Non ho votato la fiducia sul decreto economico quest'oggi in Senato, perché trovo che violi alcuni elementari principi istituzionali. Si può apprezzare o meno la nuova legge sui voucher, ma è inaccettabile l'inganno che ha sottratto alla Corte di Cassazione la valutazione delle nuove norme prima della cancellazione del referendum. Non era mai accaduto prima nella storia repubblicana.
È inaccettabile che il ministro Franceschini si faccia approvare una legge retroattiva per coprire l'errore giuridico che ha commesso riguardo ai direttori dei musei, anche se sono condivisibili le nomine internazionali.
È inaccettabile lo stravolgimento delle regole urbanistiche per consentire ai costruttori degli stadi di ottenere le varianti riducendo i controlli dei Consigli comunali e dei cittadini, come se si volesse fare un favore alla sindaca Raggi.
È inaccettabile che si riscrivano le regole fondamentali del trasporto pubblico locale senza dare la possibilità alla Commissione Trasporti del Senato di esprimere il parere.
È inaccettabile che in un provvedimento di rigore della spesa pubblica appaiano contributi ad personam, ad esempio per il teatro Eliseo, senza neppure ricorrere a bandi pubblici.
È inaccettabile che con il voto di fiducia si costringa il Senato ad approvare in una settimana un provvedimento calderone di circa trecento pagine, contenenti misure spesso estranee alla politica economica e prive dei requisiti di necessità e urgenza, in evidente contrasto con la Costituzione.
È inaccettabile che tutto ciò sia imposto con la fiducia senza neppure consentire ai senatori del Pd una discussione all'interno del Gruppo. Eppure il Senato non è stato cancellato nel referendum del 4 dicembre.
Al di là dei singoli contenuti mi preoccupa lo stravolgimento delle regole. C'è stato l'assalto all'ultima diligenza temendo che finisse la legislatura. Per fini politici si è fatto strame delle regole. Sono sconcertato di fronte alla caduta dei freni inibitori che impedivano di aggirare i principi istituzionali. Se questi strappi fossero venuti da Berlusconi avremmo condotto una dura opposizione nelle assemblee elettive. Non è serio dimenticarlo ora che siamo al governo. Quando nel ventennio sono state messe a rischio le garanzie istituzionali il centrosinistra ha saputo difenderle. Se ora venisse meno il suo bastione, la crisi dello Stato si aggraverebbe.
Spero non accada e che si tratti solo di una manovra economica scritta molto male.
Senza dubbio lo stravolgimento delle regole è un pessimo segnale per la democrazia. In genere si sottovaluta quando si inizia a farlo nei circuiti interni...
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