martedì 5 luglio 2016

Il dubbio dei vincitori

Di seguito l'intervento che avevo preparato per la Direzione del PD sull'analisi del voto. Purtroppo non è stato possibile pronunciarlo all'assemblea del 4 Luglio 2016.

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C'è un aspetto surreale della nostra campagna elettorale; mai si era visto finora un partito impegnato in due diverse consultazioni popolari. Mentre i candidati e i militanti combattevano nelle città, il PD nazionale si mobilitava per un referendum che si terrà in una data imprecisata. La sovrapposizione non ha portato voti, ma ha contribuito a unire gli avversari. L'anticipazione del referendum sembrava un tentativo di oscurare le amministrative, perché non turbassero la narrazione del leader vincente. Meglio sarebbe stato provare a vincere nelle città con l’impegno del leader. 

All’assemblea romana del PD, prima del ballottaggio, proposi di rafforzare Giachetti nelle periferie affiancandolo con Renzi, che così avrebbe potuto spiegare al popolo il “cantiere sociale” di cui ci ha parlato oggi. Sulla mia proposta calò il silenzio imbarazzato dei dirigenti locali. Mi rispose un giovane renziano sostenendo che la presenza del segretario ci avrebbe fatto perdere voti. C’è voluto il candore giovanile per svelare il problema politico delle amministrative. 

È un errore di provincialismo continuare a sottovalutare il voto nelle storiche capitali italiane: Torino, Napoli e soprattutto l’umiliante sconfitta di Roma. Se ne è parlato sui giornali di tutto il mondo, ma qui si fa finta di niente; la lunga relazione introduttiva ha glissato e anche Orfini ha parlato in generale, dimenticando il ruolo di Commissario del PD romano. L'unica menzione è nel triste riferimento sessista di De Luca alla sindaca Raggi. 


Nella campagna elettorale alcuni hanno hanno preso sul serio la priorità referendaria, fino a promettere la riforma del bicameralismo a quei cittadini che chiedevano pane e lavoro. E come biasimarli, d’altronde? Da tanto tempo i politici che non sanno governare il Paese attribuiscono la colpa alla Costituzione. L’ossessione ormai trentennale nel modificare la Carta non trova paragoni in nessun paese occidentale, è una patologia solo italiana. È stato il sogno della nostra generazione, ha ricordato Franceschini; direi meglio, è stata la fuga onirica dalla realtà del Paese. La nuova generazione doveva cambiare verso e invece scopiazza maldestramente i progetti di Aldo Bozzi, di Ciriaco De Mita e di Massimo D’Alema. Si adottano vecchie soluzioni ormai travolte da nuovi problemi. Si applica il modello Westminster quando il bipolarismo non funziona più in nessun paese europeo. Si concentrano i poteri sui governi, proprio mentre perdono la fiducia dei cittadini e non vengono quasi mai rieletti. Si aumentano i premi di maggioranza per compensare gli elettori che non votano, così voteranno sempre di meno.

Con l’Italicum e la revisione costituzionale viene meno la saggezza, sia nella politica che nelle istituzioni. Si crea la possibilità di un leader aggressivo che, con il sostegno del 20% dei cittadini, arrivi a conquistare il banco e modificare le regole fondamentali.
Si poteva fare meglio? Certo, seguendo un percorso diverso. Poco fa abbiamo rivisto sullo schermo il discorso di Napolitano al Parlamento per la sua rielezione. Quel giorno c'ero e non l’ho applaudito. Perché trasferiva in una crisi costituzionale quella che era invece una crisi politica del Pd, incapace di eleggere il suo fondatore al Quirinale. Si doveva tornare al voto al più presto, approvando la nuova legge elettorale basata sui collegi, c’erano anche i numeri alla Camera e al Senato. Invece si avviò la revisione costituzionale per legittimare governi sprovvisti di mandato popolare e per tenere in vita un Parlamento eletto con legge incostituzionale. 

Le Costituzioni non devono scriverle i governi, altrimenti durano poco e alimentano la discordia nazionale. Era già accaduto nel 2005 con la destra, e nel 2000 con la sinistra. Avevamo promesso di non farlo più, ma ripetiamo l’errore. 
Voterò No al referendum per aprire la strada a una riforma più saggia e più condivisa. E per cambiare le priorità, nonché l'asticella del leader.

