lavorava come un matto, curava molto l'insegnamento di storia (che spesso gli insegnanti di questa materia trascuravano... e ne vediamo le conseguenze) e infine era molto stimato e rispettato dagli studenti, che non sono opportunisti come molti vogliono far credere.
Fine dell'anno. Lui ed io fummo invitati alla cena degli studenti. Lui, nel pomeriggio, aveva l'incontro finale con la commissione di valutazione, per la valutazione del suo primo anno di insegnamento. Mi raccontò, mentre andavamo a cena, come era andata. Una prof., a mio parere molto mediocre, non aveva neppure letto la sua tesi, di argomento storico. Aveva insistito a fargli domande di "didattichina": quali schede, griglie ecc, usava per valutare ecc.. Alla fine gli avevano concesso, come dall'alto (della loro ignoranza!) il superamento del periodo di prova. Totale indifferenza sui contenuti dell'insegnamento.
Non è un episodio isolato: io, per esserci stata dentro per decenni, sono convinta del fatto che la scuola sia regredita e si sia squalificata a partire soprattutto dagli anni ottanta: per non aver saputo trasformarsi da scuola formalmente inclusiva in scuola effettivamente inclusiva, capace di far crescere culturalmente un sempre maggior numero di persone. Il famigerato BES, di cui nessuno si occupa, è il simbolo e il punto d'arrivo più vergognoso di questa involuzione.
Perciò è fondamentale che si valuti: chi ha idee, chi ricerca, chi sa insegnare non solo ai ragazzi che arrivano già "bravi", deve poter emergere su chi insegna in modo mediocre, su chi non fa altro che piangersi addosso, su chi dice: ho fatto tutto il possibile, ma... ; oppure: non ho mai avuto una classe così scadente... Una commissione esterna, come aveva proposto Luigi Berlinguer, una tesi di insegnamento, la presentazione di materiali elaborati, e di prove corrette,ecc. ecc., e alla fine, se uno superail concorso, una specie di dottorato dell'insegnamento. Chi vuole può concorrere, una volta su 8-19 anni; chi non vuole, resti al palo. Chi concorre, scegliendo quando farlo, può essere fortemente stimolato a migliorare il suo insegnamento. E alla fine deve avere canali per poter proporre ad altri i risultati del proprio studio e della propria ricerca.
L'autovalutazione interna a ciascun istituto o affidata al preside non ottiene altro che rinforzare il corprorativismo e il clientelismo e la mediocrità.
Caro Walter, gli errori politici di Renzi sono irreversibili. Ha creato una catastrofe per il paese di cui il Pd e' responsabile. Non votero' mai piu' Pd. Il senso dello stato di Renzi e' di tipo cosa nostra. Sono una persona seria. Dichiaro il mio addio al centrosinistra. Antonio Peduzzie
RispondiEliminaCaro Walter,
RispondiEliminapure che le cose che scrivi sono tutte condivisibili, fino a che tu e Corradino Mineo rimarrete nel PD di renzie non siete credibili. Vi voglio combattivi altrove, ma fino a che sarete con Renzie - seppur in minoranza - non avrete mai il mio voto.
Con affetto,
Fausto Mariani
Renzi prende tenpo solo per qualche escamotage alla berlusconi.
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