Discorso pronunciato in Senato il 9 Luglio 2013 per motivare il voto di astensione sulla legge di modifica dell'articolo 138 della Costituzione.
Signor presidente, colleghi senatori, se dovessi risultare sgradevole sappiate che non è mia intenzione. Vorrei ribaltare un famoso incipit dicendo che tutto fuorché la cortesia mi porta contro questa proposta di legge. Il mio dissenso comincia nel titolo, si alimenta nel testo e diventa totale sull’idea stessa di toccare la Costituzione. Per rispetto del mio partito non voto contro, ma nel rispetto dell’articolo 67 della Costituzione non posso votare a favore. D’altronde c’è già troppo unanimismo: si diffondono luoghi comuni che suonano veri solo perché vengono ripetuti con sicumera dall'inizio del dibattito trent’anni fa. Alcuni giovani parlamentari andavano ancora all’asilo, il mondo è cambiato, ma l’agenda è rimasta sempre la stessa. L’entusiasmo iniziale delle Bicamerali si è tramutato in una vera ossessione a modificare le istituzioni, una malattia solo italiana che non trova paragoni in nessun altro paese occidentale. È difficile credere che la nostra Carta sia tanto più difettosa delle altre da meritare questo accanimento terapeutico. È più probabile che il malanno dipenda dagli improbabili costituenti. Siamo chiamati a dichiarare che la revisione della Costituzione è oggi una suprema esigenza nazionale.
Mi chiedo, perché? Per cosa? E in nome di chi?
Il perché riguarda il tema della decisione. Si ricorre all'ingegneria istituzionale per obbligare il politico a fare ciò che non gli riesce spontaneamente. Si riprende a sfogliare l'atlante politologico alla ricerca del modello - francese, tedesco, spagnolo, americano e perfino australiano - che dovrebbe essere capace di redimere la politica. Questo cadornismo applicato al sistema politico-istituzionale ha sempre fallito: il bipolarismo doveva eliminare la corruzione, il federalismo doveva promuovere lo sviluppo locale, il maggioritario doveva garantire la stabilità e via di questo passo. Per dirla con Don Abbondio, chi non ha la volontà politica non se la può dare con gli artifici istituzionali. Eppure questa illusione è dura a morire. Ha sostenuto strategie politiche, animato talk show, ha creato perfino un nuovo ordine professionale degli ingegneri istituzionali - costituito dai parlamentari esperti del tema, ai quali va comunque la mia stima personale, dai giuristi che ne hanno fatto una carriera accademica e dagli editorialisti che ne hanno fatto una fortuna mediatica. L’ordine degli ingegneri si pone solo domande tecniche, evitando i problemi che potrebbero mettere in discussione la sua esistenza.
Il dato saliente del trentennio è la crisi dei partiti. La causa politica dell’ingovernabilità è stata però trasferita in capo alle istituzioni: "se non si decide, non è colpa mia ma dello Stato che non funziona". Questo è il motto del politico, a tutti i livelli, dal governo nazionale fino all’ultimo dei municipi. Ma lo sviamento non è stato innocuo. È servito come alibi alla politica per non affrontare i suoi problemi, che nel frattempo si sono aggravati. Le istituzioni sono state stravolte per finalità strumentali invece di essere curate nella loro essenza. La promessa era di riformare lo Stato per migliorare i partiti, ma sono peggiorati entrambi; mai erano precipitati tanto in basso nella stima dei cittadini. È tempo di fare sobriamente la nostra parte lasciando in pace le istituzioni. L’unica riforma veramente necessaria è cambiare i nostri partiti per renderli adeguati a governare il futuro Paese.
La domanda sul cosa si è ridotta a un mantra: il mondo cambia e bisogna decidere in fretta. Ma in quest’aula sappiamo bene che le leggi più brutte sono proprio quelle più frettolose: il Porcellum fu approvato in poche settimane; le leggi ad personam di gran carriera; diversi decreti di Monti, dai contratti di lavoro fino all’eliminazione delle province, furono approvati tra lo squillar di trombe e si ritrovano oggi smontati dal governo Letta. Il decisionismo senza idee ha prodotto un’alluvione normativa che soffoca l’economia e la vita quotidiana dei cittadini. Ce la prendiamo con la burocrazia come se fosse un destino cinico e baro, ma essa dipende dalle troppe leggi che approviamo qui. Aveva ragione Luigi Einaudi a fare l’elogio della lentezza parlamentare come antidoto all’ipertrofia normativa.