Il Presidente del Consiglio non dovrebbe drammatizzare l’esito referendario. Da troppo tempo si creano emergenze artificiose per imporre scelte sbagliate. Invece, il segretario fallirebbe il suo compito se non riuscisse a cambiare il Pd come aveva promesso nelle primarie.
La crisi italiana non dipende dall'ingegneria istituzionale, ma dalla sfiducia nei partiti. La prima riforma costituzionale è la riforma della politica. Proprio con questa ambizione avevamo fondato il PD, ormai quasi dieci anni fa. Possiamo dire di aver realizzato le speranze di allora?

Avevamo immaginato il partito degli elettori, ci ritroviamo il partito degli eletti.

Volevamo costruire una moderna forza popolare, siamo stati spiantati dalle periferie italiane.

Volevamo rinnovare la classe dirigente, non abbiamo candidati vincenti nelle grandi città.

Il PD che sognammo non è mai nato, è cresciuta invece una filiera di notabili, chiusa in se stessa, senza anima e senza progetti. Quando amministra bene, come a Torino, non riesce a rappresentare né le speranze né i lamenti della gente. Quando delude gli elettori, come a Napoli e a Roma, non ha né l’umiltà né il coraggio per riconquistare la loro stima. Dopo Mafia Capitale bisognava dimostrare di aver capito la lezione. Almeno l’umiliazione si poteva evitare, promuovendo una lista civica del centrosinistra, mettendo a disposizione le nostre forze migliori per ricostruire una classe dirigente competente e autorevole. Invece, il ceto politico locale ha conservato se stesso e ha puntato l’indice sui circoli, mortificando i militanti e scambiando gli effetti con le cause. 

Eppure dovremmo essere orgogliosi del volontariato, dell’impegno civile e del buongoverno di tante democratiche e democratici. C’è voluta una rivista americana per valorizzare il capolavoro del nostro sindaco di Riace che ha rigenerato il centro storico accogliendo i migranti. Le migliori risorse del Pd non sono ancora state messe a frutto.

Se non abbiamo realizzato quel sogno di dieci anni fa, nessuno qui può sottrarsi alla responsabilità: né i dirigenti attuali, né quelli precedenti. Riconoscerlo sinceramente aiuterebbe a superare una dialettica interna spesso ripetitiva e propagandistica. Nessuno di noi può essere contento di come funziona questa assise. La minoranza si sente inascoltata e reitera le sue critiche, le quali servono alla maggioranza per compattarsi in un velleitario Avanti Savoia, eludendo l’onere di un’autonoma spiegazione delle cose che non vanno. Temo un congresso che aggiunga solo le percentuali a un conflitto sterile. Meglio sarebbe un compromesso generativo. Sì, proprio compromesso, la bella parola dei grandi politici, tanto vituperata dai piccoli politici. E generativo di ambizioni e di impegni condivisi.

Primo: costruire il partito come luogo della cittadinanza attiva, della cultura delle riforme e dell’educazione dei giovani. Secondo: riconquistare la fiducia popolare con nuove politiche sociali per il lavoro e l’eguaglianza. Terzo: prendere la guida della malmessa sinistra europea, non solo con le ottime iniziative nel Parlamento europeo e della diplomazia governativa, ma con una mobilitazione culturale e sociale nel continente.

Oggi il PD è la forza che può cambiare l’Italia, influire sull’indirizzo europeo e contribuire alla pace nel mondo. La responsabilità che portiamo sulle spalle è enorme. Siamo orgogliosi delle buone cose realizzate, ma consapevoli che dobbiamo cambiare noi stessi per essere all’altezza del compito. Lo dico agli amici della minoranza, non è tempo di chiudersi in una riserva. Lo chiedo alla maggioranza, non è tempo di vivere sugli allori. Tutti insieme dovremmo rivolgerci agli elettori e ai militanti che ci hanno abbandonato per comprenderne le ragioni. Il primo passo spetta a Matteo Renzi, domandando prima di tutto a se stesso che cosa non ha funzionato. I leader nascono con le proprie certezze, ma diventano grandi attraversando il dubbio dei vincitori.

