Il CRS ha organizzato un impegnativo convegno sull'opera di Mario Tronti. Di seguito potete leggere il mio intervento.
La democrazia è divenuta un regime totalitario, fondato sulla servitù volontaria che è introiettata nell’animo delle persone. “A noi è concessa libertà di pensiero ma non un pensiero di libertà” (Dello Spirito Libero, p. 43).
È lo stesso Tronti a definirlo il suo discorso più difficile, “il più aspro, il più respingente, il più improponibile”, nell’ultimo libro Il proprio tempo appreso col pensiero (p. 92).
La difficoltà non è tecnica né linguistica, ma è di carattere spirituale: consiste nel caricarsi sulle spalle l’indicibile. È la stessa difficoltà espressa sottovoce dagli apostoli nel Vangelo di Giovanni (6, 60-3): "Questo linguaggio è duro, chi può intenderlo?" E Gesù, sapendo in cuor suo che i discepoli mormoravano disse loro: "Questo vi scandalizza? E se vedeste il figlio dell'uomo salire dove era prima? È lo spirito che dà la vita".
Il nostro maestro risponde alla difficoltà spirituale con una decisione esistenziale: “.. mi carico sulle spalle l’indicibile.. non ho nulla da perdere e nulla da guadagnare. Tanto vale giocare a viso aperto quest’ultima partita” (p. 92). In un guizzo di spontaneità svela la tensione interiore tra il pensare e il sentire, quel sentire “che cerco di razionalmente di contenere, con la tentazione quotidiana di emotivamente abbandonarmi ad esso” (p. 82). E aggiunge che non vuole convincere nessuno (p. 68), dismettendo così le vesti del pensatore sempre proteso al compito politico. In un colloquio personale mi confessò che avrebbe voluto essere un dirigente del Partito Comunista Italiano.
La decisione esistenziale supera il vecchio motto, "pensare estremo e agire accorto", ripreso pochi giorni fa come titolo dell’incontro al Senato. La radicalità non ha più bisogno della “dissimulazione onesta” dell’amatissimo Torquato Accetto. Qui, credo si debba ricercare il senso della definizione di “libro postumo”, scritta poche ore prima della morte in quelle righe struggenti, ora pubblicate come esergo.
A un libro postumo si risponde con una critica postuma, dicendo oggi anche ciò che non abbiamo potuto o saputo dirgli quando era in vita. La libertà di pensiero che ha preso per sé, forse la consegna a noi discepoli increduli della sua parola, come gli apostoli.
La costellazione tra questi tre elementi - difficoltà spirituale, decisione esistenziale e libro postumo - orienta nuovi possibili sentieri della critica trontiana. Già li percorre questo convegno e il cammino proseguirà ad opera della nuova generazione di studiosi ai quali, proprio in questa occasione, la mia generazione consegna il testimone.