Non è la velocità, ma la qualità che manca al procedimento legislativo. La causa è nello strapotere dei governi che da tanti anni impongono a colpi di fiducia le leggi omnibus, con centinaia di commi disorganici, improvvisati, spesso modificati prima di essere applicati. Questa peste normativa distrugge l'Amministrazione dello Stato, fa nascere i contenziosi, le interpretazioni fantasiose e la paralisi attuativa. Bisognerebbe restituire al Parlamento la piena sovranità legislativa, ma questa autoriforma dovremmo farla noi, cari colleghi, senza delegarla all'ordine professionale degli ingegneri istituzionali. Dovremmo attuarla con l'orgoglio di parlamentari: poche leggi l'anno, in forma di Codici unitari, delegando funzioni al governo e aumentando i poteri di controllo; stabilire che non si legiferi senza prima valutare i risultati delle leggi precedenti; dare alle commissioni parlamentari poteri effettivi di inchiesta - un dirigente di Finmeccanica, quando viene chiamato in Senato, dovrebbe temere la graticola come un dirigente di strutture federali chiamato a render conto di fronte al Congresso americano.
Sulla terza domanda, in nome di chi, si risponde di solito appellandosi all’interesse nazionale. Eppure ogni volta che abbiamo modificato la Costituzione ce ne siamo poi dovuti pentire: il Titolo Quinto ha creato conflitti permanenti tra Stato e Regioni; dopo lo ius sanguinis del voto all’estero oggi si passa a invocare lo ius soli per i figli degli immigrati; prima si blocca il pareggio di bilancio e poi si esulta per la deroga concessa dall’Europa.
D'altro canto, basta leggere il testo per notare la discontinuità. La bella lingua italiana, con le parole semplici e intense dei padri costituenti, viene improvvisamente interrotta da un lessico nevrotico e tecnicistico, scandito dai rinvii a commi, come in un regolamento di condominio. Sono queste le parti aggiunte da noi.
Fortunatamente i cittadini hanno evitato i guai peggiori bocciando la legge costituzionale ideata dagli stessi autori del Porcellum. L'unico baluardo lo abbiamo trovato nei presidenti di garanzia come Scalfaro, Ciampi e Napolitano. Mi sconcerta la leggerezza con la quale si ritiene possibile demolire questo ultimo bastione. In Italia la personalizzazione si è sempre presentata come patologia, mai come responsabilità della leadership. Non scherziamo col fuoco. Il presidenzialismo non sarebbe un emendamento, ma un'altra Costituzione.
Dovremmo avere un senso del limite. I nostri partiti rappresentano oggi a malapena la metà del corpo elettorale. L’altra metà ha manifestato in tutti i modi il suo disagio e la sua sfiducia. Non è saggio usare la revisione costituzionale per santificare un governo privo del mandato elettorale. Questo è il vulnus che segna la modifica del 138. Il procedimento lega la sorte del governo ai tempi e ai modi della revisione costituzionale. Porre un vincolo di maggioranza come inizio e come fine della riforma è una forzatura politico-costituzionale senza precedenti in Italia e in Europa. I governi passano e le costituzioni rimangono - non dimentichiamolo.
La nostra, la mia generazione ha dimostrato abbondantemente l'inadeguatezza al compito costituente. Che possa adempierlo oggi, al minimo storico del consenso elettorale, è un ardimento senza responsabilità, è una dismisura contro la saggezza costituzionale. Lasciamo alle generazioni successive il compito di rielaborare l’eredità ricevuta dai padri costituenti. Non tutte le generazioni hanno l’autorevolezza per cambiare le Costituzione.
Dovremmo prenderne atto con l'umiltà che dovrebbe sempre accompagnare l’esercizio del potere. Quell'umiltà che è oggi il miglior contributo che possiamo portare alla Carta Costituzionale.
sottoscrivo quasi tutto (tranne il riferimento a Scalfaro, ma la perfezione non è di questo mondo)...complimenti Senatore. E io sono un rappresentante di quel popolo nel nome del quale si intende creare un nuovo pasticcio. Complimenti per il coraggio di dire ciò che in molti pensano, cioè: "Non è saggio usare la revisione costituzionale per santificare un governo privo del mandato elettorale".
RispondiEliminaNon sono un elettore del PD ma non ne ho mai fatto una questione di parte politica, ma solo di persone intelligenti e devo ammettere che questo è l'intervento più intelligente che mi è capitato di leggere o ascoltare da febbraio a questa parte. Tutta la mia stima
Rossano
sono anni che seguo Walter e posso testimoniare che è un politico saggio, avveduto e di grande esperienza. Per scrivere lui che non ne può più, dopo tutto quello che ha visto e "passato" in questi anni (soprattutto gli ultimi) vuol dire che siamo arrivati all'ultima fermata.....C'è da avere paura!