35 commenti:

  1. Caro Walter
    come sempre condivido quasi tutto; mi sembra di capire che ci siano errori ripetuti sia da parte della maggioranza, sia da parte della minoranza; se é così sono pienamente d'accordo. il problema non é solo Renzi, ma anche e soprattutto della minoranza, che non ha saputo e tuttora no sa proporre una visionne che sia in grado di suscitare le passioni della nostra gente. Il problema del partito viene da lontano. Il notabilato, le carriere personali, l'autoreferenzialità, il distacco dalle periferie, lo sfascio di Roma vengono tutti prima di Renzi. Non abbiamo la cultura della complessità, preferiamo amministrare molto spesso bene, alcune volte male. Nella mia esperienza di amministratore sono rimasto molto deluso "politicamente" da ciò che non si è fatto, nè a Roma, nè alla Regione. Abbiamo rinunciato da tempo a salvare il pubblico, preferiamo le scorciatoie delle privatizzazioni (Bus Italia, RATP, ecc.). Mi chiedo e ti domando se questo è di sinistra. Continuiamo ad essere prdesenti nelle aziende pubbliche, non abbiamo il coraggio di dire basta con gli amministratori nominati dalla politica, non abbiamo il coraggio politico di dire basta ai ricattucci della bassa politica. Avevo sperato che tutto questo potesse avvenire ed invece non è avvenuto. Non mi meraviglio che i lavoratori di ATAC, di COTRAL e di AMA abbiano votato in massa cinque stelle. Tu sei uno dei pochi a cui continuo a credere. Quanto alla Raggi, mi auguro che possa far bene per Roma e per i romani. No voterò mai cinque stelle, ma se riuscissimo a darle una mano in piena trasparenza sulle cose buone che vorrà fare, io penso che determineremmo le condizioni per la nostra rinascita. Se continuiamo con le battute dalla bambolina imbambolata o simili (le allusioni agli amanti e così via)non faremo altro che accelerare la nostra scomparsa. E davvero mi dispiacerebbe.

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    1. Si, caro Giorgio, sai che non ho condiviso la politica sulle aziende, con argomenti simili ai tuoi. Anche io mi auguro che la nuova amministrazione realizzi qualcosa di buono; sarebbe uno stimolo alla sinistra romana per ripensare un progetto della città

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    2. Condivido pienamente l'intervento di Giorgio. Un pò meno quello di Walter che stimo per l'equilibrio politico che ha sempre avuto anche quando militavamo su fronti opposti. Credo che la scelta politica della "minoranza che si crede maggioranza" di far tutto il possibile anche essa per screditare e "cacciare" Renzi sia stupida oltre che autolesionista. Dico questo non perché bisogna approvare acriticamente quello che la maggioranza del partito fa ma mi aspetto sempre proposte concrete e costruttive. Anche quelli da "rottamare"possono dire qualcosa di serio oltre a "io voterei la Raggi", al referendum voterò "no" perché??? forse una poltrona sicura da senatore non sarà in grado di garantirmela nessuno con questa riforma! Se poi si conta che la riforma non prevede le liste bloccate ma le preferenze si rischia anche da capilista. Questo signore è il responsabile della storia del MPS, della commissione bicamerale sulle riforme che non ha mai funzionato, della legge sul conflitto di interesse, quando eravamo maggioranza, barattata con non si sa cosa. Quel vecchio PD non mi piace per nulla. Mi piace invece la proposta di Da Ros, che avevo già avanzato, appoggiamo le inchieste e le buone iniziative, se ci saranno, della Raggi. Dimostriamo che l'interesse dei Romani viene prima del nostro e di quello del partito. Dimostriamo che dire di no a tutto è una posizione politica perdente. Forse in questo modo potremo riconquistare consensi, senza preoccuparci che vadano a rafforzare la posizione di qualcuno. Secondo me l'alternativa al M5S, se fallirà come credo per improvvisazione e incompetenza, non è un ritorno al PD ma un M6S. Oltre a Salvini e alla Meloni che puntano su un certo tipo di elettorato, gli altri partiti "di programma" sono tutti in crisi e perdono voti.

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  2. Bravissimo! Visione, intelligenza, respiro: tutto quello che manca a chi accentra oggi troppi poteri e che sembra stare lì solo per dare attuazione ai dogmi della Troika. Perché non hai potuto pronunciare il discorso in assemblea ?

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    1. Non mi hanno dato la parola, non voglio pensare che ci sia stata un'intenzione. Può succedere. Sono un anziano militante e ho visto tante assemblee organizzate male nell'ordine degli interventi.

