mercoledì 19 giugno 2013

Cambiare con la Costituzione - Invito al seminario

Vorrei invitarvi a questo seminario promosso da un gruppo di parlamentari sulla questione costituzionale. Ci muove la preoccupazione che il procedimento di revisione possa portare a soluzioni sbagliate o dannose. A cambiare devono essere i partiti. La Carta, invece, va prima di tutto rispettata e attuata.


Cambiare con la Costituzione - seminario sulla questione costituzionale

Relazioni di  Luigi Ferrajoli, Giovanni Bachelet
Renato Balduzzi, Ida Dominijanni, Carlo Galli.

Martedì 25 giugno ore 19.00, Sala Capranichetta, 
piazza Montecitorio 125 


Alcuni di noi hanno espresso molti dubbi sul percorso di riforma costituzionale appena avviato. Dubbi sul metodo che, a nostro avviso, rappresenta un oggettiva anomalia rispetto alle procedure indicate dall'art. 138 della Costituzione. Non ci convince poi l’ampiezza del mandato che prefigura un progetto di riforma complessiva, anziché puntali e circoscritti interventi sui singoli punti critici della seconda parte della Carta. Un approccio che di fatto evoca un potere costituente, invece che un più legittimo potere di riforma costituzionale, che verrebbe esercitato da un Parlamento non eletto con questa finalità.
I nostri dubbi riguardano anche il merito delle modifiche che si vorrebbero introdurre, preventivamente orientate verso un'opzione di tipo semipresidenzialista,come se su questo modello istituzionale fosse già stata siglata un’intesa che non lascia margini ad un vero e libero confronto. Un'opzione che consideriamo pericolosa non per se stessa - non abbiamo pregiudizi ideologici – ma per le ricadute che avrebbe sull'impianto costituzionale, che verrebbe profondamente snaturato, e sul tessuto sociale e civile del nostro Paese.
Non ci sentiamo conservatori, al contrario sappiamo bene che serve introdurre alcune modifiche, tutt'altro che marginali, per restituire efficacia e credibilità alla nostra democrazia e alla forma di governo parlamentare. Occorre superare la debolezza di un sistema che troppo spesso appare autoreferenziale, poco efficace, dispersivo. Ma questi mali si possono curare rispettando lo spirito e la lettera della Costituzione e non agendo contro di essa. Soprattutto non si può attribuire esclusivamente alle istituzioni la responsabilità della crisi politica che attiene ai partiti e da tempo sollecita la loro autoriforma.
Vogliamo condividere i nostri dubbi e le nostre perplessità, al di là delle singole appartenenze di partito, con quanti hanno a cuore il cambiamento e la Costituzione.
Ci ritroveremo a discuterne insieme con alcuni amici e studiosi in un primo seminario di approfondimento. Vi aspettiamo.

Rosy Bindi, Gregorio Gitti, Gennaro Migliore, Walter Tocci, Luciano Agostini, Donatella Albano, Silvana Amati, Maria Amato, Giovanni Burtone, Felice Casson, Giuseppe Civati, Miriam Cominelli, Paolo Corsini, Paolo Cova, Peppe De Cristofaro, Loredana De Petris, Nerina Dirindin, Di Salvo Titti, Nicola Fava, Francesco Ferrara, Marco Filippi, Filippo Fossati, Claudio Fava, Nicola Fratoianni, Carlo Galli, Nadia Ginetti, Chiara Gribaudo, Mauro Guerra, Florian Kronbichler, La Marca Francesca,  Donata Lenzi, Sergio Logiudice, Mauro Marino, Davide Mattiello, Corradino Mineo, Margherita Miotto, Franco Monaco, Michele Nicoletti, Matteo Orfini, Annalisa Pannarale,  Valentina Paris, Edo Patriarca, Stefania Pezzopane, Ileana Piazzoni,  Gaetano Piepoli, Nazzareno Pilozzi, Giuditta Pini, Fabio Porta, Ernesto Preziosi, Laura Puppato, Stefano Quaranta, Fausto Raciti, Lucrezia Ricchiuti, Angela Rossomando, Arcangelo Sannicandro, Mario Sberna, Luciano Uras, Liliana Ventricelli




1 commento:

  1. Caro Walter

    E’ vero, non si può attribuire esclusivamente alle istituzioni la responsabilità della crisi politica che attiene ai partiti ma è anche vero che negli ultimi anni partiti e partiti nelle istituzioni hanno dimostrato una straordinaria sordità a ogni minima istanza di cambiamento.