EliminaNIKITA.RUSSKA
Sottoscriviamo. E chiediamo la divisione del PD.
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RispondiEliminaSono MOLTO d'accordo e non da oggi con le riflessioni di Tocci: è ora di unire le forze per una strategia che abbia come fondamento la "renovatio£" dei partiti e come strattegia intanto l'intervento sulle forme organizzative e sul finanziamento. Riflettevo l'altro giorno, dati alla mano, che ormai siamo alla seconda generazione di persone (famigliari compresi)allevati in queste istituzioni:senza arte ne parte, vagolano da una corrente all'altra con il loro pacchetto di voti solo preoccupati di sopravvivere.E questo vale anche per il sindacato. Quando sarà possibile fare i congressi di circolo che eleggano intanto il proprio direttivo ? Quando sarà possibile avere, in una città come Roma, una struttura, diretta espressione dei circoli, cioè formata dai loro responsabili, dove si riusciranno intanto a conoscere nel loro insiemee e poi a dibattere i problemi della città e del territorio ? Quando i municipi avranno un organismo di partito che ne discuterà e ne deciderà le politiche insieme agli eletti ? E' chiedere troppo ? Badate che se non si passa per queste che sembrano forche Caudine, le cose non cambiano. Ad esempio, perchè non far discutere ogni anno un budget di spesa circolo per circolo ed individuarne il finanziamento coinvolgendo in questo tutti insieme iscritti e non evidenziando la grande funzione democratica di questo confronto. Mi sembra che non ci voglia poi tanto per cominciare a moversi così. Con stima, Massimo Prasca
EliminaCiao
Eliminami chiamo Benedetto Tilia e sono segretario di un circolo ambiente del PD (area di Ricerca di Frascati Enea-Infn) della provincia di Roma e concordo molto sulle proposte, sia pure schematiche, che fai per cercare di rigenerare il PD partendo da un potenziamento del ruolo dei circoli intesi come luogo di partecipazione, discussione e controllo per i cittadini elettori, per superare una crisi di un modello di partito tenuto rigidamente sotto il controllo di un ceto politico autoreferenziale che ormai lo espone a degenerazioni intollerabili (come la vicenda dei 101 con quel che ne è seguito e probabilmente con quello che l'ha preceduta dimostra in modo inequivocabile).
Sono talmente d'accordo con le tue proposte organizzative, soprattutto quella che fa transitare il finanziamento dai circoli che, come circolo ci abbiamo costruito sopra un documento da proporre agli altri circoli sperando che questi argomenti superino la censura preventiva fatta dalle strutture attuali del partito organizzazione e arrivino a influenzare il dibattito congressuale del PD attualmente avvitato in questioni di puro mantenimento dello status quo, tranne cercare una faccia nuova (di bronzo...) per continuare il vecchio gioco, ormai peraltro in crisi profonda di fiducia presso elettori ed iscritti.
La e-mail del mio circolo è direttivo@pdarearicercafrascati.net se fossi interessato ad approfondire la questione.
Ciao
benedetto Tilia
L'intervento più chiaro e onesto da un trentennio a questa parte che descrive in tutta la sua drammaticità l' "orrore della situazione". Congratulazioni. La totale mancanza di qualità nell'uomo è certo alla base dell'inconcludenza delle sue azioni in ogni sfera, e nel caso di specie nell'attività di legiferare. Come uscire da questa situazione disperata? Riconoscere con umiltà l'impossibilità di farlo è purtroppo solo un mezzo passo. Una generazione anche nei suoi fallimenti non può declinare alla sua responsabilità dettata dal suo stesso esistere. In questa dimensione si colloca l'esempio che si dà alle generazioni future e qui non ci si può astenere. Se la via d'uscita deve essere la qualità, l'autorevolezza, direi la stessa umanità delle persone, il rispetto per il partito in base al quale non ha votato contro risulta del tutto incomprensibile. Nella sua onestà intellettuale dovrebbe esserle chiaro che non sono piani più scindibili. L'astensione non è più praticabile. Una parola seguita dall'azione sarebbe proprio quel mezzo passo mancante d'esempio per chi verrà in futuro.