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  3. Come sempre Walter Tocci priova ad iniettare un seme di duscussione, di intelligenza e di analisi, per ripartire e per restituire anima ad una conventicola di correnti amorfe, tenute assieme solo da, collante del potere. Di un potere che logora chi ce l'ha, perché lo conduce distante dalla base rappresentata, perché si chiude in se stesso in una logica a-identitaria, perché non prova nemmeno a riconoscere le responsabilità di una sconfitta sono uno dei tanti 200.000 rimani che no ha votato PD, questa volta, per la mia prima volta da elettore del PCI, del PDS, dei DS, del PD. Ho votato in entrambi i turni scheda nulla, perché nessuno delle offerte politiche era convincente. Usciti da Mafia Capitale si è messo il partito nelle mani di Orfini ed Esposito (Esposito, incredibile). Poi, dopo la sonora bastonata, questi soloni hanno lasciato il buon Giachetti con in mano il cerino della sconfitta. Troppo comodo, troppo semplice. Spero ancora che la lezione democratica del voto sia servita a qualcosa. Comincio a disperarne, e questo è un problema che non dovrebbe essere solo mio.

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  4. Caro Walter, condivido pienamente la tua analisi, è quello che vado dicendo dai tempi della Bolognina, ma, come sai, io non ho grandi capacità politiche (quelle che realizzano, anche con i compromessi, ciò che si crede giusto fare) e per vivere faccio tutt'altro mestiere.
    Ripeto, condivido l'analisi e i giudizi che proponi, ma non sono d'accordo a votare NO al referendum. Ti spiego le mie ragioni. Il sì e il no non saranno un giudizio sulla riforma (che forse non merita di essere introdotta), ma un'espressione emotiva strumentalizzata dalle forze che vogliono fare fuori, non tanto Renzi, ma il PD dalla scena politica rigettandolo nell'unico angolo nel quale potrà sopravvivere: quello di una sinistra radicale un po' annacquata di riformismo (o viceversa) ma comunque inconcludente. Credo si debba avere il coraggio di fare un atto di realismo politico, salvare il PD così come è diventato e poi aprire una fase di lotta politica per il suo cambiamento. Se pensi che votare SI sia stipulare un trattato di pace con Renzi hai ragione, ma credo che sarebbe equivalente a quello di Brest Litovsk che salvò la rivoluzione del 1917.

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    1. Trattato di Brest Litovsk: "Una delle prime decisioni del nuovo governo russo riguardo all'esercito è l'abolizione di tutti i gradi e l'elezione dei comandanti da parte dei soldati in modo da togliere potere alla "casta" degli ufficiali, tutti di estrazione nobile o borghese e quindi potenzialmente nemici della rivoluzione proletaria".Nel nostro caso si dovrebbero azzerare le cariche politiche dei Pasdaran renziani e questo è inverosimile.

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    2. Cioè, invece di votare Sì o No sul merito della riforma preferisci mettere il PD davanti all'Italia tutta? Ma siamo matti? Con militanti così "generosi" è davvero meglio che questo PD si estingua.

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    3. Caro Gigi, grazie per il consiglio; la ricerca di un accordo politico era proprio l'obiettivo dell'intervento mancato (che già dice qualcosa sull'esito). L'accordo deve fondarsi sulla politica e non sulla revisione costituzionale. Questa è già stata legata eccessivamente alla sorte del governo e del Pd, sarebbe esagerato ora caricarla anche del confronto interno di partito. Ha ragione Nic (più avanti) a ritenere un grave errore la personalizzazione del referendum. Ma la personalizzazione può correggerla solo la persona interessata.

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  5. Caro Walter, fossi stato io il segretario del PD, ti avrei candidato a tutto, dal Quirinale a Sindaco di Roma: capita raramente di trovarsi d'accordo con le analisi di un uomo politico; con le tue capita sempre perchè, pur nette, non sono mai parziali, o dettate dall'opportunità del momento. Pur non condividendo la posizione sulla Riforma, il tui discorso è di ampio respiro. Quel che servirebbe ad un partito malato in una democrazia pigra come quella italiana.