    Il sospetto è che si voglia oggi risolvere per decreto un problema politico e che non si voglia tenere in minimo conto chi segue modelli organizzativi diversi e con forme e modalità diversissime raccoglie larghi consensi elettorali.

    Agire rispettando lo spirito e la lettera della Costituzione e non contro di essa significa maggiore apertura evitando adattamenti a idee preconcette o, peggio a distorsioni burocratiche sedimentate negli anni ed alle quali ci siamo assuefatti.

    A partire dal diritto di voto che si perde dopo 18 votazioni se non ci si sottopone a surrettizi adempimenti burocratici; per questo ho rivolto un appello ai sindaci d’Italia (attraverso l’ANCI) di cui ti allego qualche parte:

    Sono cittadino italiano e la Costituzione mi riconosce il diritto di voto, lo Stato mi da documenti di identità, il mio comune mi iscrive nelle sue liste elettorali, mi assegna al seggio dove dovro’ votare e trasmette al seggio la mia iscrizione, gli scrutatori riscontrano gli elenchi del seggio con il mio documento di identità e potrei votare; l’introduzione della tessera elettorale, ha pero’ limitato l’esercizio di un diritto costituzionale o quantomeno lo ha complicato

    Esauriti gli spazi per il voto sulla tessera elettorale si deve andare a sostituire al comune la tessera altrimenti non si puo’ votare.

    Ma un diritto riconosciutomi dalla costituzione puo’ essere revocato per questioni formali dal comune?

    La tessera elettorale serve ai comuni che cosi’ (almeno per 17 volte) riducono costi e adempimenti di invio/consegna, ma non andare a sostituire questo documento che facilita solo l’amministrazione pone il cittadino sullo stesso piano di chi ha commesso un reato che gli fa perdere i diritti civili

    Se l’elettore è disabile esercitare questo diritto costituzionale dopo la 18ma volta è ancora più complicato e se è in carcere diventa quasi impossibile

    Nell’ultima tornata elettorale i problemi causati dall’esaurimento degli spazi per il voto sono stati numerosi rafforzandomi nella convinzione che la tessera debba essere abolita perche’ limita l’esercizio del voto in contrasto con l’art 48 della Costituzione.

    Dato pero’ che e’ stata introdotta con una legge, l’iter per la sua modifica o soppressione potrebbe essere lungo ed annegare nel mare magnum delle riforme elettorali.

    Ma i sindaci possono fare subito qualcosa per ridurne gli effetti piu’ contrastanti con il testo dell’art. 48 della Costituzione che recita: Il diritto di voto non puo’ essere limitato se non per incapacita’ civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnita’ morale indicati dalla legge.

    Basterebbe autorizzare i presidenti di seggio a consegnare agli elettori un pieghevole con altri 18 o 100 spazi (la legge non pone limiti), su questa “prolunga” si annotano i dati della tessera esaurita, senza nuove emissioni, senza registrazioni suppletive e, soprattutto, senza limitare un diritto costituzionale per ragioni meramente burocratiche

    Io mi sono recato al seggio con il testo della Costituzione ed un’autocertificazione di godimento dei diritti civili, dopo una breve consultazione hanno aggiunto un timbro sulla pagina bianca della tessera e mi hanno fatto votare.

    Sono un elettore testardo ma, da solo, non potevo fare altro che creare un precedente; ho trovato persone ragionevoli che mi hanno aiutato: puo’ fare qualcosa anche Lei? Puo' per esempio girare questo mio appello ai sindaci?

    Mi perdoni se con la situazione complicata e seria del nostro Paese La importuno con questo piccolissimo problema ma e’ dal diritto di voto che nasce la democrazia e mi preoccupa che da una parte si lamenti la disaffezione al voto e dall’altra lo si ostacoli

    Distinti Saluti
    Paolo Guerriero
    Roma

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