RispondiEliminaUn saluto cordiale
Francesco
Grazie Walter. Bell'intervento. Sarai stato magari anche applaudito, ma quanto "colleghi" ti hanno seguito? Ciau, sergio
RispondiEliminaCaro Walter,
RispondiEliminatutto vero, acuto e pungente. Ma posso capire il punto di conclusione (lasciamo ad altre generazioni...) solo in relazione al fatto che è un intervento in sede di votazione su una specifica proposta. Tutta la prima parte potrebbe motivare efficacemente anche interventi di modifica della Costituzione. Non questo passaggio, altri interventi. Tu pensi che siamo un paese che possa consentirsi strutturalmente di poter avere due maggioranze diverse nei due rami confidando che stia poi ai partiti trovare combinazioni utili di maggioranza? Io no. E non sono un ingegnere ;-)
Valerio Russo
Una intervento di grande valore politico e spessore etico. Anche per chi negli ultimi anni si era allontanato dal PD riaccende una fiammella di speranza. E di fiducia in una parte di quella classe politica
RispondiEliminaGianni
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RispondiEliminaGrazie. La furia riformista è ormai diventato uno strumento di distruzione dei servizi pubblici, delle istituzioni e infine della democrazia. Il vero problema è il conflitto di interesse generalizzato che condiziona le coscienze dei governanti, dei parlamentari e degli elettori, non l'impianto istituzionale. Questo è stato disegnato proprio porre dei limiti agli eccessi di potere e non è ammissibile che la sua revisione sia un elemento di scambio di favori politici.
RispondiEliminaMi piacerebbe aderire ad un partito che si impegni a lasciarlo come è dedicandosi, invece, a formare un nuova classe dirigente sana, di alte qualità personali e morali, che studi, con umiltà e molto spirito scientifico, come intervenire nei complessi meccanismi sociali ed economici che per rendere più equo il nostro sistema.
Susanna Terracini
Era da anni che non ascoltavo un intervento cosi' alto.
RispondiEliminaDavvero complimenti.
Da oggi ha un seguace in piu'.
Saluti
Zac
Grazie, Walter. Sei la testimonianza che il PD , se è certamente una gabbia, non è ancora diventato una camera a gas. Ma io spero di vedersi abbattere le sbarre della gabbia.
RispondiEliminaeddy
Non si può che essere d'accordo. Certo, il PD non è "ancora" una camera a gas. Ma poco ci manca. Da ateo, la penso però come Gesù quando pare che abbia detto:"sia il vostro dire sì sì, no no". Il dire di Tocci (col quale peraltro non sono sempre d'accordo) è di questa fattura. Ha ragione chi dice che sul sì sì no no sarebbe ora di dividerci, ognuno nella sua casa, poi si vedrà quali concordanze siano possibili e con chi.
RispondiEliminaCondivido in pieno la riflessione, ma penso che andava accompagnata da un voto contrario. Tra il rispetto per il proprio partito e quello per la costituzione, è quest'ultimo a dover venire per primo.
RispondiEliminaTra l'altro il suddetto partito soffre gravemente dei mali da te diagnosticati ed esso si avrebbe un gran bisogno di terapie d'urto.
Caro Walter
RispondiEliminaovviamente sono d'accordo che il problema è cambiare i partiti più che intervenire sulla Costituzione che andrebbe semmai applicata; la lettera di Massimo Prasca va, secondo me, nella direzione giusta per riesumare un partito, il PD, in coma profondo, speriamo non irreversibile.
Però credo che ci sia qualche altra riflessione da fare oltre a quelle del tuo intervento e che condivido pienamente, anche perché vengono da una persona competente in materia, sulla coazione a ripetere della classe politica in tema di riforme istituzionali (ed elettorali aggiungerei): certo c'è l'interesse a sviare l'attenzione dei cittadini dalle responsabilità e dall'opacità dell'agire dei partiti (diciamo meglio del loro ceto politico) e anche dalle vere cause e responsabilità della devastante crisi economica e di legalità ma ci sono altri due punti che , secondo me, vanno presi in considerazione.
Il primo è il ruolo del PD (e anche prima di DS e PDS occorre dire..) che avendo, per incapacità o per dolo, avallato queste manovre si pone ormai come il problema e non la soluzione del problema di rappresentare le sinistre di questo paese e contribuire a costruire un progetto politico all'altezza dello scontro in atto tra Capitale e Lavoro (per usare un'iconografia dell'altro secolo ma, a mio avviso, abbastanza attuale), poi di conseguenza se queste manovre di snaturamento della Costituzione in senso presidenzialista e decisionista, quindi per me in senso autoritario e centralista, non rispondano ad una esigenza ineludibile delle oligarchie economiche governanti che vedono, giustamente dal loro punto di vista, le Democrazia come l'aglio per i vampiri e che in una crisi strutturale della egemonia dei modelli neoliberisti hanno bisogno di limitare al massimo la trasparenza nel dibattito e le possibilità di cambiamenti strutturali rispetto ai loro interessi.