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  6. Ho assistito allucinata alla caduta di Marino , avvenuta più per le avverse correnti interne al PD romano - definito corrotto anche da Barca- che alla reale incapacità del sindaco, attaccato im modo incomprensibile da tutti i media. Si può ricostruire sulle macerie ? Quanta parte hanno avuto Renzi e Orfini nel fare di Marino un capro espiatorio ? Pensavano di rifarsi la faccia e ripresentarsi ai Romani come se nulla fosse successo ?. Senza queste risposte chi aveva la tessera del PD non è andato a votare o l'ha fatto turandosi il naso, come me. Pechè Lei non i è candidato ? Io abito nel famigerato X municipio e ricordo quando lei venne in autobus per verificare l'efficienza della linea che era stata allora introdotte. Le perie sono ora un disastro. Anche moralmente. Da qui dovete ripartire.

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  7. Sei restato nel PD con la speranza di cambiarlo dall'interno
    dovresti essere coerente e votare SI per far rivivere quella speranza.
    Sai benissimo che una sconfitta distruggerebbe il PD non certo Renzi.
    Invece io, che non ho rinnovato la tessera nè mi sono iscritto ad altri partiti, potrei fare un pensierino per il No perchè condivido totalmente le tue idee e le tue proposte.
    Un errore gravissimo c'è stato: aver consentito a Matteo Renzi, da parte di tutti, di personalizzare il referendum, identificando se stesso con il partito.
    Ecco perchè si permette il lusso di dire "muoia Sansone con tutti i filistei"

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    1. Non sono d'accordo. Seguire Renzi nel delirio o con me o contro di me non porterà nulla di buono. Anche Renzi se ne andrà e ci sarà bisogno di raccogliere i cocci del disastro che avrà lasciato. Grave errore hanno fatto Fassina Dattorre Civati ad andarsene. Non dovevano permettere a questa classe dirigente farlocca di mandarli via.
      Un militante PD che voglia guardare in faccia il disastro deve girare NO al referendum e lavorare per l'alternativa a Renzi, che arriverà presto.

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  8. Ottima analisi, ma chiedo: Perché non è stato possibile pronunciarlo?

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  9. Ottima analisi davvero. Per quel che ne so, l' unica in campo all' altezza della crisi del PD e della sinistra. Solo, trovo " naturale " che non abbiano consentito di pronunciarla.

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  10. Risposta a Gigi Moretti

    Post riportato a cui fa riferimento la mia riflessione.

    Gigi Moretti6 luglio 2016 11:14

    Caro Walter, condivido pienamente la tua analisi, è quello che vado dicendo dai tempi della Bolognina, ma, come sai, io non ho grandi capacità politiche (quelle che realizzano, anche con i compromessi, ciò che si crede giusto fare) e per vivere faccio tutt'altro mestiere.
    Ripeto, condivido l'analisi e i giudizi che proponi, ma non sono d'accordo a votare NO al referendum. Ti spiego le mie ragioni. Il sì e il no non saranno un giudizio sulla riforma (che forse non merita di essere introdotta), ma un'espressione emotiva strumentalizzata dalle forze che vogliono fare fuori, non tanto Renzi, ma il PD dalla scena politica rigettandolo nell'unico angolo nel quale potrà sopravvivere: quello di una sinistra radicale un po' annacquata di riformismo (o viceversa) ma comunque inconcludente. Credo si debba avere il coraggio di fare un atto di realismo politico, salvare il PD così come è diventato e poi aprire una fase di lotta politica per il suo cambiamento. Se pensi che votare SI sia stipulare un trattato di pace con Renzi hai ragione, ma credo che sarebbe equivalente a quello di Brest Litovsk che salvò la rivoluzione del 1917.
    Intervengo perché mi ha incuriosito la citazione del "Trattato di Litovsk" e nella ricerca ho trovato un passo che mi è sembrato illuminante a riguardo le modalità necessarie e indispensabili per l'applicazione della proposta del Sig. Gigi per salvare il PD. Aggiungo che personalmente ho rinunciato alla tessera e a un incarico rappresentativo nel PD perché il partito ha sacrificato i valori della Sinistra sull'altare della vittoria e ha perso la sua anima di giustizia sociale. Gli Italiani si innamorano facile ma nello stesso modo si disinnamorano e alla fine guardano i fatti e non gli slogan e alla fine hanno votato di conseguenza senza alcuna demagogia, cosi faranno per il Referendum Costituzionale.