Questo ci riporta alla casella di partenza perché il PD si sta dimostrando così apertamente (anche se senza motivazioni esplicite) funzionale a questi disegni eversivi mentre, per cultura, tradizione, ceti sociali che lo votano, ne dovrebbe essere il più chiaro e radicale oppositore?
La risposta a questa domanda non la possiamo più eludere noi che, a vario titolo e con varie responsabilità, abbiamo contribuito ad accreditare questo partito come nuovo strumento democratico per costruire l'unità del mondo dei lavori, della cultura e dei cittadini democratici di questo Paese.
Ciao
Benedetto Tilia
Grazie per un intervento chiaro e che toglie un po' di alibi a tanti verbosi sotenitori del "cambiamento". La questione che resta e' comunque come mettere in sinergia, per poi dare rappresentanza, i tanti che condividono queste analisi
RispondiEliminaAndrea Natoli
Scrivere tutto questo, e poi astenersi non ha senso.
RispondiEliminaCon tutto il dovuto rispetto.
Gian Paolo
Mi chiamo Lorenzo La Fratta ed ho trovato questo intervento di un'onestà intellettuale molto positiva !! Non si può mettere mano alla Costituzione se il Parlamento rappresenta, per un motivo o per l'altro il 50% degli elettori !! Già in passato è stato sbagliato, lo sottolinea molto bene l'articolo, aver messo mano al Titolo V. Per non parlare di Bicamerali e compagnia cantante. L'ARTICOLO 138 NON SI TOCCA. Sembra che la nostra Costitizione,così bella, sia il nemico da combattere !!! Non è così , lo sono i personalismi,gli interessi di parte, gli istriniosmi. I Padri Costituenti erano Politici con la P maiusciola !!! Tocci lo sottolinea perfettamente e poi l'umiltà è una grande virtù. P.S.: Ho condiviso questo intervento su FB .
RispondiEliminaCondivido nuovamente, ricordando Rousseau; e ti esprimo la mia ammirazione per la tenace coerenza con cui sostieni - purtroppo da una posizione di minoranza, almeno per ora - un pensiero largamente maggioritario nell'opinione pubbli.a Cari saluti. nino andreotti
RispondiEliminaCaro Walter,
RispondiEliminaio non sono d'accordo (e ci tengo a segnalarlo, perchè mi ha colpito l'unanimità dei consensi).
E' vero: sono più di trent'anni che parliamo di riforme e di bicamerali, e non si è cavato un ragno dal buco. (Su questo, in effetti, ci dovremmo chiarire in premessa: il vizio è quello di aver fatto troppe riforme, o di averne parlato tanto senza farle?).
Ma questo, purtroppo, vale per le tante questioni irrisolte della società italiana: sviluppo, giovani, giustizia sociale, formazione, ecc. ecc.. Che facciamo, prendiamo atto che la politica ha fallito, e chiudiamo baracca e burattini? Magari si, ma allora ha ragione Grilo ( o comunque Grilo è il mezzo migliore per far "saltare il banco").
Piccola considerazione di merito: le tue riflessioni sul rapporto velocità/qualità delle leggi sono suggestive. Però, come tu stesso sottolinei, l'attività legislativa è di fatto sottratta (direi: da decenni, e con le maggioranze di ogni colore) al Parlmento ed ai parlamentari. Questo bicameralismo perfetto, dunque, non serve ad approvare leggi in modo più ponderato e con migliore qualità, ma contribuisce a svilire il ruolo del Parlamento. Sbaglio?
In ogni caso: interventi come il tuo - da cui dissento - fanno certamente onore alle aule Parlamentari, e danno il senso di ciò di cui dovrebbe occuparsi la Politica.
Nicola Nanni
caro sig. Nicola, mi permetto di rispondere al suo post per dire che Lei ha ragione quando scrive che l'attività legislativa è stata sottratta al parlamento a suon di decreti, fiducie, ordini di scuderia; ma lo sarebbe stata anche senza bicameralismo (l'avrebbero sottratta a una sola camera invece che a due). Tra le questioni da Lei citate la formazione ha subito varie riforme (scuola e università con i ministri Berlinguer e Gelmini e potrei anche dimenticare qualcuno) ma non mi sembra che funzioni meglio. Qui il problema è che non si riesce a guidare la macchina e non è cambiandola che miracolosamente si acquisiscono le capacità di un pilota di formula uno. Per gente come grillo è facile cavalcare l'antipolitica, salvo poi dimostrare con i fatti il proprio livello, ma gli altri non devono abbassarsi al suo livello (qualcuno nel suo unico sprazzo di lucidità si chiese perchè qualcuno tra un originale e una fotocopia dovrebbe scegliere la fotocopia); la vera politica non è nel cercare il consenso ma nel prendere posizioni come quella del senatore Tocci, che magari non saranno quelle più popolari (vuol mettere un po' di bella demagogia quanta presa fa) ma che poi impediscono di trovarsi in acque ancora più difficili; è così che la politica può dimostrare di essere credibile e la gente se ne accorge di sicuro, come dimostrano tutti gli interventi in risposta a questo post
EliminaRossano
Un intervento meravigloso e di altissimo profilo politico e culturale. Inspiegabile l'astensione: se il tuo partito strumentalizza la Costutizione per tenere in piedi un governo che calpesta la Carta, non lo puoi rispettare, ma gli voti contro.
RispondiEliminaIntervento del tutto condivisibile.
RispondiEliminaPER ME L'UNICA RIFORMA DA FARE E' QUESTA:
ATTUAZIONE INTEGRALE DELLA COSTITUZIONE ECONOMICA ( articoli 2 -3 e 53) CHE, UNA VOLTA ATTUATA, FUNZIONERA' ALLA GRANDE ANCHE QUELLA COSTITUZIONALE.
APPLICARE L'ODG APPROVATO, ALL'UNANIMITA', DALL'ASSEMBLEA COSTITUENTE L'11 DICEMBRE 1947 NEL QUALE SI ORDINA AL LEGISLATORE ORDINARIO DI INSERIRE L'INSEGNAMENTO DELLA CARTA COSTITUZIONALE NEL QUADRO DIDATTICO DELLE SCUOLE DI OGNI ORDINE E GRADO PER RENDERE CONSAPEVOLI LE GIOVANI GENERAZIONI DELLE RAGGIUNTE CONQUISTE MORALI E SOCIALI ORMAI SACRO RETAGGIO DEL POPOLO ITALIANO.
Condivido l'intervento. Tuttavia vorrei far notare che i propnenti di questo disegno di legge costituzionale sono esponenti del PD. Dato che questo evidenzia non "la pluralità delle posizioni", ma una vera e propria distonia pratica, perché non levate la fiducia a questo Governo scempio, sciogliete questo partito che ormai ha raggiunto livelli di ricolo insostenibili, e andate ad elezioni?
RispondiEliminaSenatore, scorrendo i commenti a questo post (da ora in poi frequenterò regolarmente il suo blog) mi sembra che la sua posizione riscuota un notevole consenso (non saremo un campione statistico ma nessun posto lo è sulla rete, spero che i politici che si formano un'opinione su twitter lo sappiano). La prego di portare avanti questa linea cercando di farla diventare maggioritaria, il tempo c'è e credo che ci sia il consenso di quella parte maggioritaria della popolazione che non sbraita ma che sa riconoscere le cose per quello che sono; per ora l'astensione è un segnale e si può sempre votare contro al provvedimento finale. La gente non è interessata ai massimi sistemi ma a mettere insieme il pranzo con la cena; non è abolendo il senato che si possono prendere decisioni che cambiano le sorti del paese se poi siamo in una gabbia che non ci consente di fare scelte al di fuori di un solco già tracciato; non è abolendo un ente come la provincia che fornisce servizi ai cittadini che si rende più efficiente la pubblica amministrazione (piuttosto il contrario); non sono il presidenzialismo o il premierato che ci potranno permettere di prendere decisioni efficienti se il solco è già tracciato. Quello che dobbiamo rivedere è il confine della gabbia in cui ci troviamo e le regole che ci sono in tale gabbia. Il risultato a cui ci porteranno queste riforme affrettate è di continuare a stare dentro quella gabbia, solo in maniera ancora meno efficiente. Buon lavoro Senatore e, per quel che può valere, avrà il mio appoggio.
RispondiEliminaRossano
Walter, ma questi politici pensano davvero che saranno votati di nuovo dopo l'ennesima nefandezza?