    Mia riflessione coi dovuti distinguo.

    Il testo in questione è il seguente:

    Il Trattato di Brest Litovsk: "Una delle prime decisioni del nuovo governo russo riguardo all'esercito è l'abolizione di tutti i gradi e l'elezione dei comandanti da parte dei soldati in modo da togliere potere alla "casta" degli ufficiali, tutti di estrazione nobile o borghese e quindi potenzialmente nemici della rivoluzione proletaria".Nel nostro caso si dovrebbero azzerare le cariche politiche dei Pasdaran renziani e questo è inverosimile.

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  11. tutto condivisibile e il popolo di sinistra non puo' che condividere - e' proprio per le ragioni che sapientemente esprimi che migliaia di elettori hanno abbandonato il PD -io compresa e non tornero' a votarlo fino a che ci sara renzi e la sua cricca- perché questo discorso non lo hai potuto fare in direzione?comunque votero' NO sempre piu' convinta

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  12. Finché non si ammetterá pubblicamente l'errore di aver sostenuto l'entrata nell'euro, e la crisi e le tragedie che questo ha causato, sarete a migliaia di chilometri dalla realtá. Eh si che qualcuno , anche a sinistra, l'ha capito. Mi spiace ma quindi meritate tutti gli induccessi politici che avete. Dovete studiare economia, come prima cosa.

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  13. Caro Walter, ancora una volta ti declino il mio pensiero, a partire dall’incipit di Dora Markus: “non ao come stremato tu resisti” in questo lago di nefandezze politiche che tu da anni analizzi con rarissima lucidità e palese sofferenza. Non so come stremato resisti a coprire, con la tua presenza, la politica di una ex sinistra ormai intera,ente riplasmata, in ogni sua molecola, dal morbo del neoliberismo. Non so, e perciò soffro. Con affetto

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    1. Caro Eddy, mi dispiace farti soffrire, però potremmo almeno condividere questo sentimento; soffro anche io a vivere nella crisi della sinistra italiana, che è dentro e fuori il Pd, come ci ricorda anche l'ultima elezione. Magari bastasse uno strappo per risolvere il problema della sinistra, che ha invece radici storiche, culturali e sociali, proprio come ci insegni tu, insieme ad altri maestri. Nel tempo della crisi per me vale intanto l'insegnamento ricevuto in gioventù; bisogna lavorare sui grandi agglomerati piuttosto che sui piccoli gruppi. Ti abbraccio forte.

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  14. Certo leggere che si dovrebbe votare si, buttando a mare la costituzione, solo per salvare un partito, rende perfettamente l'idea di cosa sia, o sia sempre stato, il PD. Spiace veder come persone, quale è Walter Tocci, siano ancorate ad una speranza che fin dall'inizio sarebbe dovuta apparire quale è veramente: speranza vana.

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  15. "Oggi il PD è la forza che può cambiare l’Italia, influire sull’indirizzo europeo e contribuire alla pace nel mondo".La pace nel mondo niente di meno. Ma mi faccia il piacere !!! Ma quando la smetterà, Tocci di scrivere stronzate come queste. Quando la smetterà di usare argomenti insulsi per regolare i suoi conti con Fabrizio Barca. I circoli del Pd a Roma sono
    delle cloache altro che militanti. In buona sostanza quando la smetterà di scrivere cazzate !

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    1. Sono veramente ammirato per la sua resistenza, Lei è arrivato a leggere fino alla conclusione del testo. Di solito, io lascio perdere ai primi capoversi quando leggo stronzate, però il suo testo è breve. Le rispondo solo per chiarire ai miei lettori e non farle passare la battuta velenosa sui circoli. Fabrizio Barca è un caro amico e una delle personalità politiche che stimo di più. Ho apprezzato pubblicamente il suo studio e la fantastica equipe che lo ha elaborato. Costituisce il primo esempio in Italia di valutazione delle forme politiche e avrà sicuramente proficui sviluppi scientifici. Non ho mai condiviso, invece, l'uso che ne ha fatto il PD. Ciò che si vede nei circoli sono evidentemente gli effetti, ma le cause vanno ricercate nelle strutture notabilari di livello cittadino. Queste non sono state rimosse, ma sono stati messi all'indice i circoli, dando l'impressione che fossero tutti uguali. Così dice Ayroldi, infatti, ma è esattamente il contrario dell'analisi di Barca. Alla fine è passato un messaggio sbagliato e denigratorio che ha scoraggiato molti militanti impegnati generosamente nell'azione politica. Si è oscurata una semplice verità: il PD è l'unico partito a mantenere un'ampia rete di volontariato politico orientata alla cura dell'interesse pubblico. Ai miei lettori consiglio di portare le loro critiche e le proposte nei circoli; troveranno spesso ascolto e condivisione