RispondiEliminaIo sono veramente disgustata, così come tutti quelli che conosco: nessuno voterà PD alle prossime elezioni. O non andranno a votare o voteranno SEL o 5 STELLE.
Abbiamo creduto nel progetto PD, ma se si vuole salvare qualcosa e se vogliamo, soprattutto, continuare a perseguire i valori della sinistra, giustizia sociale e tutela dei diritti (lo ricordo perché molti non sanno più dove sono di casa) bisogna creare un nuovo partito e uscire dal Governo Letta, prima che cada (che tanto cadrà perché è inevitabile). La sinistra PD lo deve ai suoi sostenitori e lo deve all'Italia (oltretutto stra-declassata nonostante i sacrifici).
Walter abbiamo bisogno di un PARTITO FORTE E DI SINISTRA SUBITO!
NIKITA.RUSSKA
http://www.secoloditalia.it/2013/07/eppur-si-muove-la-macchina-delle-riforme-passa-in-senato-il-nuovo-art-138-le-modifiche-alla-carta-in-18-mesi/
RispondiEliminami sembra che il giornale, pur non riscuotendo le mie simpatie politiche, abbia centrato il problema.....
nikita.russka
Però non capisco questo:
RispondiEliminaddl del Pd sulla ineleggibilità
"Cambiarla con incompatibilità"
Un'iniziativa di 25 senatori democratic [tra i quali WALTER TOCCI] con Mucchetti e Zanda primi firmatari, per modificare la legge 361/1957 consentendo al Cavaliere di mantenere la carica di senatore, a patto di vendere entro un anno le quote di controllo delle sue aziende.
http://www.repubblica.it/politica/2013/07/12/news/mucchetti_cambiare_legge_ineggibilit-62858219/?ref=HREA-1
C'è qualcosa che mi sfugge?
Marina
Nel clima teso, con animi accesi da parte di tutti, c'è stata parecchia confusione e qualche inesattezza al riguardo, cara Marina.
RispondiEliminaHo postato qui una breve precisazione per cercare di spiegare: http://waltertocci.blogspot.it/2013/07/precisazione.html
Condivido. In particolare: "D’altro canto, basta leggere il testo per notare la discontinuità. La bella lingua italiana, con le parole semplici e intense dei padri costituenti, viene improvvisamente interrotta da un lessico nevrotico e tecnicistico, scandito dai rinvii a commi, come in un regolamento di condominio. Sono queste le parti aggiunte da noi..."
RispondiEliminaSì, forse è meglio non toccare il testo della Costituzione, se per farlo bisogna percorrere la via di una contrattazione che guarda non ai principi e al futuro del paese, ma agli interessi immediati di una classe politica che è stata scelta dalla metà dei cittadini.
RispondiEliminaMa la saggezza prevarrà sul potere di metter mano nel tesoro? (G. Terruzzi - Gallarate)
sottoscrivo e condivido integralmente
RispondiEliminaanche se con due perplessità
1) il riferimento a Napolitano
2) la scelta di non votare contro
sulla difesa della costituzione non ci possono essere
mezze misure costi quel che costi !!!!
bravo!
Eliminauna piccola nota per tutti coloro che pensano che la costituzione debba essere mantenuta esattamente come è: c'è anche il questionario on line; ho tantissime perplessità in merito e a proposito di questo vorrei chiedere al Senatore Tocci di verificare le modalità di gestione: ad esempio come si controlla che la stessa persona non ne compili 50 di questionari? chi elabora i dati? (spero non casaleggio). Comunque al di là di questo io ho già votato e a tutti i questionari ho risposto di mantenere le cose come stanno
RispondiEliminaRossano
Caro Walter,siccome vengo dal vecchio partito comunista, so quanto possa costare alzarsiin aula e dissentire rispetto al proprio partito, anche coll'eleganza ed il garbo con cui tu lo hai fatto,per cui:tanto di cappello!Sono sostanzialmente d'accordo con il tuo discorso ma soprattutto sul passaggio in cui dici che una classe politica così delegittimata da aver portato l'astensione oltre il 50% dovrebbe imparare la prudenza quando parla di modifica della Costituzione.Parlar sottovoce per non irritare una opinione pubblica che non ne può più di tanta...lascio ad altri di sostantivare.Tu conosci quella mia vecchia idea:dare alla scheda bianca il potere di ridurre il numero dei parlamentari.La proposi ad un parlamento distratto nel 1991,prima della valanga bossiana.Mi si disse che Bossi poteva,rubando voti alla Dc,far salire la sinistra,così mi si negò la corsia d'urgenza per la relativa modifica costituzionale che tutti gli altri partiti mi avevano concesso.Due anni fa quando Grillo rese concreto l'incubo di Buzzati, narrato nel suo libro incantevole,Il deserto dei tartari,molti amici di diverso schieramento,mi sollecitarono a ripresentare in un libercolo malizioso,la stessa mia vecchia proposta ai parlamentari italiani:preferite 100-200 grillini o altrettanti scranni vuoti?