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    2. Walterho due considerazioni da fare sulla tua risposta. (1) A me sembra che il renzismo, che si è impossessato del partito di Renzi, non abbia più alcun legame con la sinistra da cui proviene, cioè a quella sinistra novecentesca che ha trocato il suo momento più alto nel PCI. Ideologia, stratwgia e politiche ne fanno - ripeto - il rischio mahhiore per la democrazia in Italia. (2) Credo che oggi la sinistra novecentasca debba essere del tutto superata, perchè è del tutto modificata, nelle cose e nelle coscienze, la realtà sociale di riferimento. Per cavarmela con una frase (ma credo che ci capiamo) ieri gli sfruttati erano i lavoratori nelle fabbriche e nei campi in quelle parti del mondo nelle quali si era affermato il modo capitalistico di produzione. Oggi lo sfruttamento operano nella nuova incarnazione del proteiforme capitalismoagisce sulla quasi totalità degli abitanti del mondo.Quali sono i principi, i valori, e gli altri elementi della sinistra novecentesca che meritano di essere reincaenati in una forza che combatta lo sfruttamento di oggi? That's the question. E le forme dei vecchi strumenti della sinistra sono oggi diventate inservibili incrostazioni di cui occorre liberarsi. Del resto, come ci dicono in modo inequivocabile i risultati elettoralioltre la metà degli anenti diritto al voto non vota più per quei cagusci ormai vuoti. Il futuro è altrove

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  16. Ha apprezzato lo studio talmente tanto da non condividerne le conclusioni.​ Un classico contorcimento dialettico. Senza contare il fatto notorio sia a livello giudiziario, sociologico, politologico che il fenomeno andrebbe indagato esattamente all'incontrario. E' notorio che le infiltrazioni mafiose, paramafiose partono dal basso caro Tocci. Cosa sia "notabilato" poi non si è capito. Io ad esempio, in quella classificazione la includerei a pieno titolo.
    Sempre restando a livello cittadino infine faccio menzione solo per citare uno tra i numerosi casi che il PD produce quotidianamente e che dà conto di cosa sia la famigerata generosa militanza: durante le solite primarie, prodi militanti dei circoli svuotavano sacchi di schede nelle urne per taroccare l'affluenza.
    Allora Tocci, per favore faccia uno sforzo che ce la può ancora fare:
    1) Si tolga il prosciutto dagli occhi ;
    2) Prima di pensare alla pace nel mondo provi a fare pace con il cervello. Ce la può fare.
    Ci provi almeno.

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    1. Caro Vito Antonio
      Walter Tocci non ha certo bisogno delle mie difese, ma voglio dirLe la mia: se queste sono le obbiezioni é molto meglio un cervello che cerca pace con se stesso cercando di capire e volendo risolvere i problemi piuttosto di un cervello che magari si é spento

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    2. Caro Vito Antonio
      Walter Tocci non ha certo bisogno delle mie difese, ma voglio dirLe la mia: se queste sono le obbiezioni é molto meglio un cervello che cerca pace con se stesso cercando di capire e volendo risolvere i problemi piuttosto di un cervello che magari si é spento