(La mia proposta diceva in sintesi:nella scheda oltre ai simboli dei partiti si metta un simbolo con la scritta 'seggio vuoto' o 'scheda bianca'.La crocetta su questo simbolo avrebbe,come un partito in negativo,lasciato vuoto il seggio per la stessa percentuale).Mi si disse in due dibattiti presso la camera ed il senato,che il mio pessimismo era esagerato.Pasquino,in un dibattito alla camera alla vigilia del voto siciliano,mi disse testualmente:il tuo pessimismo è di chi non conosce la politica:i non votanti in Italia sono quel 3-4 % dei nostri studenti che sono all'estero per l'Erasmus.Il giorno dopo scoprimmo che il 53% dei siciliani non votò,forse perchè era all'estero per l'Ersamus.Mi sosprese che anche Valerio Onida,presente al dibattito, fosse d'accordo con Pasquino.Insomma caro Walter...non perdiamo la speranza che il buon senso minoritario possa anche diventare maggioritario..un giorno.cordialmente alessandro tessari,da Freiburg,in dem Schwarzwald.
RispondiEliminaCaro Walter,siccome vengo dal vecchio partito comunista, so quanto possa costare alzarsiin aula e dissentire rispetto al proprio partito, anche coll'eleganza ed il garbo con cui tu lo hai fatto,per cui:tanto di cappello!Sono sostanzialmente d'accordo con il tuo discorso ma soprattutto sul passaggio in cui dici che una classe politica così delegittimata da aver portato l'astensione oltre il 50% dovrebbe imparare la prudenza quando parla di modifica della Costituzione.Parlar sottovoce per non irritare una opinione pubblica che non ne può più di tanta...lascio ad altri di sostantivare.Tu conosci quella mia vecchia idea:dare alla scheda bianca il potere di ridurre il numero dei parlamentari.La proposi ad un parlamento distratto nel 1991,prima della valanga bossiana.Mi si disse che Bossi poteva,rubando voti alla Dc,far salire la sinistra,così mi si negò la corsia d'urgenza per la relativa modifica costituzionale che tutti gli altri partiti mi avevano concesso.Due anni fa quando Grillo rese concreto l'incubo di Buzzati, narrato nel suo libro incantevole,Il deserto dei tartari,molti amici di diverso schieramento,mi sollecitarono a ripresentare in un libercolo malizioso,la stessa mia vecchia proposta ai parlamentari italiani:preferite 100-200 grillini o altrettanti scranni vuoti?(La mia proposta diceva in sintesi:nella scheda oltre ai simboli dei partiti si metta un simbolo con la scritta 'seggio vuoto' o 'scheda bianca'.La crocetta su questo simbolo avrebbe,come un partito in negativo,lasciato vuoto il seggio per la stessa percentuale).Mi si disse in due dibattiti presso la camera ed il senato,che il mio pessimismo era esagerato.Pasquino,in un dibattito alla camera alla vigilia del voto siciliano,mi disse testualmente:il tuo pessimismo è di chi non conosce la politica:i non votanti in Italia sono quel 3-4 % dei nostri studenti che sono all'estero per l'Erasmus.Il giorno dopo scoprimmo che il 53% dei siciliani non votò,forse perchè era all'estero per l'Ersamus.Mi sosprese che anche Valerio Onida,presente al dibattito, fosse d'accordo con Pasquino.Insomma caro Walter...non perdiamo la speranza che il buon senso minoritario possa anche diventare maggioritario..un giorno.cordialmente alessandro tessari,da Freiburg,in dem Schwarzwald.
RispondiEliminaho letto con attenzione il suo post, però mi sfugge il vantaggio di una tale soluzione; anche con questo sistema non rimarrebbero invariati i rapporti di forza in parlamento? comunque, se non sbaglio, richiederebbe una modifica alla costituzione
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Caro Tocci,
RispondiEliminada te non ci si poteva aspettare di meno (ma quanti tuoi colleghi capiranno?).
Grazie. Saluti fraterni.
Gianfranco Denti