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    3. Gentile Giorgio, mi sento in tutta sincerità di confortarla: stia sereno, quel cervello la sua pace l'ha trovata da un bel pezzo adagiata tra gli alibi delle analisi retrospettive senza alcuna prospettiva. E' beato e contento tra quelli che... noi almeno eravamo onesti. Tocci & soci hanno governato la la città di Roma per tre lustri contribuendo in massima parte al suo degrado; Alemmanno ha dato solo il colpo di grazia, però, loro, erano onesti. Organizzavano i concerti di pensionati come Garfunkel, facevano le notti bianche e le case del jazz e i festival del cinema. Ah no, aspetti, dimenticavo vanto di tutti i vanti. Qualche accademico appassionato è riuscito a scriverci pure un libro sulle mitiche linee express. Cioè tre amministrazioni e hanno fatto le linee express, hanno fatto. Mica ciufoli. Contenti voi. E mi si viene ancora a parlare di generosa militanza e pace nel mondo. Tre quarti dei componenti della direzione del PD che applaundono un guitto di cartone non sarebbero stati degni di allecciare le scarpe di Enrico Berlinguer. E naturalmente come non appuntarsi la coccarda del sindaco di Riace per ignorare tutto il resto che macroscopicamente lo copre e sovrasta. C'è sempre una foglia di fico dietro cui nascondere il corpaccione di questa supercosca che ormai è diventato il PD. Questo genera di retorica falsa, ingannatrice, mistificatrice è veramente insopportabile. Un partito del 30% che una volta promuoveva la questione morale muore tra scandali e corruzione e cosa si offre alla riflessione ? Il sindaco di Riace. Delle due l'una o si è tonti o si è Tocci. Tertium non datur.

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    4. Caro Vito Antonio
      Tocci & soci avevano una visione della città, hanno realizzato in gran parte il risanamento delle aziende pubbliche di Roma, hanno avuto il coraggio di difendere le loro idee in mezzo alla gente (si ricorda Viale Libia, Viale Eritrea, Viale Regina Margherita, si ricorda le corsie preferenziali, le linee tramviarie ripristinate, quelle nuove, si ricorda le piazze e le borgate risanate). Certo anche errori, ci mancherebbe. Lo ztesso Berlinguer, che amo, ne ha fatti. Quindi o si è tonti, o si é Tocci o si cerca di capire cercando di contribuire ad una riflessisone che dovrebbe riguardare tutti (tertium datur). Non sono più iscritto al Pd, però mi sembra che il concetto di supercosca si addica a qualcos'altro o forse anche a qualcun altro.

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    5. Guardi, contento Lei ... cosa vuole che le dica: c'aveva le visioni, Tocci. Mettiamola così allora: ce lo siamo meritato Walter Tocci. Ora se il concetto di supercosca non le piace eppure è quanto di più vicino si generebbe ad es. votando Si ad una riforma che concede chissà perchè l'immunità parlamentare ai consiglieri regionali, cioè al peggio che il ceto politico abbia saputo esprimere negli ultimi 15 anni, dicevo se non gradisce il concetto chiamiamole camarille raccolte attorno ad un guappo di cartone per me è indifferente. La politica i politici fanno un uso insensato e sguaito delle metafore. Adesso va di moda quella del PD come guscio vuoto. Non so chi le inventi ste frescacce e perché ma il PD è l'esatto contrario di un guscio vuoto, per chi lo scala, come dice Renzi, è la gallina dalle uova d'oro. Insomma il risultato di parlar per metafore è che alla fine si riescono a dire in modo convincente so
      lenni vaccate. Questo per esempio a Tocci riesce bene.
      v.

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    6. Poi smetto. Tra galline e vacca(te) le auguro una buona domenica campagnola. Stia però attento ai contadini

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  17. Caro Walter, mi complimento per la tua analisi, tanto lucida, quanto efficace.

    Allo stesso tempo, sono preoccupato dell'atteggiamento di sostanziale rinvio e minimizzazione dell'attuale Gruppo dirigente del PD, romano in particolare, che non mi sembra finora abbia compreso la situazione e la necessità di un ampio confronto per poter individuare una o più ipotesi di sviluppo per la nostra città.
    Lamento questa mancanza e/o totale sottovalutazione della necessità di una nuova progettualità politica per una sinistra, degna di questo. Una sinistra che abbia l'ambizione che hanno già avuto i nostri Padri in situazioni, forse, ben più difficili di quelle attuali. L'ambizione, ad esempio, di guidare e promuovere un nuovo sviluppo di Roma e per tutto il Mediterraneo, riproponendo di nuovo la centralità della nostra capitale, non come gloria antica, ma come promotrice di nuove idee politiche di sviluppo e cooperazione fra i popoli. Perdonami Walter, ma non lottare oggi per questo e far raggiungere questo ruolo a Roma, è colpevole ed imperdonabile, perché lo dobbiamo ai nostri padri, alla nostra storia e al futuro dei nostri figli. Un abbraccio Fausto Testaguzza.

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